Dal governo

Farmacisti e farmacie, partito il tavolo al ministero della Salute

su gentile concessione del Mattinale del 9 luglio dell’ Ordine dei farmacisti Provincia di Roma

Un tavolo ambizioso, quello convocato ieri a Roma dal ministero della Salute, nella sede di Lungotevere Ripa, con lo scopo dichiarato di compiere una ricognizione ad ampio raggio sull'attività professionale dei farmacisti e valorizzare il ruolo di questi professionisti all'interno del Ssn.
A chiarire senza possibilità di equivoci il senso e gli obiettivi dell'appuntamento ha provveduto l'ordine del giorno contenuto nella stessa convocazione che il ministero - per l'esattezza, la Direzione generale delle professioni sanitarie e delle risorse umane del Ssn, affidata alla responsabilità di Rossana Ugenti - ha fatto pervenire alle sigle della filiera (con qualche esclusione, forse dovuta a semplice dimenticanza), con una puntuale e articolata elencazione dei temi al centro della discussione.
Dai servizi di informazione al paziente (in particolare su corretto utilizzo del farmaco, interazione fra farmaci e con gli alimenti, conservazione e smaltimento farmaci scaduti) alla collaborazione con i Mmg e i pediatri di libera scelta, per sviluppare l'empowerment del paziente e la compliance alla terapia; dall'assistenza domiciliare integrata in collaborazione con strutture distrettuali e Mmg fino al coinvolgimento di farmacie e farmacisti nei piani regionali di prevenzione; dalla partecipazione attiva a campagne formative e informative per fornire indicazioni su temi legati a salute e prevenzione fino all'erogazione di servizi attraverso le nuove tecnologie, gli argomenti posti sul tavolo dal ministero coprono infatti l'intero arco o quasi del ruolo professionale di farmacie e farmacisti.
Ma è soprattutto l'ultima voce dell'ordine del giorno - dedicata alle nuove prospettive per la professione - a chiarire senza alcuna possibilità d'equivoco l'intenzione di confrontarsi sul ruolo della farmacia e della professione farmaceutica nel futuro prossimo della sanità italiana.

L’introduzione dei dirigenti del ministero: «Rapporti all'interno della categoria da migliorare».
Assente la ministra della Salute Beatrice Lorenzin, a introdurre i lavori e fare gli onori di casa è stato il suo capo di gabinetto Giuseppe Chiné che - nel precisare senso e obiettivi dell'iniziativa ministeriale - ha aggiunto, senza fare sconti, una motivazione suonata poco lusinghiera per la professione: «Il tavolo tecnico si propone anche di migliorare il dialogo tra le varie componenti di categoria» ha detto infatti Chinè. «Vanno superate le controversie, anche molto accese, che hanno caratterizzato i rapporti interni al settore, cercando di fare leva sul comune denominatore dell'identica appartenenza professionale».
Un'autentica bacchettata sulle dita delle organizzazioni di categoria e, in particolare di chi, per ruolo istituzionale, avrebbe dovuto garantire condizioni accettabilmente serene di confronto e dialogo che - a giudizio del ministero - sarebbero evidentemente mancate, lasciando prevalere litigiosità e contrapposizioni che, secondo Chinè, bisogna invece subito superare: «Il ministero punta seriamente sulle farmacie e la professione farmaceutica, come attestano previsioni e contenuti del Patto per la salute, e dunque bisogna essere pronti e in linea, perché non ci saranno sconti per chi rimane indietro rispetto ai criteri che, anche per ineludibili necessità di sostenibilità, ispireranno la sanità del futuro. Ad esempio, ci muoviamo verso direzioni nelle quali il Ssn rimborserà soltanto prescrizioni e prestazioni appropriate. Tutto ciò che non rientra nella sfera dell'appropriatezza, sarà fuori dalla copertura del Servizio sanitario nazionale. È chiaro, il concetto?»
A ribadirlo, quel concetto, sia pure con toni meno assertivi, è intervenuto anche Roberto Scrivo, capo della segreteria tecnica del ministro, che - facendo anche riferimento a una recente ricerca del Censis sull'occupazione dei farmacisti - ha sottolineato la necessità di «capire come sta cambiando la professione» e ha evidenziato la necessità che i lavori del tavolo producano «argomenti e non arroccamenti».

