Dal governo

Specializzazioni mediche: dal tavolo ex art. 22 spunta il doppio canale di «metà percorso»

di Rosanna Magnano

Percorso parallelo scuole-corsia per gli specializzandi ma solo a partire da metà strada. Sarebbe questo il tentativo di mediazione tra Miur e Regioni sul ddl delega ex articolo 22 del Patto per la salute (Gestione e sviluppo delle risorse umane del Servizio sanitario nazionale) che si è consumato durante l'incontro Governo-Regioni di questa mattina al ministero della Salute. Oggetto del contendere la riforma della formazione post lauream dei giovani medici. Tra le proposte del Governo - rappresentato dai Ministri della Salute Beatrice Lorenzin e dell'Istruzione, Università e Ricerca Stefania Giannini - quella che prevede la creazione, ferma restando la selezione nazionale degli specializzandi, di Reti Regionali di Formazione dei giovani medici, realizzata attraverso sia strutture universitarie che strutture ospedaliere, all'interno di specifiche convenzioni e con il presupposto di un meccanismo di accreditamento rigoroso.

Gli standard di formazione rimarrebbero comunque nazionali. I ministri Lorenzin e Giannini - fa sapere un comunicato della Salute - hanno condiviso un primo testo acquisendo i pareri dei rappresentanti regionali che verranno formalizzati in vista della prossima riunione del Tavolo prevista la prossima settimana per la stesura definitiva del provvedimento.

La riunione si è svolta con un aspro confronto Miur-Regioni e il ministero di Lungotevere Ripa a fare da «mediatore». Il punto di incontro si sarebbe trovato in un percorso non più «interamente» parallelo, tra Scuole di specializzazione da un lato e teaching hospital dall'altro, in cui il giovane medico potrebbe entrare subito dopo l'abilitazione (vecchia bozza). Nella nuova ipotesi sul tavolo, il doppio canale interverrebbe infatti solo a un certo punto del percorso (al secondo o al penultimo anno) previo bando (e quindi ulteriore concorso) indetto dalle Regioni sulla base delle proprie esigenze assistenziali.

Una volta selezionato, lo specializzando sarebbe inserito nel Ssn con fondi a carico delle Regioni, attraverso un contratto di formazione-lavoro, una formula quindi considerata più «solida» rispetto a un contratto di formazione (ma non c'è ancora chiarezza su questo aspetto) che dovrebbe anche consentire l'acquisizione di un punteggio aggiuntivo.

L'incontro si sarebbe concluso con la richiesta da parte della ministra della Salute Lorenzin di una riformulazione della proposta da parte delle Regioni, da discutere ed eventualmente approvare la prossima settimana.

Positiva la reazione dei Giovani medici del Sigm. «Bene che sia passato il concetto di Reti Regionali di Formazione dei giovani medici, che seguano un accreditamento rigoroso basato su standard nazionali, come proposto dalla nostra Associazione a tutti i livelli. Ma Ministeri e Regioni abbiano il coraggio di ricomprendere nelle reti integrate anche la formazione di medicina generale per allinearla agli standard Ue».

Per il Segretariato italiano giovani medici sarebbe valido anche il mantenimento del meccanismo di selezione su base nazionale. Ma il timore è sempre quello di arrivare a una differenziazione tra medici di serie A e di serie B e di ingolfare l'ingresso dei giovani camici bianchi nel mondo del lavoro: «esprimiamo forti perplessità in merito all'ipotesi di un inquadramento differenziato, negli ultimi anni di corso, riservato a un contingente limitato e variabile di medici in formazione, che andrebbe a carico delle Aziende Sanitarie del SSN, e quindi delle Regioni, selezionato attraverso specifici bandi di concorso. Il rischio è di incorrere nell'errore di riservare disparità di trattamento nella progressione di carriera. E' di fondamentale importanza inoltre evitare che tali ruoli siano parte integrante delle piante organiche, col rischio di saturarle e di non garantire adeguati sbocchi lavorativi alle giovani generazioni».

Le incertezze insomma sono ancora molte. «Resta ancora da chiarire - conclude la nota del Sigm - se il contribuito economico che offrono le Regioni possa essere tale da garantire, direttamente o indirettamente, un incremento significativo del contingente di contratti di formazione per ridurre il gap tra numero di laureati e sbocchi nel post lauream.
Proponiamo altresì che la legge delega definisca criteri e metodologia per la previsione e definizione dei fabbisogni su base regionale e nazionale.
Chiediamo di essere resi partecipi della discussione e del processo di definizione della legge delega».