Dal governo

Stati generali della ricerca, Lorenzin: «Fare sistema per dare opportunità ai pazienti e generare sviluppo»

di Rosanna Magnano

Una grande fucina è in azione per trovare il giusto mix di misure destinate a ridare slancio alla ricerca sanitaria made in Italy. Con la nuova linfa in arrivo del Piano nazionale della ricerca (2,5 miliardi, un quarto dei quali destinato alla sanità) e il prossimo bando Aifa per la ricerca indipendente da 48 mln in arrivo dopo l’estate. Una ricetta in corso di definizione tra finanziamenti nazionali ed europei, sinergie pubblico-privato, progetti strategici e e incentivi. È la mission degli Stati generali della ricerca, un ambizioso workshop di due giorni promosso dal ministero della Salute, in corso a Roma.

«L'Italia è un paese che fa tanta ricerca scientifica, abbiamo un ottimo impact factor - ha detto la ministra della Salute Beatrice Lorenzin - aprendo la kermesse - ma purtroppo non riusciamo a trasformare la nostra ricerca in brevetti che poi vengono realizzati nel territorio nazionale. E molti vanno all’estero. Dobbiamo riuscire a fare sistema, è necessario che tutto il paese capisca che la ricerca biomedica è un asset strategico per l'Italia, su cui puntiamo per crescere, dare sviluppo e dare più opportunità ai cittadini e ai pazienti».

In questa due-giorni, ha spiegato Lorenzin, «faremo un grande punto dello stato dell'arte, non solo della ricerca in Italia, ma anche delle proposte: non sono due giorni di convegno, ma due giorni di lavoro su misure concrete, con un confronto aperto tra ricercatori, operatori sanitari, il mondo dei pazienti, le associazioni, gli investitori».

Mattarella: «La ricerca è il nostro futuro»
Pieno sostegno dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: «Investire nella ricerca vuol dire investire nel nostro futuro - dichiara il capo dello Stato in un messaggio - e far crescere le potenzialità del paese. Per questo deve diventare una delle priorità dell'agenda italiana, anche perché è un modo per dare opportunità alle giovani generazioni ed evitare che alcuni tra i migliori siano costretti a costruire altrove il proprio percorso professionale».

«La ricerca sanitaria rappresenta un patrimonio dl conoscenze e di esperienze - afferma il capo dello Stato - di grande valore per la società, in termini dl qualità della vita, dl tutela della persona, dl crescita delle stesse potenzialità economiche. Il nostro Paese vanta eccellenze in questo campo, così come nell'applicazione di biotecnologie avanzate. Occorre per questo compiere ogni sforzo - sottolinea - per incrementare le risorse a disposizione e selezionare gli obiettivi sulla base dl strategie ben definite, e il più possibile condivise». Secondo Mattarella, «la mobilità dei giovani e la cooperazione tra le università e le aziende vanno certamente incentivate su scala globale: occorre tuttavia operare affinché anche il nostro Paese possa essere investito da questi benefici effetti. Il campo della ricerca in Italia deve essere aperto e fertile per i nostri giovani - ribadisce - e mi auguro che gli stati generali aiutino la definizione dl misure idonee affinché risulti significativo l'investimento sociale nella ricerca biomedica e nelle tecnologie applicate. Il dialogo con gli operatori, i ricercatori, i giovani studenti, le imprese è indispensabile: è questo un settore dove il coinvolgimento e la corresponsabilità sono condizioni dl buon successo». Secondo Mattarella, «la mobilità dei giovani e la cooperazione tra le università e le aziende vanno certamente incentivate su scala globale: occorre tuttavia operare affinché anche il nostro Paese possa essere investito da questi benefici effetti. Il campo della ricerca in Italia deve essere aperto e fertile per i nostri giovani - ribadisce - e mi auguro che gli stati generali aiutino la definizione dl misure idonee affinché risulti significativo l'investimento sociale nella ricerca biomedica e nelle tecnologie applicate. Il dialogo con gli operatori, i ricercatori, i giovani studenti, le imprese è indispensabile: è questo un settore dove il coinvolgimento e la corresponsabilità sono condizioni dl buon successo».