Gizzi (Assofarm): «Bene il tavolo, ma vanno convocate anche le Regioni
Primo a intervenire tra i rappresentanti delle sigle di categoria, Venanzio Gizzi, presidente di Assofarm (farmacie pubbliche) ha subito evidenziato la necessità di includere tra i partecipanti al tavolo anche le Regioni, ieri assenti: «È fondamentale che partecipino al confronto» ha detto Gizzi «visto che per farmacie e farmacisti sono il più diretto referente istituzionale su materie essenziali come il rinnovo della convenzione o le scelte sulla distribuzione diretta dei farmaci, modalità utilizzata troppo estensivamente e sulla quale è necessario confrontarsi al più presto».
A imporre la presenza delle Regioni al tavolo, secondo Gizzi, «è però anche la necessità di realizzare un confronto a tutto tondo anche nel merito di ciò che le farmacie sono chiamate a fare per il Ssn: di una prospettiva come la farmacia dei servizi, ad esempio, anche in relazione ai suoi problemi di copertura finanziaria, senza le Regioni non si può proprio parlare».
Per completare il contributo alla discussione di Assofarm è poi intervenuto Giuseppe Impellizzeri (già per molti anni direttore generale di Federfarma), che ha evidenziato come un dibattito serio sul ruolo di farmacie e farmacisti non possa non tenere conto della situazione data, caratterizzata da una serie di questioni irrisolte. La prima è quella del concorso straordinario, sostanzialmente al palo: a tre anni dal “Cresci Italia” che lo istituì, non una nuova sede farmaceutica è stata ancora assegnata e aperta sull'intero territorio nazionale. «Una situazione potenzialmente gravida di rischi importanti» ha detto Impellizzeri «perché il fallimento del concorso offre un facile e potente argomento a quanti cercano un qualunque, credibile pretesto per abolire la pianta organica e liberalizzare il sisitema delle aperture delle nuove farmacie».
Altro dossier ancora sospeso e in grado di scatenare tensioni molto forti è il rinnovo del contratto di lavoro delle farmacie, che oltre che della parte economica, dovrebbe anche occuparsi della parte normativa, «così come va da tempo suggerendo la stessa Fofi», ha ricordato Impellizzeri. «Se la farmacia - così come è non solo negli auspici e nelle intenzioni, ma anche nelle leggi - è chiamata a una più intensa attività di servizio e integrazione all'interno del sistema di sanità pubblico, è evidente che un contributo decisivo, oltre che dai titolari, è assicurato anche dai loro collaboratori, che dunque devono vederselo riconosciuto.
C'è poi da valutare quale piega prenderà il ddl Concorrenza, con le sue rilevanti novità, e quali saranno le ricadute (certamente importanti anche per le farmacie e per gli assistiti) che verranno dalla revisione del Prontuario tarapeutico.

Mandelli (Fofi): «Il tavolo deve darsi una scala di priorità»
Andrea Mandelli, presidente della Fofi, è andato dritto a una questione di metodo molto pratica e concreta: «Perché il tavolo raggiunga gli obiettivi che persegue, del tutto condivisibili, sarebbe opportuno che ciascun partecipante ai lavori definisse e inviasse una propria scaletta di priorità, proponendo anche un ipotetico sviluppo degli argomenti» ha proposto il senatore di Forza Italia. «In questo modo, sarebbe più agevole individuare in tempi brevi e senza troppe chiacchiere gli snodi sui quali confrontarsi, con un'idea fin da subito abbastanza chiara su chi dice cosa in relazione a cosa».
Per la Fofi è successivamente intervenuto (ma ne diamo conto qui per praticità espositiva) anche il segretario nazionale Maurizio Pace, che ha esordito evidenziando come il settore delle farmacie subisca «entrate a gamba tesa» ormai dal 2006 e come, ormai, il servizio di assistenza farmaceutica che le farmacie assicurano ai cittadini per conto del Ssn non rende economicamente più nulla .
«C'è necessità di ricostituire un equilibrio economico, che potrebbe venire dai servizi» ha detto Pace, che - tra le altre suggestioni proposte su vari fronti - ha fatto un riferimento particolare alla necessità di implementare il ruolo e le responsabilità professionali dei farmacisti. Due gli esempi portati da Pace: la figura del farmacista clinico, cui affidare il “governo” delle terapie nelle corsie ospedaliere, e i farmaci generici, che in Italia si sono affermati meno che in altri Paesi europei anche perché ai farmacisti non è consentita di prescriverli, almeno in certe situazioni e condizioni. Temi sui quali, secondo il segretario Fofi, sarebbe opportuno che la categoria - in particolare farmacisti di comunità e farmacisti ospedalieri - riuscissero a cercare e trovare una sintesi.

