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Settore farmaceutico, strategica leva di sviluppo per l'economia e la salute del Paese

di Fabrizio Greco *

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24 Esclusivo per Sanità24

Gli investimenti pharma in R&S, nel mondo, cresceranno del 25% tra il 2020 e il 2026, ammontando complessivamente a 1.500 miliardi di dollari. L’Italia, tra le prime in Europa nella produzione di farmaci, con Francia e Germania, può diventare leader anche nella ricerca e sviluppo, attraendo più risorse con misure che migliorino la governance della spesa, l’accesso all’innovazione e il rispetto della tutela brevettuale.
L’obiettivo del Governo dovrebbe essere quello di creare un ecosistema favorevole e aumentare la spesa pubblica per rendere l’Italia un Paese più attrattivo per gli investimenti in R&S da parte dell’industria farmaceutica globale. Se è vero che il Governo si è impegnato a lavorare per la crescita del settore, anche eliminando i tetti di spesa, il primo passo è quello di dare segnali concreti nella prossima legge di Bilancio che veda l’allocazione di adeguate risorse sulla farmaceutica, utilizzando anche le flessibilità economiche previste dal Pnrr. Inoltre, sarebbe opportuno rivedere alcuni aspetti più tecnici relativi al payback, che portano da una parte al sottoutilizzo dei fondi per la farmaceutica per un importo di circa 5,5 miliardi e dall’altra a richiedere alle aziende ripiani per gli stessi importi.
In Italia abbiamo il 20% di risorse in meno dedicate alla farmaceutica rispetto ai principali Paesi europei. Negli ultimi 8 anni abbiamo speso in media ogni anno 1,8 miliardi di euro in più di quanto stanziato, generando richieste di payback e relativi contenziosi e questo trend deve assolutamente cessare. La competitività del Paese Italia è minata dalla scarsità di risorse destinate alla farmaceutica, per esempio per il 2021 l’industria prevede che a fine anno mancheranno ancora circa due miliardi.
Accanto al sottofinanziamento strutturale della spesa per acquisti diretti, solo in parte ridotto dalla creazione dei fondi per i farmaci innovativi e dalla revisione dei tetti di spesa introdotta con la Legge di Bilancio 2021, possiamo evidenziare limiti strutturali rappresentati dal processo di approvazione di nuovi farmaci. Infatti, questi, quando approvati a livello Ema, vengono messi a disposizione dei pazienti italiani diversi mesi in quanto all’approvazione da parte di Aifa (che richiede 418 giorni in media), si sommano i successivi passaggi burocratici a livello delle regioni e di singole strutture ospedaliere. Ciò determina, tra l’altro, un minor utilizzo dei nuovi farmaci pari ad un -19% in Italia verso la media dei grandi paesi europei, in termini pro capite.
A ridurre l’attrattività del nostro Paese, inoltre, va ricordato il ricorso allo strumento dell’equivalenza terapeutica che consente di mettere in gara tra loro farmaci aventi principi attivi diversi, spesso, tra l’altro, coperti da tutela brevettuale. Questo meccanismo, oltre alle sue ricadute negative sulla tutela brevettuale, può rappresentare un grave limite nella scelta della terapia da parte del medico e quindi limitare l’accesso alla cura per i pazienti.
La pandemia ha accresciuto notevolmente la consapevolezza delle istituzioni italiane sull’importanza strategica del settore farmaceutico per il nostro Paese. Un passo in avanti è stato recentemente compiuto in favore della sua crescita grazie all’approvazione in Commissione Bilancio dell’emendamento proposto dall’On. Beatrice Lorenzin che unifica i fondi per i farmaci innovativi oncologici e non oncologici assegnati ogni anno dallo Stato. È necessario, tuttavia, non fermarsi e, come l’On. Lorenzin ha fatto più volte notare, è essenziale aumentare nel suo complesso il fondo farmaceutico e in particolare attivare un meccanismo di adeguamento periodico rispetto ai processi autorizzatori delle molte nuove molecole altamente innovative in arrivo nei prossimi tre anni.
Per cogliere queste opportunità di crescita occorre tradurre questi buoni propositi in misure in grado di migliorare l’attuale governance della farmaceutica. Se la ricerca ci dà sempre nuove e straordinarie opportunità terapeutiche per i nostri pazienti, allora il sistema salute deve essere in grado di renderle realmente accessibili su tutto il territorio in tempi rapidi e senza disparità.

* Presidente dell’Italian American Pharmaceutical Group (Iapg)


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