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Attacco al cuore delle dipendenze, al Gemelli nasce il Centro CePID

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Un centro per trattare tutte le dipendenze, da quelle comportamentali a quelle da uso di sostanze. Si chiama CePID (Centro psichiatrico integrato di ricerca, prevenzione e cura delle Dipendenze) ed è stato inaugurato oggi al Policlinico Universitario A. Gemelli Irccs, con la benedizione impartita dall’Assistente Ecclesiastico Generale dell’Università Cattolica SE Monsignor Claudio Giuliodori, alla presenza del Rettore dell’Università Cattolica, professor Franco Anelli, del Direttore Generale della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, professor Marco Elefanti, e del Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia della Cattolica, professor Antonio Gasbarrini.
La squadra del CePID, coordinato dal dottor Marco Di Nicola, sarà composta da medici psichiatri e psicologi con un’esperienza specifica nell’ambito dell’addiction. L’acquisizione a breve della strumentazione per la stimolazione magnetica transcranica (TMS) permetterà di integrare la psicoeducazione, gli interventi riabilitativi individuali e di gruppo e la farmacoterapia specifica con tecniche di neuromodulazione. Le attività assistenziali si affiancheranno a quelle di ricerca, per migliorare la comprensione dei meccanismi neurobiologici e psicopatologici implicati nella patogenesi delle dipendenze e, soprattutto, per impostare terapie maggiormente personalizzate. L’apertura del centro mira a facilitare l’accesso alle cure per problematiche di dipendenza, riservando degli spazi dedicati a tale tipologia di pazienti e garantendo prestazioni nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale nei regimi assistenziali ambulatoriale e di Day-Hospital (dal lunedì al venerdì, contattando lo 06/30154122). Il CePID si farà, inoltre, promotore di attività di informazione sul campo (presso le scuole, ma anche nelle sale da gioco) per parlare di dipendenze al pubblico.
Il nuovo centro è stato realizzato anche grazie al contributo non condizionante di Fondazione Lottomatica.
«Per Fondazione Lottomatica e per tutti noi questa è una giornata molto importante - commenta il Presidente Riccardo Capecchi -. Oggi non solo inauguriamo un centro d’avanguardia di diagnosi e cura contro tutte le dipendenze, ma lo facciamo insieme a un’assoluta eccellenza della sanità nazionale e internazionale come il Policlinico Agostino Gemelli, che ringraziamo e con cui siamo entusiasti di aver siglato questa partnership. La salute rappresenta uno dei temi fondamentali su cui si concentrano le attività della Fondazione. Una sfida che richiede massimo impegno, passione e senso di responsabilità verso la comunità».
«Il CePID – ricorda il professor Gabriele Sani, Direttore della Uoc di Psichiatria Clinica e d’Urgenza della Fondazione Policlinico Gemelli e Ordinario di Psichiatria presso l’Università Cattolica – si inserisce nella lunga tradizione assistenziale che la Uoc di Psichiatria ha portato avanti nel campo delle dipendenze fin dagli anni ’90. Problematiche che al Gemelli sono state sempre affrontate con un approccio fondato sulla consapevolezza che, al di là delle differenti manifestazioni cliniche, vi fosse un sottostante meccanismo psicopatologico e neurofisiologico, se non unico, quanto meno con molti punti di convergenza. Ciò significa che è necessario non tanto focalizzarsi su una specifica dipendenza quanto, piuttosto, sul processo alla base delle dipendenze. Trattandosi di disturbi multifasici, progressivi e tendenti alla cronicità, le dipendenze richiedono infatti un modello di cura, più che di guarigione».
Le dipendenze del terzo millennio. Oltre a tassi di incidenza e prevalenza elevati, e pressoché costanti negli anni, di tabagismo e disturbi da uso di alcol, cocaina e tetraidrocannabinolo (THC) - attualmente la sostanza illecita più assunta in Italia e in Europa – a oggi bisogna confrontarsi anche con le "nuove" dipendenze comportamentali. «Siamo stati i primi in Italia – ricorda il professor Sani - circa 10 anni fa, ad aprire un ambulatorio dedicato all’uso problematico di Internet, diretto dal professor Federico Tonioni».
«Si può parlare di "dipendenza" – spiega il dottor Marco Di Nicola, coordinatore del CePID - quando una condotta, che sia l’uso di una sostanza o un comportamento problematico, induce fenomeni di neuro-adattamento quali tolleranza e astinenza, con reiterazione e incremento progressivi che conducono alla perdita di controllo e alla compromissione funzionale. Non vanno trascurati, inoltre, quei ‘comportamenti a rischio’ – prosegue il dottor Di Nicola – talora preliminari all’instaurarsi di una dipendenza conclamata e che, spesso, possono associarsi a condotte pericolose (quali guida in stato di ebbrezza, agiti impulsivi o episodi di aggressività in seguito all’assunzione di alcol e sostanze)».
