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Emilia-Romagna: nasce la Rete oncologica ed emato-oncologica regionale

di Alessandra Ferretti

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24 Esclusivo per Sanità24

“Applicare i temi della sanità territoriale contenuti nel DM77 alla nostra lotta contro il cancro”. Così la Regione Emilia-Romagna sancisce la nascita della Rete Oncologica ed Emato-oncologica regionale, voluta per “assicurare la migliore qualità e appropriatezza delle cure per il paziente in un percorso assistenziale efficace e sicuro che integra l’ospedale e il territorio”.
Approvate dalla Giunta il 27 dicembre e presentate oggi, le Linee di indirizzo del documento definiscono le caratteristiche generali della rete secondo il modello del Comprehensive Cancer Care Network ovvero la rete gestita e coordinata dall’istituzione regionale che include tutte le strutture presenti nel territorio. Tale modello garantisce, nel rispetto delle autonomie locali, la maggiore uniformità possibile in termini di accesso, gestione clinica, governance e monitoraggio dei dati ai fini sia clinici sia di ricerca. Il vantaggio per i cittadini è avere garantite l’alta qualità dei servizi e un’assistenza appropriata con eguale accesso in tutti i punti della regione.
Come ha spiegato il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, “la sanità pubblica che vogliamo e su cui continuiamo a investire è quella legata al territorio, che si prende cura di tutti senza lasciare indietro nessuno, e lo fa con servizi, terapie e assistenza sempre più innovativi e a misura del cittadino. Con la Rete Oncologica ed Emato-oncologica regionale l’Emilia-Romagna guarda al presente e al futuro, con l’obiettivo di portare sempre di più i servizi direttamente nelle comunità locali, in linea anche con il modello di medicina territoriale definito nel PNRR, che in diversi aspetti si ispira alla nostra regione, come nel caso della Case della salute”.
Nata come azione di governo clinico ovvero di lavoro svolto dalle istituzioni insieme con i professionisti, la rete emiliano-romagnola nasce in una realtà in cui sono già presenti Oncologie ed Emato-oncologie strutturate e organizzate che, come tali, non solo semplificano il processo di costruzione della rete ed il suo funzionamento, ma permettono di dare valore a tutte le strutture che operano nel settore.
Due le azioni particolarmente innovative della Rete. Le ha spiegate l’assessore alle Politiche per la salute, Raffaele Donini. “Anzitutto, abbiamo deciso di trattare in maniera univoca la parte oncologica ed emato-oncologica per dare ancora più coesione ad un percorso che, sia per il paziente oncologico che ematologico, sarà il medesimo. In secondo luogo, abbiamo voluto coinvolgere il territorio nella cura e nell’assistenza dei pazienti oncologici, azione che rende operativo il modello di cure inclusivo, equo e sostenibile previsto dal DM 77/2022. E su questo partiamo avvantaggiati, poiché il modello si cala all’interno di un’organizzazione territoriale già molto avanzata con 130 Case di comunità, alcune delle quali, scelte dalle aziende di appartenenza a seconda di criteri definiti, saranno dotate di ambulatori oncologici. Questi ambulatori potranno gestire a livello territoriale una prima parte diagnostica (esami di primo livello), una parte terapeutica (chemio/ immunoterapia orale) e il follow up”.
Tre sono i livelli operativi del modello. Primo, centri di I livello ovvero strutture organizzate che erogano prestazioni oncologiche ed emato-oncologiche in prossimità, in linea con i programmi e gli indirizzi definiti nella normativa nazionale, regionale e locale (ad esempio Ospedali di comunità e Case di comunità). Secondo, Centri di II livello ovvero ospedali distrettuali in grado di assicurare prestazioni diagnostiche, terapeutiche e assistenziali oncologiche ed emato-oncologiche. Terzo, centri di III livello ovvero ospedali polispecialistici in cui sono presenti tutte le competenze specialistiche ad interesse oncologico ed emato-oncologico, le dotazioni tecnologiche a elevata complessità insieme a programmi di formazione continua e di ricerca.
Al Coordinamento regionale di rete oncologica ed emato-oncologica vengono attribuite funzioni strategiche, tecnico-scientifiche e di promozione della ricerca e dell’innovazione.
In Emilia-Romagna, la sopravvivenza a 5 anni per le principali sedi tumorali e per tutti gli stadi di malattia si attesta rispettivamente al 60% nei maschi e al 66,5% nelle femmine. In base ai dati fino ad oggi disponibili, l’Emilia-Romagna è tra le regioni italiane con la migliore sopravvivenza a 5 anni per il tumore della mammella (89%), del colon-retto (69%) e del polmone (18%).
Nella regione l’adesione agli screening è tornata ai livelli pre-pandemia. Al 1 gennaio 2023 le persone delle rispettive fasce di età che hanno eseguito il test nei tempi raccomandati sono il 71% della popolazione target femminile per lo screening mammario, il 65% per lo screening della cervice uterina, il 53% per lo screening colorettale.


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