Dal governo

Giubileo e sanità, così Roma si prepara contro il terrorismo

di Roberto Turno

Gli ultimi stress test dovranno svolgersi entro fine mese, il 30 novembre. Con 20 ospedali anche accreditati allertati e altrettanti pronto soccorso di primo e secondo livello si spera lustrati il possibile al meglio, 10mila operatori tra medici, infermieri e tecnici in allerta fino al 20 novembre 2016, 137 ambulanze già ora disponibili ad hoc, una raccolta straordinaria di plasma in tutta Italia, la neonata centralina 112 dell'emergenza chiamata da subito agli straordinari.

Count down
Il count down segna -18: ovvero i giorni che ci separano dall'apertura della «Porta Santa» della Basilica di San Pietro per il Giubileo straordinario voluto da Jorge Mario Bergoglio, papa Francesco, che si inaugura l'8 dicembre. E a Roma fervono i preparativi, si fanno gli straordinari, ma si fanno anche gli scongiuri per affrontare col Giubileo anche l'emergenza sanitaria prevedibile. Tanto più ora che la minaccia del terrorismo delle belve dell'Is ha imposto ancora più grande cautela e la massima decisione unita a una capacità anche sanitaria di affrontare un'emergenza ormai internazionale. Per la sanità romana, ma verrebbe da dire nazionale, sarà una sfida a sua volta eccezionale. Una sfida assolutamente da non perdere. Anche se nessuno si nasconde che non sarà facile affrontare le emergenze sanitarie che dovessero arrivare anche sotto il fuoco eventuale del terrorismo in una situazione di pronto soccorso che nella Capitale non è esattamente ai livelli top, come sanno bene i cittadini romani. Come dire: un problema in più.
Che però non sta facendo perdere di vista né alla regione Lazio, né al Governo, l'obiettivo e la messa in rete di tutte le capacità e professionalità possibili. Si lavora, insomma, a pieno ritmo. Anche con qualche taglio di nastro dell'ultim'ora: oggi non a caso Renzi e Lorenzin hanno inaugurato insieme il nuovo Dea del Santo Spirito di Roma. Tutti i lavori programmati per i pronto soccorso, giura il centro operativo laziale, saranno conclusi entro il 4 dicembre. Mentre la ministra della Salute fa sapere che la rete dell'emergenza sanitaria romana è pronta e che «con Zingaretti, con cui s'è fatto un gran lavoro, faremo ora un tour degli ospedali».

50 settimane di fuoco
Collaudare e tastare il polso alla sanità romana chiamata a superare (e di gran lunga) se stessa in 11 mesi che si annunciano ad altissima tensione, è del resto il minimo. Ma i lavori, come detto, vanno avanti e lo speciale osservatorio laziale proprio come un medico è all'opera da tempo 24 ore su 24. In questi giorni, in queste settimane, e naturalmente per tutte le 50 settimane che ci saranno durante il Giubileo, si sommano gli straordinari agli straordinari. Altro che turni di riposo formato Ue per i lavoratori della sanità. Il Giubileo chiederà più sacrifici ancora di quelli che già ora riservano le corsie italiane d'ospedale. Mentre si lavora più che mai fianco a fianco con la Prefettura, si va verso un accordo stringente col ministero della Difesa per poter usare anche l'ospedale militare del Celio (e sarebbe il minimo…) col quale del resto esiste già oggi un accordo in convenzione con la Regione Lazio.
Alessio D'Amato, il coordinatore della Cabina di regia del Ssr, non nasconde i problemi sotto la polvere. L'emergenza sanitaria non va mai sottovalutata. Soprattutto ora che il terrorismo spara colpi mortali e vigliacchi. Ma nessuno, giura, pensa di abbassare la guardia: «Siamo soddisfatti per quanto abbiamo fatto e stiamo facendo, rispetto agli impegni assunti col Governo. Davanti a eventuali eventi avversi imprevedibili, riteniamo che il sistema si sta preparando al meglio». Che le cose siano terribilmente complicate, del resto, lo testimonia il senso dell'acronimo del progetto di emergenza sanitaria in campo in vista del Giubileo francescano: si chiama Peimaf. Che letteralmente sta per: «Piano d'emergenza interno per il massiccio afflusso di feriti». Proprio così: «massiccio». Che evoca senza sottintesi la minaccia terroristica. E, mai capitino, episodi come quelli drammatici di Parigi, e non solo. Perfino eventuali attentati batteriologici, che eventualmente troveranno le prime risposte, come per Ebola, nello specializzato «Spallanzani».

Il Peimaf
Ogni ospedale dei 20 individuati dovrà adottare il proprio Peimaf, mettere tutto in rete, tenere aggiornato il 112. Con soluzioni organizzative e logistiche da fare e da rifare proprio al fine di «fronteggiare un eventuale massiccio e imprevisto afflusso di feriti». Si spiega. Tutto sulla carta è stato messo in fila. Come le misure da adottare, loro applicazione e tempi di attivazione nelle articolazioni degli ospedali. La mobilitazione del personale non in servizio, con tanto di pronta disponibilità, blocco dei cambi di turno, chiamata di altro personale da altri ospedali, tanto da predisporre una apposita agenda telefonica.

Contro attacchi terroristici
Tanto per intenderci: dovrà essere elaborato anche uno «scenario di attivazione in caso di eventi catastrofici di natura non convenzionale». Poi naturalmente ci sarà un responsabile per tutto, una unità di crisi la cui composizione andrà comunicata ai piani alti del Peimaf. Un costante monitoraggio della capacità ricettiva del pronto soccorso, dei posti letto, della ricettività ospedaliera in genere. Come sarà (o: dovrà essere) costante il check sulle sale operatorie, sui mezzi tecnologici e logistici a disposizione, come di tutti i servizi sanitari a diposizione e della loro capacità di risposta in ogni momento.
Sulla carta c'è tutto, o quasi. Anche l'ottimismo. Ma con la cautela che non guasta mai. La buona volontà non manca di sicuro, insomma. Sperando di assistere a un film a lieto fine.


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