Gullotta (Fnpi): «Tra luci e ombre, ci sono anche le parafarmacie: teniamone conto»
Dopo Mandelli, ha preso la parola la delegazione delle parafarmacie, composta dal presidente e dal vicepresidente Fnpi Davide Gullotta e Matteo Branca. Il primo, ringraziando per la convocazione al tavolo, ha voluto ribadire che le farmacie sono una realtà della quale, ormai, non si può non tenere conto: «I nostri esercizi ci sono, pur tra luci e ombre e ancora troppe inadeguatezze legislative».
A proposito di queste ultime, forse memore della premessa di Chiné sull'eccesso di litigiosità della categoria, Gullotta ha accuratamente evitato di tirare in ballo le norme sulla fascia C, per evitare di dare la stura a polemiche, limitandosi a evidenziare la carenza normativa rappresentata dalla mancata previsione della figura del “direttore di parafarmacia”, indispensabile nei casi in cui il proprietario dell'esercizio non sia un farmacista.
Anche Branca ha insistito sulla necessità di regole più puntuali e complete: «Siamo i primi a volerle - ha chiarito - noi non siamo i corner della Gdo, siamo ben altra cosa».
Il vicepresidente Fnpi ha anche voluto esplicitare l'interesse delle parafarmacie per i nuovi servizi: «Siamo pienamente disponibili a farcene carico - ha detto Branca - ma è chiaro che bisognerà trovare un modo per renderli economicamente sostenibili».

Cattaneo (Sifo): «Per la professione c’è spazio, ma i percorsi vanno accreditati»
A giudizio di Maria Grazia Cattaneo, vicepresidente della Sifo, il ruolo del farmacista è legato a filo doppio alle capacità di questo professionista, quale che sia il contesto in cui opera, di seguire il percorso di terapia del paziente in ogni step. «Se sapremo farlo, a mio modo di vedere non dovremo preoccuparci troppo per il futuro - ha precisato Cattaneo - anche se è evidente che i percorsi cui mi riferisco devono essere accreditati e noi dobbiamo dimostrare di saperli gestire professionalmente secondo precisi standard. E questo a partire dalla figura del farmacista clinico, che deve trovare il giusto spazio all'interno degli ospedali».
Nella sua esposizione, Cattaneo ha anche sollevato il problema dell'eccesso di difformità dei Prontuari terapeutici nelle diverse Regioni che - ha riconosciuto, sostenendo la richiesta venuta da di Gizzi - «devono necessariamente sedere a questo tavolo. Anche se, va detto, i dirigenti farmacisti regionali danno spesso l'impressione di non sentirsi parte della professione».

Racca e Misasi: «Molti i nodi da risolvere, a partire dai paletti al ddl Concorrenza»
Dopo la presidente dei giovani farmacisti, Maria Pia Policicchio (soffermatasi sulla necessità di rivedere i percorsi formativi e critica nei confronti del concorso “che non funziona, frustrando ulteriormente le aspettative dei giovani colleghi che vi hanno partecipato”) è intervenuta Annarosa Racca. La presidente di Federfarma.
ha in primo luogo voluto esprimere apprezzamento e gratitudine alla ministra Lorenzin per l'iniziativa del tavolo: “Evita il dilaniamento interno alle categoria” ha affermato la numero uno dei titolari, confermando così in qualche modo la difficoltà - rilevata da Chinè nella sua premessa - delle sigle di settore di interloquire tra loro con la necessaria serenità, almeno in relazione a certi temi.
Racca, al riguardo, ha fatto riferimento alla questione dei farmaci di fascia C con ricetta, affermando che devono restare in farmacia, in accordo con quanto ha ribadito la recentissima, ultima sentenza della Cour de Justice (che, in verità, si è limitata a giudicare irricevibile una domanda pregiudiziale di un Tar italiano, senza pronunciarsi nel merito).
Racca ha sottolineato la necessità di una valorizzazione del ruolo professionale che il farmacista esercita nelle farmacie di comunità e ha anch'essa puntato il dito sulle difficoltà del “concorsone”, domandandosi e domandando se, al riguardo, possa ancora essere fatto qualcosa per portarlo a compimento.
In relazione al tavolo, la Racca ha quindi condiviso la necessità di adottare un metodo per garantirne funzionalità e utilità, già indicata da Mandelli.
Per Federfarma, verso la fine dell'incontro, è intervenuto anche il segretario Alfonso Misasi, che si è preliminarmente occupato della farmacia dei servizi, una delle prospettive cruciali per il futuro della professione farmaceutica. Il problema è che il ruolo attivo di farmacie e farmacisti in questo campo viene considerato da molti un abuso della professione medica . «Forse servirebbe un'adeguata campagna di comunicazione di livello nazionale su questa materia» ha affermato Misasi, che ha sottolineato anche come la questione debba trovare riconoscimento nella convenzione con il Ssn. Riconoscimento che, però, ancora non arriva, forse - ha suggerito il segretario di Federfarma - «perché all'interno delle Regioni, al riguardo, non vi è ancora sufficiente chiarezza».
Misasi ha riservato la sua considerazione finale al ddl Concorrenza, per sostenere l'assoluta necessità di intervenire sull'art. 32 per prevedere alcuni fondamentali paletti per disciplinare l'ingresso del capitale nella proprietà delle farmacie. Secondo il segretario del sindacato, va seguita la falsariga delle altre professioni interessate dal provvedimento, che sembrano ormai aver raggiunto l'obiettivo di “temperare” la presenza dei soci di capitale con una clausola che impone che la maggioranza delle quote resi comunque ai soci professionisti. Le farmacie dovrebbero preoccuparsi di ottenere un analogo risultato, che potrebbe essere raggiunto più agevolmente se anche le parafarmacie - almeno in questo caso e in considerazione della comunanza dell'interesse - remassero nella stessa direzione.

