Dal governo

Spese, entra in scena la centrale supplente

di Marco Boni

Centralizzare gli acquisti per razionalizzare (cioè ridurre) la spesa. I beni e servizi acquistati dalla Pa sono ancora una volta nel mirino della legge di stabilità. In un crescendo normativo che data dall’anno 2000, con il debutto della Consip, per approdare ai “Soggetti aggregatori” del 2014. Passando per le “Centrali di committenza” regionali (2006) e le “Stazioni uniche appaltanti” (2011). Si è stratificato con ciò un quadro regolatorio in tema di public procurement , in cui, anche per via delle ripetute reiterazioni normative, è sempre più arduo districarsi.

Da ultimo, con l’istituzione dei “Soggetti aggregatori” il legislatore ha inteso imprimere una accelerazione al processo di razionalizzazione della domanda, convogliandola da 35.000 stazioni appaltanti a 34 Soggetti aggregatori. Con drastica riduzione delle procedure e connessi rischi corruttivi e, sulla carta, ottenimento di prezzi migliori per aumentata quantità di contratto. Da un lato obbligando le regioni ancora refrattarie ad organizzare la concentrazione della domanda di B&S, dall’altro prevedendo la messa in rete (obiettivo non nuovo, ancorché inattuato) della galassia delle Centrali di committenza, attive e neofite. Il tutto accompagnato dal tentativo, sembra, di affrontare con metodo alcune delle criticità strutturali che condizionano i processi di razionalizzazione e concentrazione della domanda.

Il presupposto Hta
Un segnale in tal senso viene dalla legge di stabilità 2016 ed è dato dalla previsione del divieto di replicazione in ambito locale delle attività di Health technology assessment, da riportarsi a livello regionale o nazionale, in linea con quanto previsto dal Piano per la salute 2014-2016. La valutazione di Hta dei dispositivi medici è un presupposto imprescindibile per un corretta configurazione del bisogno e della conseguente domanda da posizionare sul mercato. L’assenza di indicatori oggettivi e validati di appropriatezza, performance e costo di impiego dei dispositivi medici (la principale voce di spesa tra i B&S), determina una scarsa qualità dei relativi processi di acquisto, quanto meno dal punto di vista del rapporto costo-beneficio. Più in generale, la legge si stabilità 2016 prevede specificamente per gli enti del Ssn l’obbligo (già peraltro rinvenibile nel previgente ordinamento) di approvvigionarsi, relativamente alle categorie merceologiche del settore sanitario, come individuate sulla base delle analisi del “Tavolo dei soggetti aggregatori”, avvalendosi in via esclusiva delle centrali regionali di committenza di riferimento, quali Soggetti aggregatori, ovvero della Consip.

Il riposizionamento della domanda
Per le aziende sanitarie è la conferma di un percorso di revisione e riposizionamento della domanda da tempo avviato, che può evidenziare best practices a beneficio dei nuovi soggetti aggregatori. Di innovativo nella legge di stabilità c’è la funzione di “supplenza” che i soggetti aggregatori più strutturati devono svolgere a favore di quelli non disponibili o immediatamente operativi. Infatti, qualora il soggetto aggregatore territorialmente competente non sia in grado di far fronte alla richiesta di approvvigionamento di un ente sanitario, deve cercarsi e individuare un sostituto. Altra novità è la legittimazione normativa - sia pure indiretta - della “proroga tecnica” di un contratto in scadenza in attesa dell’operatività del contratto aggiudicato dalla centrale di committenza. Viene poi stabilita ex novo una soglia di importo di 1.000 euro relativamente all’obbligo di approvvigionarsi al mercato elettronico della pubblica amministrazione (Mepa).

Il programma biennale degli acquisti
Tra le misure trasversali vi è l’obbligo per le pubbliche amministrazioni di approvare e pubblicizzare il programma biennale (con aggiornamento annuale) degli acquisti di beni e servizi di importo stimato superiore a 1.000.000 di euro. Tali dati vanno trasmessi anche al Tavolo tecnico dei Soggetti aggregatori, per le proprie attività programmatorie. Esso deve elaborare i fabbisogni di acquisto di beni e servizi delle amministrazioni e favorire la pianificazione integrata e coordinata delle iniziative dei soggetti aggregatori. Il Tavolo tecnico è tenuto a individuare, entro il 31 dicembre di ogni anno, una lista delle categorie dei beni e dei servizi nonché a determinare le soglie di loro valore al superamento delle quali le Pa devono necessariamente ricorrere a Consip e/o agli altri Soggetti Aggregatori per lo svolgimento delle relative procedure d’acquisto. È prevista poi a carico del Mef un’attività di tipizzazione degli aspetti contenutistici e prestazionali delle convenzioni Consip e relativi prezzi di riferimento.

Il capitolo Ict
È prevista anche la razionalizzazione dei processi di approvvigionamento di beni e servizi relativi all’information e communication technology delle pubbliche amministrazioni, le quali sono tenute a redigere un piano triennale soggetto a validazione da parte dell’Agenzia per l’Italia digitale, così come devono sottoporre all’Agenzia medesima gli acquisti gli schemi di contratti, qualora il loro valore lordo sia superiore a euro 500.000 nel caso di procedura negoziata e a euro 1.500.000 nel caso di procedura ristretta o di procedura aperta. Dispone ancora la legge di stabilità che le Pa assegnino ai singoli centri di costo obiettivi annuali di ricorso agli strumenti Consip o dei Soggetti aggregatori. Con il 2016 i Soggetti aggregatori sono attesi alla prova dei fatti. Alle prese con quelle complessità che hanno sin’ora condizionato i processi di razionalizzazione della domanda e che rendono credibili obiettivi di sostanza - economie di spesa significative comprese - solo se proiettati nel medio periodo. I rischi di velleitarismo e di flop sono dietro l’angolo. Al di là degli annunci, l’efficienza della «centralizzazione di sistema» dipenderà dalla quota di spesa pubblica per beni e servizi che verrà unificata e transata dai Soggetti aggregatori. Un percorso inpervio. Basti considerare che in sanità, nella rincorsa al perseguimento di risultati anche di facciata, si sono già compattati su base di area vasta o regionale la più parte dei fabbisogni di B&S ad alto impatto economico standardizzati, o standardizzabili a processi produttivi invariati (farmaci, ecc.). Si fanno rientrare nel fatturato esibito anche procedure centralizzate che mascherano fabbisogni non accorpati (lotti “aziendali”), o acquisti non soggetti a concorrenza, quindi neutri sotto il profilo della centralizzazione. La scommessa, ragionevolmente per il medio periodo, è aggredire quel rimanente 50% e oltre di spesa per beni e servizi che non si è ancora riusciti a «revisionare».

Marco Boni

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