Dal governo
Stabilità 2016/ Sifo e Sihta: «No alla soppressione delle unità aziendali di valutazione dell’Hta»
Ben venga il programma nazionale sull’Hta su cui il Governo avrebbe deciso di puntare, ma si cadrebbe in un grave errore se, come previsto dalla legge di Stabilità 2016 (art. 31 comma 4), si sopprimessero contestualmente le unità organizzative di valutazione delle tecnologie già esistenti nelle aziende sanitarie.
Sifo (farmacisti ospedalieri) e Sihta (Hta) sono le società scientifiche firmatarie di una lettera indirizzata alla ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, ma anche a diversi senatori che siedono in commissione Sanità (a partire dal presidente Emilia Grazia De Biasi) e al direttore di Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari) per dire che «quanto previsto dal comma 4 dell’articolo 31 non può passare e segnerebbe un passo indietro, in controtendenza con quanto si sta facendo a livello europeo».
Nella lettera- firmata dal presidente di Sifo Laura Fabrizio e dal presidente di Sihta Americo Cicchetti - si esprime soddisfazione per la creazione di un sistema Hta a livello centrale ma si esprime “sorpresa” per quel comma che sembra cancellare in un colpo solo le strutture Hta che nelle aziende sanitarie dove sono state istituite hanno portato già ottimi risultati. In uno dei casi presi in esame dal progetto AdhopHTA della Commissione europea, ad esempio, l’unità di HTA a livello aziendale ha consentito di valutare tra il 2006 e il 2014 un totale di 213 dispositivi medici, di cui solo 66 sono stati introdotti (per 85 si è optato per un utilizzo limitato), mentre altri 65 sono stati “bocciati” consentendo un risparmio di oltre 600.000 euro all'anno. Quanto ai farmaci - precisano dalle due società scientifiche - dal 2013 al 2014 su 52 valutati la “bocciatura” ha riguardato 14 prodotti (il 27%) perchè l’unità di Hta ha segnalato la presenza di altre alternative efficaci e meno costose nel prontuario dell'ospedale.
La funzione di Hta andrebbe insomma mantenuta nelle aziende del servizio sanitario nazionale, così come l'esistenza di unità di Hta in quelle strutture con particolari caratteristiche di complessità tecnologica come i Policlinici Universitari e gli Istituti di Ricerca, come già avviene in altri Paesi come il Canada. La presenza di unità di HTA - è la tesi - è fondamentale per un miglior funzionamento del sistema nazionale, perchè chi lavora a livello locale può essere un ponte tra il centro e la dimensione locale, in particolare nella fase dell'implementazione. «Senza questo anello di congiunzione tra i documenti di valutazione a livello macro e le decisioni a livello aziendale - si legge anche nella lettera di Sifo e Sihta - l'impatto atteso dalle attività di Hta non potrà essere significativo. La creazione di un Programma nazionale sull'Hta che non tenga conto di tali elementi va contro quelle che sono le evidenze scientifiche e gli esempi anche normativi che sono stati adottati in altri Paesi».
Occorre dunque, concludono Fabrizio e Cicchetti, definire un Programma nazionale di Hta coordinato e integrato che tenga conto dei diversi livelli decisionali (nazionale, regionale, locale e aziendale) nella valutazione e implementazione delle decisioni di adozione e dismissione delle tecnologie sanitarie.
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