Dal governo

Ministeri, spesa corrente ridotta di 1,6 miliardi

di Marco Rogari

Una stretta sui ministeri da oltre 3,1 miliardi nel 2016. Con un restringimento del rubinetto della spesa in conto capitale, ovvero anche quella “buona” per investimenti, per quasi 1,457 miliardi e un taglio secco alle spese correnti di oltre 1,6 miliardi. Che si materializza anche con interventi di tipo semi-lineare come quello sulle dotazioni finanziarie dal quale arrivano 512,2 milioni. È quella che scatta con la legge di stabilità che dalla prossima settimana sarà all'esame del Senato.
Alla fine, dunque, dalla relazione tecnica al Ddl stabilità emerge un contributo importante da parte dei ministeri e delle altre amministrazioni centrali al piano di riduzione della spesa da 7,9 miliardi per il prossimo anno con una spending effettiva comunque inferiore ai 6 miliardi e infarcito di tagli semi-lineari. Il pacchetto ministeri è stato costruito tenendo anche conto delle ricadute del rafforzamento del meccanismo di centralizzazione degli acquisti Pa e della razionalizzazione delle spese per prodotti informatici che in termini di maggiori risparmi (sanità esclusa) vale 216,3 milioni per il 2016 e 697 milioni l'anno per il biennio successivo.

Dei 216,3 milioni quasi la metà arriva dai ministeri
Come spiega la relazione tecnica gli effetti migliorativi sui saldi di finanza pubblica prodotti dalla sforbiciata sui ministeri vanno considerati nel loro insieme, ovvero dalle misure dell'articolato prevalentemente contenute nell'articolo 33 del disegno di legge. In cui spicca, per altro, lo svuotamento del fondo taglia tasse (sotto la voce Mef) salito rispetto alle versioni iniziali del Ddl fino a 809 milioni nel 2016. Non mancano, poi, gli interventi mirati su singole voci del comparto delle amministrazioni centrali. È il caso del taglio di 100 milioni alla dote destinata dal ministero dell'Economia ai Caf o di quello di 48 milioni ai patronati. Confermato il giro di vite di 23 milioni alla presidenza del Consiglio che assume il ruolo di regia per il taglio delle partecipate (per ora senza risparmi). Vengono tagliate le indennità per i giudici di pace(oltre 6 milioni) e al Fondo per la digitalizzazione del processo telematico (4 milioni). Congelati e resi indisponibili 60 milioni che sono nei bilanci delle istituzioni scolastiche per il pagamento di supplenze brevi e saltuarie.
La dismissione degli immobili della Difesa dovrà garantire 200 milioni in più rispetto ai 100 già previsti. Taglio anche al 2% mille dell'Irpef per i partiti politici: 10 milioni per il 2016 e altri 20 per il 2017.
Ai tagli indicati nell'articolato si devono aggiungere le riduzioni indicate nell'elenco 2 ovvero quello diretto alle dotazioni finanziarie dei ministeri. Oltre 500 milioni nel 2016 che arrivano in gran parte dal ministero dell'Istruzione (220,4 milioni) e da quello dell'Economia (116,9 milioni).
Nel conteggio della riduzione entrano anche le variazioni in diminuzione delle autorizzazioni di spesa a legislazione vigente (Tabella C), i tagli alle autorizzazioni della Tabella D su specifiche spese correnti. C'è anche la tabella E con i definanziamenti delle autorizzazioni di spesa in conto capitale e che si sono concentrate sul Mef con 1,1 miliardi, il Mise con 66 milioni, infrastrutture e trasporti con altri 57,1 e l'agricoltura (23 milioni).
A completare il quadro e a far lievitare il taglio complessivo fino a 3,6 miliardi, infine, concorrono con altri 188 milioni con l'efficentamento della centrale acquisti (163 milioni), nonché i tagli alla Scuola superiore della Pa, Palazzo Chigi e Formez.


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