Dal governo

Letterina del Ssn a Babbo Natale

di Nino Cartabellotta (presidente Fondazione Gimbe)

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24 Esclusivo per Sanità24

Caro Babbo Natale, sai bene che nelle tue peregrinazioni attorno al globo per la puntuale consegna dei regali, l'Italia è uno dei pochi posti al mondo dove, in occasione dei tuoi malanni, sei stato assistito e curato in maniera amorevole e soprattutto gratuita. Questo è possibile perché dal Natale del 1978 a me, Servizio Sanitario Nazionale, è stato assegnato il compito di “promuovere, mantenere e recuperare la salute fisica e psichica di tutta la popolazione”, nel rispetto dell'uguaglianza e della dignità di tutte le persone.
Purtroppo, nonostante la mia generosità, negli ultimi anni vengo continuamente maltrattato come se fossi colpevole solo di esistere: dai vari Governi che tagliano continuamente il mio finanziamento per destinarlo ad altre cose importanti (ma, pur dichiarando i miei conflitti di interesse, mi chiedo cosa c'è di più importante della salute…), da 21 Regioni che, scambiando l'autonomia per anarchia, hanno reso evanescente la “N” del mio nome e vincolato la tutela della salute delle persone al CAP di residenza, da frodi e ruberie che continuano a sottrarre impunemente preziose risorse, da una gestione delle aziende sanitarie guidata da metodi e strumenti dell'industria manifatturiera, da manager troppo spesso obbedienti solo a chi li ha messi sulla poltrona, dalle continue lotte tra professionisti (ospedalieri vs universitari, medici di famiglia vs specialisti, medici vs infermieri), sindacati, società scientifiche, gli uni contro gli altri armati a difendere strenuamente il proprio orticello, da cittadini e pazienti che pensano che il mio “nomignolo” stia per Supermercato Sanitario Nazionale.
Negli anni mi sono rivolto a tutti per cercare di salvare il salvabile, ma ormai stanco e deluso, prima di togliere definitivamente le tende, faccio un ultimo disperato tentativo appellandomi alla tua capacità di soddisfare i desideri di tutti, grandi e piccini. Così, nel giorno del mio 37° compleanno, ecco la lista dei doni che vorrei trovare sotto l'albero per continuare a svolgere dignitosamente il mio compito e garantire alle future generazioni il bene più prezioso.
•Vorrei un Governo capace di offrire ragionevoli certezze su quanto ossigeno può garantire per la mia sopravvivenza, evitando gli estenuanti tira e molla sul finanziamento pubblico che mettono a dura prova la mia resilienza.
•Vorrei che qualcuno si occupasse di regolamentare al più presto la “concorrenza”, perché se il “pilastro assicurativo” continuerà a espandersi subdolamente tra le mie crepe, io morirò senza funerale, ma tutti si accorgeranno del mio trapasso quando al pronto soccorso bisognerà esibire la carta di credito.
•Vorrei un serio ricambio generazionale dei miei professionisti, garantito da un piano di investimenti programmato, per evitare una morte lenta che si accompagnerebbe inevitabilmente all'invecchiamento del personale.
•Vorrei che il Ministero della Salute, insieme ai suoi tre figli legittimi (ISS, AIFA e Agenas), fosse realmente capace di potenziare tutti gli strumenti di indirizzo e verifica sulle Regioni, altrimenti di questo passo rischio di perdere definitivamente la “N” e il mio acronimo si trasformerà in un inquietante “SS” di (non troppo) lontana memoria.
•Vorrei che Stato e Regioni la smettessero di perdersi in scaramucce difendendo strenuamente la propria posizione (il primo a tirare i cordoni della borsa, le seconde a battere cassa senza preoccuparsi del denaro sprecato), fingendo di non sapere che entrambi incarnano quella Repubblica che ha il compito deve tutelare la salute delle persone.
•Vorrei che le Regioni avviassero un serio programma di disinvestimento dagli sprechi al fine di recuperare il contributo richiesto loro dalla legge di Stabilità (quasi 15 miliardi dal 2017 al 2019), perché in caso contrario è già scritto nero su bianco che sarà la mannaia del Governo a dare il colpo di grazia, decretando la mia impietosa fine.
•Vorrei che le Aziende sanitarie pubbliche e private fossero meno competitive e più collaborative, evitando logiche di marketing e duplicazioni di servizi finalizzate solo ad attrarre cittadini e pazienti, sempre più abbagliati da troppe false innovazioni che inondano il mercato della salute.
•Vorrei che i medici tornassero ad essere leader indiscussi, anche se per farlo dovranno riconquistare tante posizioni: dall'identificazione delle prescrizioni inefficaci e inappropriate a un aggiornamento professionale che vada oltre il “creditificio” e i “baracconi fieristici” dei congressi, dall'autoregolamentazione etica della libera professione alla gestione trasparente dei conflitti di interesse, da una sana collaborazione interprofessionale a una rinnovata relazione con il paziente sotto il segno del processo decisionale condiviso.
•Vorrei che l'Università insegnasse alle nuove generazioni di professionisti tutto ciò che occorre loro per affrontare le sfide della sanità: è sempre più imbarazzante accogliere giovani entusiasti senza conoscermi affatto dopo tanti anni di studio.
•Vorrei che i cittadini ridimensionassero le aspettative irrealistiche nei confronti di una medicina mitica e di una sanità infallibile, accettando che io sono stato creato per tutelare la loro salute e non per soddisfare i capricci più voluttuari. E lo dico soprattutto per il loro bene, perché troppi farmaci e test diagnostici inappropriati fanno male alla salute.
•Vorrei che decisori, professionisti, pazienti e cittadini guardassero sempre alle migliori evidenze scientifiche nel prendere le proprie decisioni, accettando che in medicina le ragionevoli certezze della scienza non sono quasi mai bianche o nere, ma si articolano piuttosto in una scala di grigi.
Sì lo so, sto chiedendo troppo: difficilmente tutti i regali riusciranno a passare dal camino. In tal caso, caro Babbo Natale lasciali pure dove vuoi perché io da 37 anni sono sempre sveglio H24 e 7 giorni su 7 per tutelare, sempre più a fatica, la salute di 60 milioni di persone.

PS. Per favore, cerca di convincere tutti a lasciar perdere le classifiche sui sistemi sanitari che mi collocano ancora ai primi posti nel mondo: nessuna di loro è in grado di misurare accuratamente il mio stato di salute!


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