Dal governo

Lorenzin, farmaci: la sede Ema a Milano. L’Italia si candida per il post Brexit

di Roberto Turno (da Il Sole 24 ore del 25 giugno)

«Certo, l'Italia si può candidare. Io ci credo: ha i titoli, le qualità e le competenze. La nostra Aifa è un modello che tutti ci invidiano. E penso che il Tecnopolo di Milano sarebbe la sede ideale». Brexit potrebbe “regalarci” almeno un successo: la nuova casa dell'Ema, l'agenzia europea dei farmaci, che da sempre è a Londra ed è diretta dall'italiano Guido Rasi. Ma che con l'uscita della Gran Bretagna dall'Europa, dovrà per forza di cose trasferirsi. Ma intanto Beatrice Lorenzin, ministra della Salute, in una conversazione con Il Sole 24 Ore, candida a pieno titolo l'Italia. Perché abbiamo «le carte in regola». Nei tempi che saranno decisi e non senza concorrenza, forse Svezia e Norvegia. Ma l'Italia potrebbe partire già con più chance. In una Brexit della salute dai risvolti imprevedibili e temibili. Non a caso le industrie europee del farmaco hanno messo in guardia: «Vanno tutelati i pazienti». Mentre il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, ha ricordato le «conseguenze rilevanti nel settore farmaceutico» della Brexit e proposto di portare l'Ema in Italia.

Ma quel che preme a Lorenzin ricordare, sono le stime degli effetti sanitari della Brexit. «Si calcola che entro il 2020 in Gran Bretagna la spesa pro capite diminuirà di 135 sterline. E che si creerebbe una pericolosa instabilità sia nei servizi che in ambito industriale». Ma non basta: «Ci saranno ricadute sui ricercatori e sui medici e gli infermieri di cui il Nhs ha bisogno». E gli effetti sulla circolazione dei pazienti? «Al buio - afferma Lorenzin - c'è da fare molta attenzione. Senza scordare che molti inglesi vengono nel Continente a curarsi. Gli accordi che verranno chiariranno tutto, con la delicatezza del caso. Fare allarmi adesso è sbagliato, anche perché i vorrà tempo».

Una cosa è sicura: per medici, ricercatori e infermieri la Gran Bretagna sarà più lontana. E a pagare sono i giovani: l'esodo è soprattutto di neolaureati che se ne vanno e si iscrivono direttamente all'Ordine inglese, non a quello italiano. In 2.300 nel 2015 hanno lasciato casa per i Paesi europei, molti verso la Gran Bretagna, anche se non è possibile stimarli perché non hanno l'obbligo di comunicare al ministero dove si trasferiscono. Ma al ministero sono certi: le valigie le fanno loro. Neolaureati e senza lavoro.


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