Dal governo

La guerra dei 2 miliardi in più

di Roberto Turno (da Il Sole 24 Ore di oggi)

I governatori tengono alta la guardia, i sindacati sono in fibrillazione, le imprese e tutti i produttori e fornitori di beni e di servizi ad asl e ospedali stanno col fiato sospeso, partiti e Parlamento vigilano e fanno un pressing e un tifo finora solo apparentemente silenzioso. Perché 2 miliardi o solo 1 miliardo in più (se va bene) per la sanità pubblica nel 2017, fanno una grossa differenza. Di possibili investimenti o di calma piatta, di rapporto spesa/pil stabile o addirittura in diminuzione, con tutte le conseguenze del caso.

La dotazione del Fondo sanitario nazionale
È così ancora una volta la questione della dotazione del Fondo sanitario nazionale, il rebus di base, quello che si trascina dietro qualsiasi ipotesi di soluzione alle tante (troppe) partite aperte sul Servizio sanitario nazionale che caratterizzeranno l'autunno. A cominciare dunque dalla partita delle partite, la legge di Bilancio 2017. La “madre di tutte le leggi”, la ex Finanziaria ed ex Stabilità, sarà ancora una volta, e inevitabilmente, la madre delle scelte che saranno prese in materia sanitaria. Almeno 20 partite aperte, tutte di peso, squadernate sui tavoli del Governo. Il labirinto dei medici e di tutto il personale dipendente e convenzionato tra contratti e precari, i farmaci in cerca di nuova governance (e di ripiani col payback per le industrie), gli investimenti che latitano ma che servono come il pane come ha dimostrato il terremoto del 24 agosto, la spending review che avanza ma mai abbastanza, gli ospedali al bivio per tenere in nero i conti, il dramma delle cronicità e della non autosufficienza. Tutte partite che ne sommano dentro delle altre ancora, come una matrioska. Per non dire delle tre leggi attese con trepidazione da tanti: il rischio clinico per i medici, gli Ordini e gli albi nuovi di zecca, le farmacie che saranno acquisite dalle società di capitali (il 20% al massimo per regione per ogni catena che decida di farlo) col Ddl concorrenza. Abbastanza per mettere in fibrillazione le categorie.

Il Def per il 2017
E infatti. Ecco così gli occhi puntati sulla consistenza dei fondi per l'anno prossimo. Il Def per il 2017 dice 113 mld, 2 in più di quest'anno. L'asticella che la ministra Beatrice Lorenzin da tempo ripete essere necessaria e per la quale si sta battendo. Fatto sta che l'Economia frena, stretta tra tante promesse, una crescita che non c'è e un pil che indurrà a rivedere le previsioni del Def. Non a caso tra le Regioni, forse avvertite del pericolo concreto, comincia a circolare un'altra verità: l'aumento dei fondi, se ci sarà, potrebbe essere solo di 1 miliardo. Un miliardo in meno del previsto, con tutte quelle grane sul tavolo da risolvere. Col rischio di ripetere il balletto di un anno fa: sarà 1 mld in meno o 1 in più? Intanto - e non a caso - proprio ieri dalla commissione Salute delle regioni è partita una richiesta ai governatori: è «necessario» che nell'intesa alle porte sui Lea (Livelli essenziali) - che oggi i governatori sono chiamati a sdoganare in Conferenza Stato-regioni - «vengano richiamate le risorse quantificate in 113,063 mld per il 2017 e in 114,998 mld per il 2018 e confermate dalla prossima legge di Bilancio per il 2017». Appunto. Una richiesta perentoria che saranno i governatori a girare stamane al Governo. Come dire: «no 2 mld in più, no Lea». Per il Governo non sarà facile dare una risposta immediata. E sugli stessi Lea- che arriveranno al traguardo e saranno applicati con abbondante ritardo, anche perché devono andare al parere del Parlamento - i governatori sono pronti a frenare. La richiesta sarà di «una graduale applicazione» per le nuove prestazioni, a partire dall'adroterapia, e un contemporaneo delisting delle «prestazioni obsolete», con una valutazione entro i primi mesi del 2017 degli effetti del provvedimento in tutta Italia.
Mentre l'Economia tira il freno e mette in chiaro: serve nel provvedimento una clausola finanziaria per gli aggiornamenti dei tariffari per la governance farmaceutica, la specialistica ambulatoriale e la protesica. Forse per l'Economia i 2 mld in più per il 2017 non sono esattamente scontati.


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