Dal governo

Croce rossa, migliora la gestione ma resta la zavorra del disavanzo (81 milioni)

di Er.Di.

Migliora la gestione contabile e amministrativa della Croce rossa italiana (Cri) ma restano delle criticità, tra le quali spicca il disavanzo delle «Unità territoriali» salito a 90 milioni, solo in parte «asciugato» dall’ottima performance del comitato centrale che ha chiuso il 2014 in attivo di 8.739.227 . Alla fine il rosso, secondo la relazione della Corte dei conti, è di circa 81 milioni. Una zavorra che continua a pesare sul percorso di riforma che proprio nel 2014 ha registrato un momento di svolta concretizzando il passaggio dal vecchio al nuovo stato giuridico della Cri con la costituzione in periferia delle Associazioni di promozione sociale (Aps) di natura privata e il rilancio del comitato centrale, in quanto coordinatore del processo di riforma e promotore di linee guida e direttive per tutta la Croce rossa.

Nel 2014 il vertice del management centrale, nel quadro della razionalizzazione delle strutture centrali e regionali, ha proseguito il lavoro di riassetto contabile, necessario per risolvere le criticità derivanti dall’estesa articolazione territoriale della Cri (avvalendosi della semplificazione derivante dalla privatizzazione dei comitati provinciali e locali, con la sola eccezione delle attività stralcio parte pubblica). Alla riorganizzazione, secondo la magistratura contabile, corrispondono:
- una situazione di instabilità finanziaria, da ricollegare in gran parte a posizioni debitorie (di parte) delle sedi decentrate;
- la necessità di definire compiutamente le rispettive poste debitorie e creditorie fra Centro, Regioni e articolazioni locali (in un contesto di sostanziale caos contabile di alcuni comitati locali).

«Vale la pena di sottolineare - sostiene la Corte dei conti - che a tale stato di disorganizzazione vanno direttamente riferite gravi difficoltà di recupero dei crediti. In tale contesto, il bilancio 2014 (sulla scia dei documenti contabili dell’ultimo biennio) evidenzia una corretta esposizione dei dati, corrispondenti alla realtà e nel pieno rispetto della normativa vigente». Ciononostante devono essere rilevati - anche in ragione del vasto contenzioso (l’origine del quale va ravvisata in specifiche condotte dei vertici dell’ente e della siciliana SI.S.E. sino al termine dello scorso decennio) - la preoccupante esposizione debitoria dell’ente che si avvia alla liquidazione; il perdurante disavanzo di cassa; il pesante ricorso all'anticipazione bancaria.

Al fine di fronteggiare tali criticità in un contesto di riduzione delle convenzioni pubbliche scese a circa 155 milioni (rispetto ai 163 del 2013) e nel quadro di razionalizzazione susseguente al processo di privatizzazione (nel 2014 relativo ai Comitati locali) la Cri, infatti, ha stipulato con il ministero dell’Economia un prestito trentennale per l’importo di 48 milioni (a fronte delle esigenze prospettate pari a 150 milioni). Contemporaneamente ha intrapreso, a livello centrale e regionale, un programma di dismissione immobiliare, anche con riferimento a importanti complessi storici (incassando solo poco più di 6,5 milioni negli anni 2013 e 2014 rispetto ai 36 preventivati); deciso una significativa riduzione delle spese correnti; risolto i rapporti convenzionali in passivo strutturale.


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