Dal governo

Via al Fondo per contrastare la povertà educativa dei minori: 100 mln per tre anni dalle Fondazioni bancarie

di Pietro Vittorio Barbieri (portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore)

Stando ai più recenti dati forniti dall'Istat sono oltre 7 milioni gli italiani poveri. Di questi più di 4 milioni vivono in condizioni di povertà assoluta, che significa non potersi permettere il minimo indispensabile per vivere una vita dignitosa. Tra loro 1 milione e 45mila, ben il 10%, è rappresentato da minori. Numeri allarmanti e purtroppo in crescita. Davanti alla drammaticità di questo fenomeno, una decisa presa di posizione da parte del Governo era tanto necessaria quanto dovuta. Con la legge di Stabilità 2016 il tema del contrasto alla povertà entra stabilmente nell'agenda di Governo con due misure specifiche: l'istituzione, da un lato, di un “Piano nazionale di lotta alla povertà” e dall'altro del “Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile”.
Il testo del Protocollo e i meccanismi di gestione del Fondo saranno presentati oggi, 17 maggio, a Roma. Come stabilito dalla legge (art. 1 comma 393), il Fondo ha natura sperimentale per il triennio 2016-2017-2018, e sarà alimentato dalle Fondazioni di origine bancaria con uno stanziamento di 100 milioni per ciascun anno di sperimentazione. La legge prevede che un Protocollo di intesa, stipulato tra le fondazioni, la presidenza del Consiglio dei ministri, il ministero dell'Economia e il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, definisca le modalità di intervento, individuando le caratteristiche dei progetti da finanziare, le modalità di valutazione e selezione degli stessi, i criteri utili a realizzare il monitoraggio degli interventi al fine di assicurare la trasparenza, il migliore utilizzo delle risorse e l'efficacia degli interventi. L'istituzione del Fondo, destinato «al sostegno di interventi sperimentali finalizzati a rimuovere gli ostacoli di natura economica, sociale e culturale che impediscono la piena fruizione dei processi educativi da parte dei minori», rappresenta un passo decisivo e una misura fortemente innovativa: sostenere uguali opportunità di crescita significa investire nel futuro del Paese e dargli nuova fiducia.

Accanto ai soggetti promotori, e chiamato in causa nella governance del progetto, il terzo settore, quale organismo intermedio e più vicino ai cittadini, capace di mediare tra gli enti attuatori e le realtà beneficiarie, perché capace per sua natura di interpretare i bisogni sociali del territorio e di valorizzare le risorse della collettività locale, trasformandole in azioni mirate e diversificate a seconda del contesto. In sua rappresentanza il Forum nazionale del Terzo Settore si farà carico di verificare alcune possibili criticità, evitando che il piano diventi un ennesimo progettificio, ma che venga inserito armonicamente in un contesto di welfare già esistente, in maniera da creare sinergie, e non sovrapposizioni, con le altre misure a sostegno degli indigenti.

Le azioni messe in campo dal Fondo dovranno quindi coesistere, ad esempio con il Sia (il Sostegno per l'inclusione attiva per le persone che si trovano in situazioni più svantaggiate) o con i percorsi socio-educativi e di alfabetizzazione finalizzati a limitare la dispersione scolastica e a facilitare la fruizione del tempo libero, o anche con il Reis, il Reddito di Inclusione Sociale che auspichiamo venga presto realizzato. Inoltre gli interventi che avranno l'obiettivo di contrastare il fenomeno dell'emarginazione sociale, dovranno essere opportunamente valutati prestando particolare attenzione alle realtà territoriali dove il fenomeno ha maggiore concentrazione, così come alle periferie dei grandi centri urbani dove una bassa presenza di strutture funzionali corrisponde spesso ad un più basso rendimento scolastico. Sarebbero auspicabili interventi di livello nazionale e regionale. Va infine tenuto presente il tema dei minori stranieri, in costante crescita nel nostro Paese, che devono ricevere adeguato supporto ai fini di una piena integrazione educativa e per lo sviluppo della coesione e della inclusione sociale.

È una grandissima sfida per il terzo settore italiano
Il Forum, insieme agli altri soggetti promotori del Fondo, deve riuscire a identificare quale strategia attuare, in chiave sussidiaria, sia rispetto ai finanziamenti specifici del Fondo sia, e soprattutto, in stretta relazione con le comunità locali e quelle istituzioni che si fanno carico delle situazioni di disagio e di povertà dei minori. Per un minore la povertà non è solamente uno stato di indigenza economica, ma l'impossibilità ad avere accesso a quegli strumenti e alle competenze necessarie per vivere in un mondo caratterizzato dall'economia della conoscenza, dalla rapidità e dall'innovazione, e che consentono uno sviluppo culturale, sociale, e la piena inclusione. Sappiamo che le negative condizioni economiche e contesti socio-culturali deprivati non permettono a un elevatissimo numero di bambini e adolescenti di leggere un libro, di visitare un sito archeologico o un museo, di avere la possibilità di accesso alla rete o anche di esercitare un'attività sportiva. Per questo è essenzioale il ruolo del territorio, dei comuni, delle scuole, e il terzo settore può mettere in campo le proprie reti “dal basso” e sussidiarie per far sì che gli interventi non siano “spot”, ma possano lasciare un segno indelebile.


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