Dal governo

Chiamparino: «Nessun taglio al Fondo sanitario nazionale, è un mancato aumento». Coro di no dai privati

L'intesa c'è, ma non del tutto. E così sui tagli da 4 mld decisi con la manovra 2015, oggi Governo e Regioni hanno deciso oggi di rinviare. «Il 31 gennaio non è una data perentoria», ha concordato il Governo. Se ne riparlerà, ma non troppo avanti. Formalmente il problema sembra essere la riduzione dei fondi (150 mln) al trasporto pubblico locale. Ma non è detto che anche sulla sanità non ci possano essere dei ripensamenti. «Per 4/5 siamo d'accordo» ha detto Sergio Chiamparino. E raggiunto in Transatlantico - dove si trovava come grande elettore per l'elezione del Presidente della Repubblica - alla domanda «Che fine fa il quinto della sanità?», il governatore ha riproposto la pillola indorata già spacciata nei giorni scorsi: «I due miliardi del Fondo sanitario nazionale non sono un taglio, sono un mancato aumento». Una «non risposta» utile forse da un punto di vista politico, ma che non spiega che fine farà l'idea di sanità che il Patto della salute sottende.

Resta dunque in naftalina anche la proposta che le Regioni hanno discusso con l'Economia perfino ieri sera. Prendere tempo, insomma, è stata la decisione. Anche perché lo stesso Governo avrebbe ammesso che la data del 31 gennaio fissata nella legge di stabilità per l'intesa, «non è perentoria». Oltre il 31, infatti, senza intesa si pensava che il Governo avrebbe potuto procedere autonomamente. Da non dimenticare l'appello arrivato ieri sera da Farmindustria contro i tagli, che colpirebbe l'industria farmaceutica per 750 mln. Come non va scordata la contrarietà della ministra Beatrice Lorenzin. E perfino la proposta dei nuovi Lea, sempre della Lorenzin, che costerebbero 470 mln in più, proprio mentre sono alle viste tagli miliardari al Fondo sanitario.

Insomma, partite ingarbugliate. La proposta elaborata dalle Regioni prevedeva in sostanza la rinuncia all'aumento del Fondo 2015 per 2 mld e anche a 500 mln (in conto capitale) per investimenti. Un altro mld riguarda il patto verticale incentivato con i comuni e 1-1,2 mld di uso dei fondi Fas per la spesa corrente.


A schierarsi contro i tagli intervengono i genericisti. «Se le misure di compensazione si concentreranno, come pare, sulla spesa farmaceutica - dice il presidente di AssoGenerici Enrique Häusermann - siamo di fronte alla riproposizione di una ricetta che ha già dimostrato di non produrre effetti durevoli. E' chiaro che alla fine di questo percorso c'è sempre il meccanismo del pay-back, nel quale è la filiera a pagare il superamento di tetti di spesa sempre meno realistici, ma questa dinamica sta diventando dirompente per il comparto. Vorrei ricordare che dal 2001 il prezzo dei farmaci in Italia è calato del 31% rispetto a una media dei principali paesi Ue di circa il 15%. C'è il rischio che si ripeta l'apologo dell'asino di Buridano che morì poco dopo aver finalmente imparato a non mangiare».

«Ci auguriamo - conclude Assogenerici - che, come auspicato anche dal Ministro della Salute, si vogliano finalmente affrontare altri nodi della spesa pubblica».

Il disco rosso dell'ospedalità privata. Le Regioni, per fornire il loro contributo di risparmio nella spesa pubblica richiesto dalla legge di stabilità 2015, mentre si preparano a rinunciare all'aumento del Fondo sanitario nazionale di 2 miliardi proposto dal Governo, chiedono un nuovo taglio di 350 milioni all'ospedalità privata accreditata. «La sanità privata accreditata - si legge in una nota dell'Aiop - assicura in Italia il 25% di tutti i ricoveri a carico del Ssn e assorbe soltanto il 15% della spesa ospedaliera. Mentre tutti gli altri Paesi europei si avvalgono sempre più degli operatori privati all'interno del servizio sanitario pubblico per ridurre i costi e aumentare la qualità, le Regioni italiane tentano di difendere le loro inefficienze per mantenere intatta la rendita politica che si è annidata nella sanità. È una proposta inaccettabile, perché ancora una volta fa ricadere sui cittadini il peso del risanamento dei conti pubblici, tagliando le prestazioni. In questo modo inoltre si continua ad evitare di affrontare il vero nodo nei conti della sanità: gli sprechi e le clientele diffuse nella gestione pubblica degli ospedali».

Aiop ha calcolato «che se la rete degli ospedali pubblici, gestiti dalle Regioni, a parità di prestazioni erogate, fosse capace di spendere il proprio denaro con la stessa efficienza del privato, si risparmierebbero almeno 6 miliardi di euro all'anno senza ridurre la quantità e la qualità delle prestazioni offerte al cittadino».


Federfarma: ridurre sprechi e inefficienze. La Federazione che rappresenta le farmacie private, auspica che il rinvio alla prossima settimana delle decisioni sui tagli da parte delle Regioni «permetta di individuare i settori sui quali le Regioni possono intervenire per ridurre sprechi e inefficienza, senza colpire ancora una volta la spesa farmaceutica. Ulteriori tagli al settore si ripercuoterebbero sull'assistenza farmaceutica, penalizzerebbero pesantemente i cittadini, riducendo la qualità del servizio offerto dalle farmacie, compromettendo il futuro degli operatori più deboli che, già oggi in grave difficoltà, faticosamente garantiscono la prossimità del servizio nei centri più piccoli».