Dal governo

Lea, aspettando Godot il nuovo diventa già vecchio

di Mario Lavecchia (vicesegretario nazionale Anaao Assomed)

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24 Esclusivo per Sanità24

Febbraio 2015: la ministra Lorenzin annuncia il varo dei nuovi livelli essenziali di assistenza (Lea). Poi la Legge di stabilità 2016 apriva il tormentone sulla congruità del fondo sanitario per garantire gli oneri derivanti dalla loro applicazione. Passano i mesi e tutti sono convinti che oramai è fatta per nuovi Lea. Alcuni giorni fa, però, la ministra Lorenzin sollecita le Regioni a dare la loro approvazione ai nuovi Lea. Immediata la risposta del Presidente della Conferenza delle Regioni che consiglia di aspettare l'ok del Mef. Aspettando Godot, è lecito chiedersi quali dovrebbero essere le caratteristiche dei nuovi Lea. Riteniamo necessari almeno tre requisiti: appropriatezza, esigibilità e sostenibilità. Appropriatezza vuol dire prevedere servizi e prestazioni efficaci, e non ridondanti, nel dare risposte ai reali ed essenziali bisogni di salute espressi dai cittadini. Già questo crea i primi problemi. I sistemi sanitari regionali offrono risposte diverse agli stessi bisogni espressi e possono, in forza delle modifiche del titolo V della Costituzione, dare, con fondi propri, prestazioni e servizi aggiuntivi ai Lea. A loro volta i cittadini esprimono nella richiesta di servizi e prestazioni priorità diverse. Queste differenze dovrebbero governare la Politica e, visto che la politica la fanno le persone, il Ministro di turno e gli assessori Regionali. Magari in accordo tra di loro. La seconda caratteristica è la garanzia che, una volta approvati, i Lea siano esigibili allo stesso modo in tutte le aree del Paese, indipendentemente dal luogo in cui il cittadino risieda o si trovi nel momento del bisogno. Ed indipendentemente dal reddito disponibile. Anche a questo deve dare risposte certe la politica. Terzo ed ultimo, ma non in ordine di importanza, la sostenibilità dei nuovi Lea, declinata sotto due aspetti fra loro inscindibili, quello economico e quello organizzativo. Sull’aspetto economico, dopo 17 mesi dalla loro enunciazione, assistiamo impotenti a un balletto di responsabilità fra ministro della Salute, Mef, Regioni: una gara a chi rimane con il cerino in mano. Servono 2 miliardi di euro per finanziare i nuovi Lea? Sono sufficienti gli 800 milioni previsti nella Legge di stabilità? Forse bastano 416 milioni? E ancora una volta si potrebbe discutere la congruità del fondo sanitario previsto nella Legge di stabilità, senza dimenticare la corsa ad un livello di spesa che non superi il 6,5% del Pil.

L' altro aspetto della sostenibilità è quello organizzativo, o, come oramai si dice, l'individuazione dei Leo (livelli essenziali organizzativi), cioè la quantità, e qualità, di personale, medici in primis, cui tocca garantire la erogazione dei Lea. Anche sul legame indissolubile fra Lea e Leo si è scritto molto e fatto poco, ed in varie parti anche male, assumendo come priorità le ragioni economiche, o di altro genere, piuttosto che quelle di salute. Alla faccia della centralità del cittadino! Una revisione dei Lea è certo necessaria, essendo mutate le condizioni epidemiologiche, le esigenze dei cittadini, lo sviluppo dei servizi sanitari regionali, alcuni dei quali alle prese con piani di rientro, i parametri economici. La novità di un aggiornamento che tenga conto del mutare delle condizioni sociali e sanitarie del Paese rischia di infrangersi, però, contro le lentezze dei decisori. Cittadini e operatori hanno il diritto di avere risposte certe in tempi certi, prima che il nuovo diventi vecchio.


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