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La Corte dei conti promuove l’Enpapi: ma è necessario tenere sotto controllo le spese

L’utile netto di esercizio dell’Enpapi, l’Ente nazionale di previdenza degli infermieri, scende 4,668 milioni di euro (-62,6%) mentre il patrimonio netto si attesta su un valore pari a 47,996 milioni di euro (+10,8%). Lo certifica la Corte dei cornti che ha controllato il bilancio 2015. Per la Corte «la significativa flessione che si registra nel risultato di esercizio dell’anno 2015 è da attribuire, in buona sostanza, al maggior incremento registrato dai costi (+21,8%) rispetto ai ricavi (+14,4%). Il patrimonio netto, composto dal fondo per la gestione (alimentato essenzialmente dai contributi integrativi e destinato a coprire le spese di gestione e le capitalizzazioni dei montanti integrativi), dal fondo di riserva e dall'avanzo di esercizio, nel 2015 si attesta a circa 48 milioni di euro, in aumento del 10,8 per cento rispetto all'anno precedente».

«Dai dati di consuntivo – evidenzia la relazione - emerge che le entrate contributive sono in continua crescita. Sono infatti passate dai 76,2 milioni del 2013 agli 89,1 milioni del 2014 (+17%) per attestarsi ai 91,5 milioni di euro del 2015 (+2,7%). L’indicato incremento è da attribuire all'aumentato numero degli iscritti all'Ente, ma, soprattutto, agli effetti delle riforme a carattere strutturale dell’Ente, con le quali sono state rimodulate, in aumento, tutte le tipologie di contributi. A fronte delle entrate contributive che si quantificano nei termini di cui sopra, si riscontrano spese per prestazioni di gran lunga inferiori, pari a circa 7,8 milioni di euro (7,6 milioni nel 2014)».

Quella dell’Enpapi, infatti, è infatti una gestione “recente” (l'Ente è stato istituito nel corso del 1998) e, quindi, con una forte differenza tra il numero degli iscritti, pari a 39.928 nel 2015, e il numero delle prestazioni previdenziali erogate nello stesso anno, pari a 2.241.
Le maggiori risorse finanziarie che si sono determinate nella gestione 2015, segnala la Corte dei conti, sono state destinate ad aumentare gli investimenti in attività finanziarie (dai 466,2 milioni del 2014 ai 468 milioni del 2015). «Tali investimenti hanno generato rendimenti netti oscillanti negli anni - sottolinea la relazione - . In termini percentuali, dopo la crescita registrata nel 2014, in cui si erano attestati al 3,39 per cento, nel 2015 hanno subito una contrazione, risultando pari al 3,11 per cento».


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