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Aifa presenta il report Osmed 2015: spesa farmaceutica a 28,9 mld (+8,6%), consumi stabili. Territoriale a +8,9%. Strutture pubbliche a +24,5%. Boom innovativi. E il cittadino paga di più: +2,9% sul 2014

di Rosanna Magnano

Un balzo notevole dell’8,6% della spesa farmaceutica nazionale (pari a 28,9 mld) dovuto principalmente ai prodotti innovativi (farmaci anti Epatite C in testa che hanno prodotto un esborso pari a 1,7 mld), un calo importante nell’uso di antibiotici (-2,7%) che testimonia una diminuzione dell’uso inappropriato; un aumento dell’utilizzo di farmaci orfani (in Italia ne sono commercializzati 66) anche per rispondere alle malattie rare, uso più frequente dei biosimilari con effetti positivi sulla spesa. Sono questi alcuni dei trend registrati dal Rapporto Osmed sull’uso dei farmaci in Italia nel 2015, presentato questa mattina all’Aifa.

«I dati contenuti nel Rapporto - spiega Mario Melazzini presidente dell’Agenzia italiana del farmaco - testimoniano l’evoluzione della spesa e del consumo di farmaci nel nostro Paese, in linea con i cambiamenti e i big trend in atto nel mondo della medicina. È importante sottolineare il ruolo del Servizio sanitario nazionale, che ha rimborsato più del 76% della spesa farmaceutica, cresciuta nel 2015 del 8,6%. In particolare le strutture sanitarie pubbliche hanno visto incrementare (+24,5%) le voci di costo legate all'acquisto dei nuovi farmaci innovativi, soprattutto quelli per il trattamento dell'epatite C». E aggiunge: «Dal punto di vista dei consumi, i dati mostrano invece un andamento sostanzialmente stabile, Ogni italiano ha assunto in media 1,8 dosi di farmaco al giorno».

Nel rapporto si confermano inoltre le differenze di genere, con le donne che presentano una prevalenza media d'uso maggiore rispetto agli uomini: nella fascia compresa tra i 15 e i 64 anni questa differenza è pari al 10%. Le donne inoltre mostrano livelli di prescrizioni più elevati per i farmaci antineoplastici, del Sistema nervoso centrale e dell’apparato muscolo-scheletrico.

Guardando al dato regionale, «il Lazio presenta la quantità massima di consumi (1.248,9 dosi ogni 1000 abitanti die), seguito dalla Puglia (1.235,7 DDD/1000 ab. die) e dalla Sardegna (1.219,1 DDD/1000 ab. die). La spesa lorda pro capite è maggiore in Campania (222,5 euro pro capite), seguita da Puglia (214,8 euro pro capite) e Calabria (208,9 euro pro capite)», rende noto Melazzini.

A focalizzare l’attenzione sul dettaglio dei consumi è il Dg di Aifa Luca Pani: «Sono ancora i medicinali per il sistema cardiovascolare la categoria maggiormente consumata dagli italiani, seguiti dai farmaci dell’apparato gastrointestinale e metabolismo, dai farmaci del sangue e organi emopoietici e dai farmaci per il Sistema nervoso centrale, fra questi gli antidepressivi SSRI si confermano i più utilizzati», spiega.

In termini di impatto sulla spesa farmaceutica complessiva i farmaci antimicrobici sono al primo posto (nel 2014 erano in quinta posizione), mentre gli antineoplastici e immunomodulatori si confermano al secondo e fanno registrare incrementi nei consumi (+1,9%) e nella spesa (+7,5%) da parte delle strutture sanitarie pubbliche.

I medicinali a brevetto scaduto rappresentano quasi il 70% dei consumi mentre - avverte ancora Pani - «è in aumento anche l’utilizzo dei biosimilari, soprattutto delle epoetine (+49%) e della somatropina (+21,5%), con effetti positivi sulla spesa farmaceutica». E «nel 2015 diminuiscono sia il consumo (-2,7%) che la spesa (-3,2%) di antibiotici. Anche l’utilizzo inappropriato di questa classe di farmaci è in diminuzione rispetto alle precedenti rilevazioni, e si attesta al di sopra del 30% in tutte le condizioni cliniche studiate. L’utilizzo inappropriato degli antibiotici per le infezioni delle vie respiratorie è presente soprattutto al Sud e nelle Isole, nella popolazione femminile e negli anziani» afferma il Dg Aifa.