I numeri della ricerca sanitaria
I numeri della ricerca in Italia, sciorinati dalla ministra Lorenzin, sono di tutto rispetto. L’Italia investe in ricerca l’1,3% del Pil, pari al 7,9% di tutto l’investimento cumulativo della Commissione Ue e di tutti i Paesi della Comunità europea, . Il ministero della Salute rappresenta il 51% di tutta la ricerca biomedica di tipo competitivo finanziata dal sistema pubblico e il 17% di tutta la spesa nazionale in R&S nel settore biomedico ed è al 17° posto a livello mondiale tra le istituzioni che finanziano ricerca. Il 33,2% delle pubblicazioni scientifiche made in Italy è in campo biomedico e di queste circa il 60% è prodotto dagli Irccs, finanziati negli ultimi tre anni con 472 mln, sostenendo così il lavoro di 10mila ricercatori, che hanno ottenuto 32mila pubblicazioni gestendo 1,9 mln di ricoveri. Negli ultimi tre anni i fondi assegnati per la ricerca biomedica ammontano a 820 mln., di cui 348 mln su 831 progetti assegnati per bandi competitivi con processo di valutazione peer review internazionale. Per i giovani ricercatori sono stati destinati oltre 120 mln negli ultimi tre anni per 388 progetti. E nell’ultimo bando sono stati presentati 3mila progetti da 13mila ricercatori italiani. Complessivamente il Ssn ha investito 1,8 mld nelle attività di ricerca biomedica, risorse umane , strumentali ed economiche.

Giannini (Miur): «Nelle prossime settimane a bando 2,5 mld. Un quarto è per la sanità»
Ma non basta, l’Italia può dare molto di più. A patto di creare nel nostro Paese un ecosistema più favorevole e attrattivo e facilitare il passaggio dalle ricerche ai brevetti, «che non sono tanti quanto i progetti di successo», spiega la ministra dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini . E la sanità (insieme ad agrifood, spazio e fabbriche intelligenti 4.0) è uno dei quattro focus sui cui ruota il Piano nazionale della ricerca targato Miur, che dopo un’attesa di oltre due anni nelle prossime settimane metterà finalmente a bando 2,5 mld, un quarto dei quali sarà riservato alla ricerca biomedica e sanitaria. E consentirà all’Italia di raccordarsi con la strategia Ue di Horizon 2020, e di rastrellare - possibilmente con più efficienza - i fondi Ue a disposizione.

Un impegno confermato in giornata dal premier Matteo Renzi (non presente alla manifestazione) nella sua enews: «Domenica 1 maggio: onoriamo la festa del lavoro non solo con le cerimonie ufficiali ma con un Cipe straordinario che stanzierà 2,5 miliardi di euro sulla ricerca e un miliardo di euro sulla cultura. Il lavoro che verrà in Italia sarà creato anche e soprattutto dalla scommessa sul capitale umano: ricerca e cultura smettono di essere i settori da tagliare e diventano quelli su cui investire».

«L'obiettivo, condiviso da tutto il governo - ha spiegato Giannini - è di rendere il sistema della ricerca italiano attraente per gli investimenti ma anche per i ricercatori stranieri. Direi che è forse l'obiettivo più importante dell'esecutivo». Altra priorità per il cambiamento, ha spiegato Giannini, «è la valorizzazione del capitale umano, per la quale sono destinati circa 500 milioni di euro».

E lo status del ricercatore è una variabile importante. «Dobbiamo superare quello che è stato uno degli ostacoli maggiori nella ricerca - continua la ministra Giannini - vale a dire il trattamento giuridico dei ricercatori che oggi in Italia sono considerati alla stregua di dipendenti pubblici qualsiasi. Questo lo affrontiamo con la legge Madia che renderà la figura del ricercatore finalmente libera, una figura in grado di giocare con le stesse regole che hanno i ricercatori negli altri Paesi».

Snodo fondamentale dell’internazionalizzazione, anche il progetto legato alla struttura che ha ospitato l'Expo, cioè lo Human Technopole, un’iniziativa che prevede forti investimenti sulla ricerca di base, come quella biomedica, settore in cui l'Italia può vantare delle vere eccellenze. «Ci lavoreranno oltre 1.600 ricercatori. Ma ovviamente anche le università sono fondamentali, dato che il 70% della ricerca italiana si fa negli atenei. Possiamo dire - ha concluso Giannini - che stiamo superando il Novecento, con una ricerca che supera le barriere disciplinari».

