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Anelli (Fnomceo): "Bene documento Regioni sulla violenza contro le donne, emergenza di sanità pubblica"

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“Apprezziamo il documento approvato oggi dalla Conferenza delle Regioni per la prevenzione della violenza sulle donne e domestica. Come medici, abbiamo il dovere deontologico, sancito dall’articolo 32 del Codice, di tutelare le vittime di qualsiasi abuso o violenza. Concordiamo con il Presidente Fedriga: l’aumento dei femminicidi è un fallimento collettivo. E, aggiungiamo, l’aumento delle violenze domestiche e contro le donne costituisce un’emergenza di sanità pubblica che va prevenuta e controllata con strumenti adeguati”. Lo afferma il presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, Filippo Anelli. Che aggiunge: “È per questo che abbiamo istituito un Gruppo di lavoro ad hoc dedicato a queste tematiche, coordinata da Maria Assunta Ceccagnoli, che si riunirà il prossimo 16 marzo. Tra le iniziative previste, un corso di formazione che aiuti i medici a riconoscere i segni della violenza domestica”.
“Sull’autonomia differenziata – continua - il dibattito tra le Regioni che ha preceduto il parere favorevole della Conferenza Unificata evidenzia alcune perplessità sull’attuazione del progetto. Credo che il vero tema sia colmare le disuguaglianze che la sanità delle Regioni in questi vent’anni non è riuscita a realizzare”.
“Condividiamo e sosteniamo – conclude Anelli - il pensiero del Ministro Orazio Schillaci, che rivendica un ruolo più incisivo del Ministero della Salute, al fine di garantire gli stessi diritti a tutti gli italiani. Nelle more e nell’auspicio che si ritrovi unità di intenti su un tema oggi ancora divisivo, invitiamo le Regioni e il Governo a individuare risorse con le quali il Ministero della Salute potrà realizzare progetti che servano a garantire una maggiore equità nell’accesso alle cure in tutte quelle Regioni ove gli indicatori di salute sono più bassi. L’obiettivo comune sul quale focalizzarsi è infatti la tutela della salute e l’uguaglianza, equità e universalità del nostro Servizio sanitario nazionale, quale elemento di coesione sociale”.


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