La partita degli innovativi
Guardando agli innovativi, la spesa Ssn per i farmaci anti Epatite C per l’anno 2015 è stata pari a 1,7 miliardi di euro (7,8% della spesa Ssn), corrispondente a un consumo di 7,3 milioni di dosi giornaliere. Sofosbuvir è il primo principio attivo per spesa seguito dall'associazione sofosbuvir/ledipasvir. «I Registri di Monitoraggio rivelano che a dicembre 2015 erano stati avviati 31.069 trattamenti, i trattamenti avviati ad oggi sono 49.715», ha concluso Pani. Le Regioni Lombardia (8.821 trattamenti), Campania (6.647), Puglia (5.191), Lazio (4.336) e Sicilia (4.111) rappresentano insieme circa il 60% dei trattamenti avviati a livello nazionale.

Ma la grande partita dei farmaci innovativi e con costi enormi non si potrà ignorare neanche in futuro e richiederà finanziamenti specifici, avverte Pani, per far fronte a un’ondata di nuove molecole e a nuovi scenari epidemiologici. «Da qui al 2020, le stime degli analisti sulla nostra spesa farmaceutica - spiega - si attestano intorno ai 35 miliardi, con una crescita di circa 2 miliardi l’anno. Che saranno impiegati su oncologia soprattutto, malattie autoimmunitarie, epatite virale, immunosoppressivi e antivirali Hiv».

Come percentuale della spesa farmaceutica sul totale salute l’Italia si colloca in mezzo con il 15% tra Danimarca, che spende il 6%, e Ungheria che spende il 30 per cento. Come li spenderemo? «Non tanto in generici e Otc - continua Pani - che arriveranno insieme al 27% del totale, dal momento che le grandi genericazioni sono finite. Il 70% della spesa verrà da farmaci nuovi e difesi o non originali e difesi e li spenderemo soprattutto su oncologia, diabete e malattie infettive».

La spesa dei cittadini cresce
La spesa a carico dei cittadini, comprendente la spesa per compartecipazione, per i medicinali di classe A acquistati privatamente e quella per i farmaci di classe C, è stata di 8.380 milioni euro, in aumento del +2,9% rispetto al 2014. A influire sulla variazione è stato - spiegano dall’Agenzia - l’aumento della spesa per l’acquisto privato di medicinali di fascia A (+3,1%), della spesa per i medicinali di Classe C con ricetta (+2,1%) e il consistente aumento della spesa per i medicinali di automedicazione (+4,7%), a cui si aggiunge un lieve aumento della compartecipazione del cittadino (+1,4%). Per la compartecipazione a carico del cittadino, la spesa è risultata pari a 1.521 milioni di euro (circa 25,0 euro pro capite), raggiungendo un’incidenza sulla spesa farmaceutica convenzionata lorda del 14,0%. Rispetto al 2014, l’incremento della compartecipazione del cittadino è stato essenzialmente determinato dalla crescita della quota eccedente il prezzo di riferimento dei medicinali a brevetto scaduto (+5,4%), mentre risulta in riduzione la spesa relativa al ticket per ricetta/confezione (−5,5%). In media, per ogni cittadino italiano, la spesa per farmaci è stata di circa 476 euro.

I trend dell’appropriatezza
Riguardo l’appropriatezza, che in un contesto caratterizzato da risorse scarse, rappresenta «uno strumento essenziale per allocare le risorse in maniera efficiente», il Report Osmed conferma il trend di inappropriatezza nel trattamento con i farmaci antidiabetici: la percentuale di pazienti aderenti è risultata del 63,6%, in leggero calo rispetto all'anno precedente (-0,7% nel 2015 rispetto al 2014).

Peggiora l'appropriatezza d'uso degli inibitori di pompa protonica. Alla base del fenomeno, ormai conclamato in Italia ma che riguarda anche il resto del mondo, ci sono l'aumento delle patologie acido-correlate, il buon profilo di efficacia di questi farmaci, soprattutto per cicli brevi di terapia, l'ampia disponibilità di prodotti a costi contenuti ma anche la convinzione diffusa che i loro effetti collaterali siano trascurabili. Errori di valutazione che costano al Ssn ben 290 milioni di euro che potrebbero invece essere risparmiati.

L'impiego inappropriato di antibiotici supera il 30% in tutte le condizioni cliniche studiate, anche se in costante calo rispetto agli anni precedenti. L’inappropriatezza è più elevata nel Sud e nelle isole. Le patologie più a rischio: cistite acuta, influenza, raffreddore e laringotracheite acuta.


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