Leopardi e Tobia (Utifar): «La salute va tenuta fuori dalla concorrenza»
Al tavolo sedevano anche Eugenio Leopardi e Roberto Tobia, presidente e vicepresidente Utifar. Il primo, a proposito del ruolo di farmacie e farmacisti, ha voluto ricordare le risultanze del primo “bilancio sociale delle farmacie” realizzato dalla stessa Utifar nel 2014, che ha messo in evidenza come la farmacia, anche in tempi di crisi, crei valore aggiunto per la società. Basato su uno studio condotto su un campione di 1400 cittadini, il “bilancio sociale” aveva dimostrato, dati alla mano, come le farmacie (oltre al loro servizio canonico) restituiscano ogni anno all'economia nazionale, con il proprio lavoro, 3,6 miliardi di euro in valore aggiunto, che tornano nella disponibilità globale del sistema-Paese e contribuiscono a farne girare il motore.
Tobia, aggiungendosi a Mandelli e Racca, ha voluto anch'egli sottolineare la necessità di dare un metodo e anche un calendario ai lavori del tavolo. Per il resto, il rappresentante Utifar ha ribadito la necessità di assicurare alla farmacia dei servizi il sostegno economico di cui è al momento orfana e che non può davvero essere assicurato dall'attività corrente della farmacia, ormai ai limiti dell'asfissia economica.
Ma Tobia ha anche voluto proporre una considerazione di ordine più generale, sottolineando la necessità di sottrarre le questioni che riguardano la salute - per il loro valore etico ed esistenziale - dagli scenari della concorrenza.

Presto un resoconto della seduta, prossimo incontro del tavolo a settembre
A chiudere i lavori della prima seduta del tavolo ha pensato Rossana Ugenti, con qualche considerazione di merito e alcune indicazini di servizio. tra le prime, merita certamente di essere ricordato il cenno ad aprire un fronte di confronto e discussione anche con l'università, che continua a “produrre” laureati che, poi, andranno a premere su un sistema che al momento fa molta difficoltà ad assorbirli.
La direttrice generale delle Professioni del ministero ha anche fatto un riferimento al concorso, quasi a chiamare fuori il dicastero da responsabilità che, semmai, sono in capo a chi (le Regioni) il concorso lo gestisce.
Sempre a proposito di Regioni, Ugenti si è detta d'accordo, in linea di principio, con la proposta di Gizzi di invitarle al tavolo, ma il suo suggerimento è di non farlo subito: «Meglio prima arrivare ad elaborare una proposta - ha sostenuto la dirigente del ministero - renderà il confronto più agevole e costruttivo». Ugenti ha quindi comunicato che il ministero provvederà quanto prima a elaborare un resoconto della riunione di ieri e a inviarlo a tutti i partecipanti, prima della prossima convocazione del tavolo che (presumibilmente) non avverrà prima del prossimo mese di settembre. E chissà che allora, tra i convocati, vi siamo anche quelle sigle che non sono state chiamate alla riunione di ieri, come ad esempio FarmacieUnite, che è un sindacato di titolari di farmacia, o le sigle dei cosiddetti “non titolari”, da Mnlf fino a Conasfa e Sinasfa.


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