Anche perché lo sviluppo di nuove terapie e nuovi farmaci oltre a permettere il raggiungimento di importanti obiettivi di salute, promuove anche un effetto domino che genera sviluppo per l’intera economia italiana. Lo ha sottolineato Claudio De Vincenti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. «Il Ssn è un punto di forza anche per lo sviluppo industriale. Premiare l'innovatività significa avere ricadute economiche diffuse. Rendere il nostro Paese di nuovo attrattivo: stiamo lavorando per costruire un sistema della governance del sistema farmaceutico che dia stabilità delle regole, proprio per attrarre di nuovo investimenti, innovazione e attività di ricerca». «Sarà importante - ha aggiunto - costruire un sistema di Health Technology Assessment che faccia da perno per sostenere le innovazioni nel sistema sanitario e le ricadute sull'economia».

Gli ostacoli da rimuovere per rilanciare la ricerca in Italia non mancano. Tra questi una legislazione sulle sperimentazione animale che penalizza i ricercatori italiani. «Siamo al palo su alcuni punti e la ricerca si deve sviluppare- ha detto la presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato, Emilia De Biasi - ma non possiamo avere vincoli sulla sperimentazione animale che non ha nessun altro paese in europa. Non è possibile. Non è pensabile che la ricerca italiana perda i bandi per quattro regole che non hanno più senso. Anche perché non si fa in Italia e si compra dall'estero. Peggio ancora, due volte colpiti, due volte umiliati». Un esempio di come sia necessario per i decisori politici mantenere sempre sempre mantenere uno stretto contatto con gli scienziati. «Il Caso Stamina insegna. Non è pensabile- conclude De Biasi - che si legiferi su ricerca e scienza senza un rapporto con la ricerca e la scienza».

Ricerca indipendente: 48 mln dal bando Aifa 2016 centrato su donne , bambini e biologici
Ed è in arrivo, subito dopo l’estate, il bando 2016 dell’Aifa per la ricerca indipendente. «Il bando 2016 - annuncia il presidente Aifa Mario Melazzini - avrà un finanziamento pari a 48 milioni di euro». Una delle tematiche centrali del bando sarà la medicina di genere: «Ci sarà un processo top-down - spiega Melazzini - e la donna nel suo insieme sarà al centro del percorso sperimentale. Altri focus saranno il bambino e le malattie rare e poi una linea su tutti i farmaci biologici che sono in scadenza di brevetto». I risultati raggiunti finora sono interessanti: tra il 2005 e il 2009 Aifa ha finanziato 207 progetti con 97 milioni di euro e solo nel 2012 sono partiti 24 progetti per 12,5 mln.

«La ricerca indipendente può diventare uno strumento a supporto della programmazione sanitaria - continua Melazzini - e un'opportunità di razionalizzazione delle risorse e governo dell'offerta, per supportare la sostenibilità del Sistema. Aifa, grazie al prezioso capitale umano ricco di competenze e di professionalità, utilizza anche la Ricerca indipendente come strumento quotidiano di lavoro per migliorare l'efficienza in un'ottica di programmazione delle attività e generare dati che in futuro possano impattare positivamente sul sistema sanitario. La ricerca indipendente dell'Agenzia è fondamentale perché contribuisce ad indagare aree terapeutiche altrimenti non di interesse della ricerca profit. Proprio per questo il prossimo Bando 2016, che sarà lanciato dopo l'estate con un'allocazione di 48 milioni, si concentrerà su tematiche di grande impatto per il Servizio sanitario nazionale. Verrà valorizzata e premiata l'innovazione e il processo di revisione dei progetti sarà condotto secondo il sistema di peer review internazionale».

Di innovazione e della sua corretta definizione ha parlato anche il direttore generale di Aifa Luca Pani nella sessione dedicata all'industria e biomedicina. «L'Italia può e deve diventare l'hub europeo della ricerca clinica e il nuovo Regolamento sulle sperimentazioni (il 536/2014 che entrerà in vigore nel 2018 ndr) costituisce un'opportunità in tal senso. Le nuove norme europee spostano la competizione dal livello nazionale a quello Ue e soprattutto assegnano un ruolo importante sia al paziente che agli investigators: è di fatto un Regolamento paziente-centrico e investigatore-centrico. Un passaggio chiave in questo percorso sarà anche la necessaria razionalizzazione dei Comitati etici, insieme alla prossima riforma della nostra Agenzia che consentirà l'istituzione di un'unica Commissione scientifico-economica che sarà operativa in maniera continuativa».


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