Dal governo

Agenas: migliora la trasparenza delle aziende sanitarie ma il Sud resta indietro

di Ernesto Diffidenti

Migliora la trasparenza delle aziende sanitarie italiane ma a macchia di leopardo con le Regioni del Sud ancora in ritardo su gran parte degli adempimenti. Lo rileva il rapporto Agenas su «Trasparenza, etica e legalità nel settore sanitario» presentato oggi a Roma. L’indagine, la prima di questo genere come ha puntualizzato Lucia Borsellino, ex assessore alla Sanità in Sicilia e ora all’Agenzia come esperta anticorruzione, è stata realizzata insieme a Libera e focalizza l’attenzione sulla pubblicazione dei documenti di bilancio, dei bandi di gara, dei rapporti con i privati, della situazione delle liste d’attesa e le informazioni sui siti aziendali della giornata della trasparenza.

Le percentuali più elevate di adempimenti si registrano in Emilia Romagna, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, mentre Molise, Campania e Calabria confermano le loro difficoltà a procedere sulla strada della trasparenza anche solo con gli adempimenti più formali. Il dato nazionale indica un tasso di adempimento appena superiore al 70%.

«La trasparenza è una condizione necessaria - ha sottolineato la senatrice Nerina Dirindin intervenuta insieme a Gabriella Stramaccioni di Libera - ma non sufficiente per garantire l’integrità. I dati deve essere letti, compresi e messi in rete. Si tratta di sostenere quel patrimonio di relazioni, conoscenze, esperienze di impegno e servizio presenti nel sistema sanitario: laddove esiste un terreno sano, che opera con etica professionale genuina, garantendo in primis la tutela dei diritti fondamentali, tra cui quello della salute, è molto più difficile che possano insinuarsi opacità e illegalità».

L’azienda sanitaria più «trasparente» d’Italia, secondo il rapporto Agenas, è la Ulss 1 Veneto Orientale, seguita da Asl Brescia, Asl 4 Ciavarese, Aou Parma e Usl Imola. Fra le aziende meno in regola con gli adempimenti si segnala la presenza di numerose realtà ospedaliere (compresi Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico) e alcune aziende appartenenti a regioni piuttosto carenti sotto il profilo della trasparenza (4 aziende della Campania e 2 della Calabria). Fanalino di coda è l’Azienda ospedaliera San Filippo Neri di Roma, che risulta adempiente solo per il 12,5% degli indicatori considerati, preceduta dalla AO Bianchi Melacrino Morelli di Reggio Calabria (20,8%) e dall’Eo De Bellis di Castellana Grotte di Bari (29,2%).

« Complessivamente, il Nord presenta il 77% di tasso complessivo di adempimento, il Centro il 70%, il Sud il 60, le Isole il 63 - segnalano Massimo Brunetti e Leonardo Ferrante tra i curatori del dossier - . Tutti i dati, tuttavia, sono in miglioramento rispetto alla precedente rilevazione del dicembre 2014». Insomma, la trasparenza cresce nelle 240 aziende sanitarie esaminate, ma ancora troppo piano confermando un approccio burocratico alle misure anticorruzione e poco orientato alla gestione del rischio.

Molte aziende sanitarie, inoltre, sono ancora carenti nella trasparenza sui bilanci: il 17% delle aziende non ha pubblicato il preventivo 2014 e l’8% non ha pubblicato il consuntivo 2013. Più critica la disponibilità dei documenti in formato aperto, altro requisito richiesto dall’Anac: il 32% delle aziende è inadempiente rispetto al consuntivo 2013 e il 40% rispetto al preventivo 2014) e in forma sintetica (il tasso medio di adempimento è intorno al 51%).

Per accelerare le riforme, secondo il rapporto, dunque, servirebbero risorse economiche ma ancora prima un cambio culturale che promuova come protagonista della trasparenza la società civile. In questo senso grande importanza ha lo scambio di informazioni con gli ordini e i collegi professionali ma anche con le associazioni scientifiche.

In questa direzione «il rapporto costituisce un primo approfondimento - ha sottolineato il direttore dell’Agenas, Francesco Bevere - che intende testimoniare l’importanza di un approccio ai temi della trasparenza, della legalità e dell’etica che non si limiti all’adempimento delle prescrizioni di legge nè alla individuazione e alla denuncia dei fenomeni patologici, ma miri alla promozione della cultura dell’integrità in un settore che per funzione sociale è tra i settori della pubblica amministrazione quello più vicino alla persona».

Per il presidente dell’Anac, Raffaele Cantone «il diritto alla salute è pretesa primaria delle persone, assicurata dalla Costituzione italiana. Il valore del diritto alla salute come “interesse della collettività” ne esalta il significato di diritto fondamentale e amplifica la sua dimensione di principio supremo dell’ordinamento. In un terreno così delicato il contrasto alla corruzione assume un ruolo centrale e va, in primo luogo, inteso come cultura della trasparenza che consente la verifica costante degli strumenti, dei tempi e dei modi di attuazione dei trattamenti sanitari».


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