Dal governo

Nuova governance e più risorse ai farmaci, la ricetta I-Com per assicurare le cure migliori senza pesare sul bilancio pubblico

Definire una nuova governance dell'intera spesa sanitaria che superi la logica dei silos e colmare il gap di finanziamento della spesa farmaceutica con misure fiscali ad hoc. Da una tassa di scopo sulle sigarette si potrebbero per esempio ottenere 714 mln per coprire la spesa dei farmaci più innovativi contro il cancro. Una misura che sommata a un delisting dei farmaci a basso costo potrebbe portare a un incremento di risorse diponibili per 1,5 mld l’anno. E devolvendo alla copertura farmaceutica il 14,85%, il 25% e il 50% dell’incremento del Fondo sanitario nazionale (Fsn) legato alle previsioni di crescita economica 2016-2019 si arriverebbe a una copertura aggiuntiva progressivamente in aumento fino al 2019. Sono questi alcuni suggerimenti proposti dal report dell'Istituto per la Competitività, I-Com, presieduto da Stefano da Empoli su «La riforma della governance farmaceutica: da una visione a silos a una olistica della spesa sanitaria».

Solo nel 2015, la spesa farmaceutica complessiva (territoriale e ospedaliera) ha superato la copertura prevista dall'attuale sistema dei tetti per circa 1,8 miliardi e anche in confronto ai principali paesi europei la spesa farmaceutica pubblica in Italia sembra essere sotto finanziata. Secondo le stime presentate da I-Com, se la quota della farmaceutica sul finanziamento sanitario pubblico fosse uniformata a quella di Francia, Germania e Spagna si avrebbero più risorse rispettivamente per 1,6, 2,1 e 4,5 miliardi di euro.

«Dinanzi a un meccanismo del genere e a un finanziamento pubblico insufficiente - ,spiega l'economista sanitario Davide Integlia, Direttore Area Innovazione I-Com - è necessaria una nuova governance del farmaco, per la quale bisogna innanzitutto superare la logica dei silos. La riforma dovrà necessariamente prevedere la combinazione di diverse misure di regolamentazione, per aggiungere risorse all'assistenza farmaceutica e usarle in maniera efficiente attraverso l'implementazione di un sistema di valutazione dell'impatto dell'innovazione che analizzi i costi e le conseguenze del recepimento di nuovi prodotti. Esso deve poi costituire un benchmark per tutti i livelli di governo della spesa sanitaria, quello centrale e quelli regionali».

Nel report, I-Com ha analizzato alcune misure fiscali che potrebbero colmare il gap attualmente esistente. In particolare, l'imposizione di una tassa di scopo per coprire la spesa dei farmaci più innovativi, ad esempio quelli contro il cancro, che dovrebbe andare ad aumentare il prezzo di vendita delle sigarette di un centesimo l'una. Si genererebbe, così un aumento annuale di 714 milioni di risorse aggiuntive a cui andrebbero sommate quelle provenienti da una percentuale dell'incremento del finanziamento del Fondo Sanitario Nazionale (FSN) legato alle previsioni di crescita economica 2016-2019.

In questo secondo caso, la devoluzione del 14,85%, del 25% e del 50% della crescita del Fondo alla copertura farmaceutica porterebbe a una copertura aggiuntiva progressivamente in aumento fino al 2019.

Un terzo strumento è quello del delisting di farmaci a basso costo, da abbinare, per pazienti non cronici o gravi, a un miglioramento della cultura dell'automedicazione che è propria di molti paesi dell'Ue. Secondo le stime di I-Com, tale misura potrebbe comportare la possibile riallocazione di 4,19 miliardi di euro annui, provenienti dai risparmi che si genererebbero sulla spesa privata, e 774 milioni di euro annui che si genererebbero invece dalla spesa pubblica. La sola imposizione della tassa di scopo, insieme alle risorse provenienti dal delisting, potrebbe portare quindi a circa 1,5 miliardi di euro aggiuntivi in ciascun anno.
Incrementare, dunque, l'utilizzo dei farmaci senza ricetta, riprendendo il tasso di crescita osservato in Italia fino al 2008, appare auspicabile per consentire un notevole risparmio ma anche per migliorare la qualità delle terapie ad oggi offerte in Italia.

«Sarebbe poi necessario abolire il pay back, una tassa ‘occulta' sull'innovazione, che mette a rischio l'accesso alle nuove cure per i pazienti nei nostri ospedali e rende meno conveniente investire nel nostro Paese, per le multinazionali che puntano soprattutto su ricerca e sviluppo di nuovi farmaci», ha aggiunto Stefano da Empoli, Presidente di I-Com. «Il settore farmaceutico è uno dei più produttivi per la competitività del nostro Paese e ricopre un ruolo socio-economico che non si esaurisce nel benessere collettivo ma produce importanti ricadute nel bilancio dello Stato. Per questo -ha concluso da Empoli- se l'Italia vuole rimanere a pieno titolo tra le principali potenze economiche mondiali, bisogna accelerare i tempi di sviluppo di una nuova governance».


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