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Vaccini, il faro dell’Antitrust con un’indagine conoscitiva

di Red.San.

L’Antitrust accende un faro sul pianeta dei vaccini. L’Authority garante della concorrenza ha deciso ieri di aviare un’indagine conoscitiva su un mercato da 322 mln l’anno e di avviare una consultazione aperta, con contributi da inviare entro 45 giorni. Sotto riflettori le caratteristiche delle dinamiche commerciali, l’eventuale esistenza di «criticità concorrenziali» e le efficienza e/o criticità delle procedure d’acquisto a evidenza pubblica.
L’indagine conoscitiva riguarda i vaccini a uso umano, spiega in un comunicato l’Antitrust. Aggiungendo che la decisione di avviare l’indagine nasce dalla «rilevanza dei vaccini in termini di spesa sanitaria a carico del Sistema sanitario nazionale», dal fatto che «l’approvvigionamento dei prodotti avviene tramite gare a evidenza pubblica» e dalla «circostanza che i prezzi di alcuni dei principali vaccini paiono in tendenziale aumento».
L'obiettivo sarà così di approfondire tre aspetti:
1. caratteristiche delle dinamiche commerciali relative ai vaccini per uso umano;
2. sussistenza di criticità concorrenziali nei mercati dei vaccini per uso umano, con specifico riferimento alla situazione italiana alla luce della normativa vigente e atti conseguenti (es. piano nazionale di prevenzione vaccinale);
3. efficienze e criticità delle procedure d’acquisto a evidenza pubblica dei vaccini per uso umano.

Si apre adesso una «consultazione aperta» («call for inputs») sui punti alla base dell'indagine conoscitiva avviata, con la possibilità d'inviare contributi all'indirizzo e-mail IC50@agcm.it entro i prossimi 45 giorni.

Le procedure d’acquisto. «Da informazioni preliminari assunte dall’Authority, si spiega nel provvedimento allegato al comunicato Antitrust, risulta le «procedure d'acquisto siano caratterizzate da un ricorso a gare sempre più centralizzate, svolte per via telematica con aggiudicazione al prezzo più basso, in linea con una tendenza ormai consolidata a livello nazionale, anche sulla base di specifici atti normativi, volta a ottenere guadagni di efficienza in termini di risparmio attraverso l'aggregazione della domanda pubblica». Tuttavia, si aggiunge, «salva tale disposizione di fondo, pare nondimeno persistente una frammentazione della domanda, fino a casi di acquisti ancora realizzati da singole aziende sanitarie locali: ne conseguirebbero differenziali di prezzo per medesimi prodotti anche rilevanti e, almeno a una prima sommaria analisi, non correlati alle quantità acquistate».
Prezzi in crescita
Per altro verso, prosegue il provvedimento, «in una prospettiva più generale di tipo industriale è riscontrabile nei vaccini di più recente introduzione la ricorrenza di livelli di prezzo in tendenziale crescita». Così «appare opportuno segnalare come ciascun vaccino destinato a una particolare patologia costituisca un prodotto non sostituibile con altri aventi differenti destinazioni d'uso». Per questo «sotto il profilo dell'analisi antitrust, ogni vaccino può costituire un distinto mercato del prodotto e un conseguente monopolio commerciale, il che nel caso dei vaccini plurivalenti e di quelli c.d. innovativi pare rappresentare la norma».
Rischi di monopolio
«Tenuto conto della natura biologica complessa dei vaccini, da cui consegue che allo stato non sussista un loro significativo orizzonte di “genericazione” - afferma l'Antitrust - da un punto di vista concorrenziale appaiono pertanto rilevanti i rischi d'instaurazione di rendite monopolistiche, eventualmente accentuate dal radicamento di asimmetrie contrattuali a vantaggio delle imprese nella definizione dei prezzi, anche attraverso sofisticate strategie di pricing selettivo» Il che, si rileva, «avverrebbe rispetto a prodotti che spesso rappresentano interventi obbligatori a fini di salute pubblica, dunque alla base di una domanda tanto vincolata quanto priva - perlomeno nei casi di prodotti per i quali non sussistono alternative - della possibilità di sfruttare appieno gli effetti competitivi delle procedure di gara».
Il caso Italia
Specificità italiana. «Salva la portata tendenzialmente globale dei profili monopolistici ipotizzati - conclude l'Antitrust - con specifico riferimento alla situazione italiana un'analisi preliminare degli assetti istituzionali e di mercato sembra indicare la sussistenza di criticità concorrenziali, anche attinenti possibili condotte d'impresa nell'ambito delle gare pubbliche per la fornitura dei vaccini». Criticità «accentuate - oltre che dalla già menzionata frammentarietà riscontrabile nella domanda ascrivibile alla sanità pubblica - da una disciplina non omogenea vigente a livello nazionale in materia di vaccini, anche rispetto ai relativi regimi di obbligatorietà». E ciò «in una prospettiva concorrenziale, potrebbe influire sugli andamenti commerciali dei prodotti interessati».


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