Dal governo

Con Calenda in arrivo allo Sviluppo economico, quando si sbloccherà il Ddl Concorrenza?

Sarà Carlo Calenda, da meno di due mesi rappresentante dell’Italia presso l’ Ue, il nuovo ministro dello Sviluppo economico. Lo ha annunciato l’8 maggio scorso il premier Matteo Renzi nel corso della trasmissione “Che tempo che fa”, precisando che «in settimana giurerà al Quirinale». La nomina è molto attesa e dovrebbe finalmente sbloccare l’iter del Ddl Concorrenza, in fase di stallo alla Commissione Industria del Senato dopo le dimissioni della ministra Guidi.

Le pressioni sul Ddl sono forti e da più fronti. Non a caso il presidente della X Commissione di Palazzo Madama, Massimo Mucchetti (Pd) nel corso dell’ultima seduta della scorsa settimana aveva già espresso al sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico Antonio Gentile «la più viva preoccupazione per la situazione di stallo che si è determinata, non imputabile in alcun modo alla Commissione stessa, paventando il rischio di ulteriori ritardi connessi all'approssimarsi delle elezioni amministrative». Sul tavolo un provvedimento da cui il Governo stesso attende «rilevanti effetti positivi sull'economia» e la cui approvazione definitiva, come affermato nel Def, sarebbe prevista entro giugno prossimo. Una deadline imprescindibile per la reputazione del Paese a livello europeo. Ora il nome c’è e quindi i giochi dovrebbero riaprirsi a breve.

Quello di Calenda, ha sottolineato Renzi, «è un ritorno, è stato vice ministro» allo Sviluppo economico fino all'inizio dell'anno, «lo avevamo mandato a Bruxelles, non immaginavamo lo scandalo che ha portato alle dimissioni della Guidi». E in proposito, Renzi ha sottolineato come sia «importante che qualche ministro, qualche politico si dimetta». «Purtroppo - ha continuato - c'è stato uno scandalo, una pagina brutta, mi dispiace molto personalmente per quello che è successo a Federica Guidi, ma lei almeno ha avuto il coraggio ed il buonsenso di rassegnare le dimissioni». Quindi, parlando della scelta di Calenda - che a Bruxelles si è insediato il 21 marzo scorso, prendendo il posto dell'ambasciatore Stefano Sannino, mandato a Madrid - Renzi ha spiegato quale deve essere il profilo del titolare dello Sviluppo economico. «A noi serve uno che sia in grado di maneggiare un ministero importante come quello dello Sviluppo economico - ha detto - che abbia l'intelligenza per ragionare del futuro, che vuol dire innovazione, manifattura 4.0, investimenti nelle aree di crisi». Per questo, ha concluso, «ho chiesto a Calenda, che già governava la macchina del ministero, di tornare indietro da Bruxelles e la prossima settimana dovrebbe giurare al Quirinale».

Il profilo di Carlo Calenda
Un manager dalla passione politica, in grado di legare concretezza operativa a doti diplomatiche. Per Carlo Calenda il rientro a Roma nel palazzo di via Veneto che ospita il dicastero è un quasi un ritorno a casa. È infatti stato vice ministro dello sviluppo dei governi Letta prima e Renzi poi, anche se, per gli impegni legati alla delega per il commercio con l'estero, è rimasto seduto poco sulla sua scrivania e ha speso molto tempo all'estero per promuovere il made in Italy e gli investimenti stranieri nel nostro Paese. È questo l'incarico che ha ricoperto fino a qualche mese fa, quando è stato nominato Rappresentante permanente d'Italia presso l'Unione Europea, un ruolo di ambasciatore “politico”, più vicino alle logiche Usa che a quelle Europee, necessario secondo il premier per gestire il confronto, non sempre agevole, tra Italia e Commissione Ue.

La storia di Calenda - nato a Roma nel 1973 dall'economista Fabio Calenda e dalla regista Cristina Comencini - si intreccia moltissimo con quella dell'imprenditore Luca Cordero di Montezemolo. Laureato in giurisprudenza alla Sapienza di Roma, comincia a lavorare per società finanziarie prima di approdare nel 1998 alla Ferrari, dove assume i ruoli di responsabile gestione relazioni con i clienti e con le istituzioni finanziarie. La società del cavallino rampante è in piena era Montezemolo. Una breve parentesi a Sky Italia e poi viene chiamato in Confindustria. A volerlo è anche questa volta il suo mentore. Lo nomina suo assistente e poi direttore dell'area strategica e affari internazionali durante la sua presidenza dal 2004 al 2008. Montezemolo incrocia successivamente anche il suo impegno politico. Calenda - che dopo Confindustria ricopre ruoli nell' Interporto Campano e nell'Interporto Servizi Cargo - viene scelto come coordinatore politico di Italia Futura, è il think tank economico del quale Luca Cordero è promotore e dal quale nascerà poi Scelta Civica. È con questo partito che si candida alle ultime elezioni politiche, nella circoscrizione Lazio. Non viene eletto, ma questo non rappresenta una battuta d'arresto.

Viene invece nominato vice ministro allo Sviluppo Economico nel Governo Letta e confermato nel ruolo anche da Renzi. La sua delega al Commercio con l'Estero lo porta a condurre numerose delegazioni di imprenditori italiani all'estero e a promuovere gli investimenti stranieri in Italia, favorendo anche l'acquisto dall'estero di aziende italiane. I travagli di Scelta Civica, un'avventura che considera conclusa nel febbraio 2015, lo portano poi ad aderire al Pd. A gennaio 2016 Calenda viene infine nominato Rappresentante permanente dell'Italia presso l'Ue. Prima di rivestire l'incarico, appena più di un mese fa, conclude però alcune missioni che aveva già avviato. La nomina è comunque una forte novità: si tratta di una posizione solitamente riservata ai diplomatici di carriera, mentre invece Calenda ci arriva con un ruolo decisamente più politico, una scelta che rompe una lunga tradizione e che, alcuni profetizzano, potrebbe inaugurare un nuovo metodo 'all'americana' da replicare anche in altre importanti ambasciate. Poi però arriva l'inchiesta della procura di Potenza che coinvolge Gianluca Gemelli, compagno del ministro Federica Guidi che si dimette in seguito ad alcune intercettazioni. Al suo posto ora arriverà Calenda.


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