Dal governo

Statali, doppia incognita sui nuovi contratti

di Tiziano Grandelli e Mirco Zamberlan

Riapre la stagione dei rinnovi contrattuali per il pubblico impiego dopo cinque anni di blocco. Il primo atto è costituito dalle risorse previste nella legge di Stabilità. Il comma 466 quantifica in 300 milioni di euro la spesa per il triennio 2016-2018 e ne vincola 74 a Forze armate e Corpi di polizia e 7 al personale statale non privatizzato. L'operazione è conseguente alla sentenza estiva della Corte costituzionale che ha dichiarato l'illegittimità delle norme che hanno bloccato i contratti pubblici. Le fasi successive richiederanno, comunque, parecchio tempo, atteso che la procedura non è certamente agevole: atto di indirizzo, ipotesi di contratto, visto di Governo e Corte dei conti e firma del Ccnl. A questo si deve aggiungere la non facile partita della ridefinizione dei comparti.

Conti alla mano
Il finale rischia di non essere trionfante per la busta paga. I conti sono presto fatti: dai circa 100 euro lordi pro capite di risorse a disposizione si devono togliere, più o meno, 33 euro di contributi e Irap a carico dell'ente (comma 467). La differenza, ripartita su 13 mensilità, porta a 5 euro mensili, ai quali andranno tolti i contributi e le ritenute erariali a carico del dipendente (almeno un 25-30%). Le risorse disponibili “potrebbero” non soddisfare i sindacati. Inoltre, non sarà recuperato il passato visto che la spesa è finanziata dal 2016 in poi e quindi, nella migliore delle ipotesi, per il quinquennio concluso sarà confermata solo l'indennità di vacanza contrattuale riconosciuta nel 2010. La legge di Stabilità prevede, inoltre, un intervento riservato alle Polizie, ai Vigili del fuoco e alle Forze armate: il comma 972 introduce, nelle more della riforma della Pa, un contributo straordinario di 80 euro al mese (da cumulare con l'altro bonus di 80 euro riconosciuto a tutti i lavoratori) esentasse in quanto ope legis non ha natura retributiva e non concorre alla formazione né dell'mponibile previdenziale né di quello fiscale.

L'aiuto alle Forze dell'ordine
Il cadeau non è rivolto solo ai dipendenti ma anche allo stesso Stato che, in questo modo, risparmia contributi previdenziali e Irap. La disposizione pone, quantomeno, qualche perplessità in ordine alla legittimità costituzionale. Indubbiamente il legislatore vuole riservare un particolare trattamento di favore a questi comparti, visto che la misura vale 510 milioni mentre per il rinnovo del Ccnl ne ha previsto circa trecento. Un ulteriore intervento ad hoc è riservato al Corpo di polizia penitenziaria che beneficerà di quasi 1 milione di euro per la progressiva equiparazione del trattamento economico e giuridico a quello della Polizia di Stato. Anche sul fronte delle risorse destinate alla contrattazione di secondo livello non sembrano aprirsi grandi spiragli, almeno nelle more della riforma Madia. Le pochissime disponibilità destinate al rinnovo del Ccnl difficilmente andranno a vantaggio della contrattazione decentrata relegando, ancora una volta, la premialità a un ruolo di ancella. Onde evitare che la penuria di stanziamenti a livello nazionale venga compensata in sede di singola amministrazione, il legislatore blocca l'ammontare dei fondi all'importo costituito nel 2015, riproponendo un testo del tutto identico all'articolo 9, comma 2-bis, del Dl 78/2010, in vigore fino al 2014. Dal 2016, il fondo non potrà superare l'ammontare del 2015 e dovrà essere ridotto in proporzione al personale in servizio considerando, oltre ai cessati e ai nuovi assunti, anche il personale assumibile. La novità riguarda proprio la possibilità di considerare, oltre al personale effettivamente in servizio, anche quello assumibile sulla scorta del turnover. Il blocco delle risorse decentrate avrà sicuramente effetti rilevanti sulla contrattazione decentrata, reintroducendo un sostanziale blocco delle progressioni orizzontali, soprattutto per quegli enti che hanno già ipotecato tutto il fondo disponibile; al massimo si potrà pensare di riutilizzare le economie create dalle cessazioni. Certamente non è nemmeno ipotizzabile di dare attuazione alla tanto invocata premialità per i più meritevoli. Per i Comuni privi di dirigenza sono bloccate al 2015 le somme a disposizione per le posizioni organizzative, anche se fuori dal fondo, come sancito in precedenza dalla Corte dei conti.

Niente autonomia sulle progressioni
In sintesi, anche se sono stati abrogati i vincoli sulle progressioni e sul trattamento economico individuale, di fatto non ci sono le risorse per alcun tipo di autonomia su questi fronti. Ulteriore stretta è prevista per i fondi sia della dirigenza che del comparto ai quali non potranno più confluire i compensi spettanti ai dipendenti nominati nei consigli di amministrazione delle partecipate (comma 235). Per gli stessi componenti dei Cda, nonché per gli amministratori, per i dirigenti e per i dipendenti delle società partecipate viene introdotto un massimale per i compensi lordi annui, pari a 240mila euro. Il comma 226 prevede un nuovo strumento per compensare gli errori commessi nella costituzione dei fondi per la contrattazione decentrata, così come previsto dal cosiddetto salva Roma (articolo 4, Dl 16/2014). A tal fine, gli enti virtuosi potranno utilizzare i risparmi effettivi derivanti da processi di riorganizzazione della dotazione organica dirigenziale, che dovrà essere obbligatoriamente rideterminata da Regioni ed enti locali ai sensi del comma 221, comprensivi dei risparmi derivanti dal turn over.


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