Dal governo

Ma 111 mld sono pochi?

di Roberto Turno (da Il Sole 24 Ore di oggi)

In fondo, al suo cospetto, la spending review sarebbe un gioco da ragazzi. Anche se poi la lotta alla corruzione e la missione della “buona spesa pubblica” sono le classiche due facce della stessa medaglia. Dove (e se) aggredisci l'una, fatalmente assesti un colpo all'altra. Perché l'obiettivo è identico, uguale non raramente il nemico da contrastare. E unico il fine, il traguardo che deve restare irrinunciabile: salvare il salvabile, mettere al riparo tutto quello che si può dell'universalismo ormai perduto delle cure - per quanto scolpito nella roccia dell'articolo 32 della nostra Carta - e un Welfare sanitario che continua a perdere pezzi e che fatalmente va cambiando pelle.

Il fatto è che la spending review, già di per sé assai complicata e non riducibile al facile slogan della “mitica siringa”, avrebbe in sé qualche carta in più per tarpare le ali ai prezzi gonfiati e agli acquisti fuori ordinanza. A parole, naturalmente, visto che, nonostante i risultati e i successi divulgati anche recentemente dalla Consip, i ritardi e i continui rinvii di questi anni con poste di bilancio che via via si sono modificate , hanno dimostrato quanto sia complicato in Italia ridurre e prendere seriamente di petto la spesa pubblica inefficiente e inutile. Dunque doppiamente costosa.

Ma la corruzione è un virus più sottile, si nutre dell'ingordigia umana, penetra non solo più nella società di un Sud devastato dalle mafie, ma circola avidamente pure nei gangli delle regioni ricche. Non lo combatti il virus della corruzione soltanto con le centrali uniche d'acquisto, che pure devono partire subito perché sono un'arma potenzialmente formidabile, se maneggiate con la giusta cautela. Contro la corruzione servono anche armi investigative, capacità d'ascolto del territorio e di quel mondo della sanità da più di 140 mld. Con 111 mld di sola spesa pubblica: sono davvero pochi?


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