«Le dipendenze – afferma il professor Sani - sono di per sé dei disturbi psichici e, frequentemente, si presentano in associazione ad altre problematiche psichiatriche (disturbi dell’umore, di personalità, d’ansia). Ed il nostro è appunto un centro integrato che riconosce il ruolo primario dello psichiatra, il quale può rilevare, attraverso una diagnosi accurata, come l’addiction possa rappresentare la punta dell’iceberg di un problema più articolato e profondo».
L’identikit del soggetto affetto da dipendenza. Nel nostro cervello ci sono strutture coinvolte nella percezione del piacere e altre nel controllo inibitorio o razionale. «È importante sapere – chiarisce il professor Sani - che negli adolescenti le strutture del piacere si sviluppano prima delle aree deputate al controllo, spiegando perché l’adolescente sia costituzionalmente più curioso, sperimentatore o, a volte, "avventato". Tali aspetti neurobiologici possono sommarsi a caratteristiche psicologiche e a tratti psicopatologici individuali e determinare un substrato di vulnerabilità che può favorire lo sviluppo di una qualunque forma di dipendenza. Tra i fattori psicopatologici più studiati figurano l’impulsività, la ricerca delle novità o delle sensazioni forti, gli stati dissociativi, la disregolazione emotiva, la tendenza all’automedicazione. Qualunque dipendenza, infatti, sia da sostanze che comportamentale, può rappresentare un tentativo di autoterapia per gestire determinate difficoltà personali».
Dipendenze comportamentali. Nelle dipendenze comportamentali è una condotta discontrollata a compromettere il funzionamento della persona con significative ripercussioni in ambito scolastico (ad esempio giocare ai videogiochi molte ore in un giorno di scuola, magari di notte invertendo il ritmo sonno-veglia) o lavorativo, così come sul piano socio-relazionale e familiare, o di indebitamento laddove ci sia anche un’esposizione economica. «La caratteristica primaria delle dipendenze comportamentali – spiega il dottor Di Nicola - è di non riuscire a resistere all’impulso a mettere in atto una condotta nonostante possa risultare dannosa per sé o per gli altri. Ogni dipendenza comportamentali reiterandosi e complicandosi nel tempo può, in definitiva, interferire con il funzionamento in svariati ambiti». Alcune esperienze possono indurre gratificazione nel breve termine e questo, a sua volta, può contribuire a rafforzare il comportamento e a renderlo persistente, nonostante la consapevolezza delle conseguenze avverse che ne derivano. Sono esempi di dipendenze comportamentali il gioco d’azzardo patologico, l’internet gaming disorder, la dipendenza affettiva, il workaholism, gli acquisti compulsivi, la physical exercise addiction.
Disturbo da uso di sostanze. Fa riferimento a 10 classi distinte di sostanze psicotrope, da quelle più comunemente diffuse (alcol, caffeina, tabacco), alla cannabis, agli stimolanti (cocaina, anfetamine), ai sedativo-ipnotici/ansiolitici, per approdare a oppioidi, allucinogeni e inalanti. Tra le sostanze sintetiche più utilizzate figurano ancora l’ecstasy e le anfetamine, seppur con nuove declinazioni come la pink cocaine, un’anfetamina sintetica.
Le dipendenze emergenti. Tra le dipendenze emergenti, non ancora riconosciute come entità nosologiche, rientrano per lo più quelle comportamentali quali il workaholism, la dipendenza da esercizio fisico, lo shopping compulsivo e la sex addiction. C’è poi la cosiddetta ‘nomofobia’ (‘no mobile fobia’, cioè la paura di rimanere senza cellulare), una situazione in bilico tra iperconnessione e dipendenza. «Non solo i ragazzi – riflette il professor Sani - ma anche noi adulti facciamo un utilizzo eccessivo di questi device. Impiego che diventa problematico se avviene in contesti inappropriati (a scuola o al lavoro) o se ha ripercussioni sul piano fisico (ad esempio sul sonno)».
I numeri delle dipendenze in Italia. È l’alcol la sostanza maggiormente utilizzata dalla popolazione e 830.000 sono i maggiorenni che ne fanno un uso dannoso, pertanto inquadrabili nell’ambito di un disturbo da uso di alcol. Molto più elevata è la prevalenza dei consumatori a rischio nel nostro Paese che, nel 2020, erano 8,6 milioni a partire dagli 11 anni d’età, con un picco di binge drinkers in età adolescenziale (16-17 anni) e giovane-adulta. Tra le sostanze illecite, la cannabis figura come la più diffusa sia tra i giovani (soprattutto studenti di 15-19 anni) sia tra gli adulti. In relazione al gioco d’azzardo, le stime ufficiali sulla popolazione adulta (risalenti, tuttavia, al 2018), evidenziano un 3% di giocatori problematici.


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