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Lorenzin in ospedale Rieti: «Situazione drammatica, ma lavoro straordinario. Poi servirà supporto psicologico»

«È una situazione drammatica, ma dobbiamo veramente dire grazie alla macchina dei soccorsi che è partita da stanotte. Gli operatori sanitari, i medici, i volontari della Croce Rossa, gli operatori della Protezione civile stanno facendo un lavoro straordinario. Ora c'è la parte più complessa, più acuta. È sotto controllo l'emergenza sangue, il trattamento dei pazienti. Ma nei prossimi giorni ci sarà un lavoro ancora più grande da fare ed è quello psicologico». Sono le parole del ministro della Salute Beatrice Lorenzin che si è recata oggi in visita all'ospedale de Lellis di Rieti, dove dopo il sisma che ha scosso il Centro Italia «hanno avuto un affollamento di ricoveri senza precedenti».
La struttura «sta reggendo l'urto con abnegazione, umanità e professionalità da parte di tutti gli operatori sanitari - osserva il ministro - C'è stata necessità di spostare pazienti e tutti hanno capito la situazione. I medici e gli infermieri sono tornati dalle ferie per dare una mano». Qui, sottolinea Lorenzin parlando delle aree colpite dal terremoto, «erano tutte famiglie giovani con bambini ed è una situazione veramente molto difficile. La Regione ha dato la sua massima disponibilità, siamo tutti allertati ma c'è bisogno di un grande supporto anche psicologico per le famiglie, per i genitori, per chi in questo momento sta cercando i propri cari: i pazienti sono dislocati in vari ospedali, quindi c'è anche un momento di disorientamento. Le famiglie sono separate, ma stiamo dando massima assistenza insieme agli ospedali romani e laziali, agli ospedali nelle Marche, nell'Abruzzo».

Il ministro ha vissuto da vicino il dramma del terremoto. «Nella mia zona c'è una grande comunità di Amatrice e di Accumoli, purtroppo abbiamo avuto notizie drammatiche di amici che erano qui con i loro figli a passare le vacanze». Nell'ospedale reatino il ministro ha trovato «persone che hanno perso i figli e non lo sanno, c'è chi ha perso la moglie, il marito». E si continua a scavare sotto le macerie. «I numeri è inutile darli, ma sono tante persone. Questo è un posto che si riempie durante le vacanze. Ci sono le case che le persone hanno da generazioni, arrivano con cugini, nipoti. I numeri non si possono dare. Certamente è stata rasa al suolo una cittadina e altre limitrofe. La situazione è complessa, ma siamo pronti ad affrontare i numeri grandi».
La macchina dei soccorsi, continua Lorenzin, «è partita nonostante ci troviamo in zone difficili da raggiungere, anche nel lato Marche dove c'è un grande intervento in atto. Si va in ambulanza all'ospedale di Ascoli, invece abbiamo dirottato tutti i pazienti più acuti, più gravi, su Ancona. Anche nelle Marche, dunque, siamo mobilitati perché le zone colpite sono isolate, in montagna”. Questa è la fase, precisa il ministro, “in cui stanno intervenendo i professionisti del soccorso. Nei prossimi giorni avremo bisogno di altro: ci sono centinaia di persone che non hanno più una casa, avremo la necessità di seguire chi ha perso i propri cari. Quindi ci sarà da ricostruire una zona. E su questo sono sicura che tutti sapranno fare un grande gesto di solidarietà».

Gara di solidarietà in corso
«C'è una gara di solidarietà da tutta l'Italia. E' da stamattina alle 6 che ci stanno chiamando medici, infermieri, persone che vogliono partire come volontari ma diremo quando è il momento più opportuno per farlo”. Stesso discorso per le donazioni di sangue: “Le stiamo raccogliendo in base alle necessità e fortunatamente al momento è tutto sotto controllo. Ma dobbiamo rispondere agli appelli quando vengono fatti, altrimenti rischiamo di ingolfare i centri di raccolta».
Da stanotte e anche in questo momento c'è tutto il fronte Protezione civile al lavoro, ricorda Lorenzin. «Stanno allestendo le tende, le cucine da campo, bisogna pensare a dar da mangiare e da bere, a coprire queste persone». Ci sono più fronti aperti e «poi nei prossimi giorni bisognerà immaginare di riportare a casa chi era qui in vacanza con la propria famiglia e di cominciare a trovare degli alloggi alle persone che invece hanno perso le proprie abitazioni».


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