Dal governo

«La governance funziona. Avanti così». Nel Report della Ragioneria generale dello Stato il punto sulle ricette dell’ultimo decennio: spesa imbrigliata (+0,1%) e disavanzo a -1,2 mld

di Barbara Gobbi

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24 Esclusivo per Sanità24

La governance c’è, perché è andata strutturandosi negli anni. Il contenimento della dinamica della spesa sanitaria, in buona parte conseguente alle misure di razionalizzazione assunte, pure. Tanto che, nonostante la bassa crescita economica registrata negli anni post crisi, dal 2008 a oggi, il rapporto tra spesa sanitaria corrente (considerando la rilevazione mediante i modelli di conto economico - CE) e Pil è arrivato ad attestarsi al 6,8% nel 2015. Nel suo terzo rapporto su “Il monitoraggio della spesa sanitaria”, la Ragioneria generale dello Stato fa il punto sulle ricette - se non virtuose, opportune - assunte per contrastare le dinamiche espansive della spesa sanitaria negli ultimi anni. «Siamo sulla strada buona», è il succo che in definitiva si trae dal documento. Anche se esistono ancora margini di intervento da sfruttare. Una posizione che in definitiva fa il paio con le dichiarazioni rilasciate proprio oggi dal premier Matteo Renzi, che a Milano ha annunciato l’altolà alla politica dei tagli lineari.

La dinamica allegra della spesa sanitaria ha conosciuto un decisivo “salto di paradigma” nel 2006, con il venir meno della logica dei ripiani a pie’ di lista che aveva portato a situazioni abnormi: tanto che in quell’anno dei circa 6 miliardi di disavanzo complessivo del settore sanitario, circa 3,8 erano concentrati nel Lazio, in Campania e in Sicilia. Da qui la stretta con lo strumento «assolutamente innovativo» dei piani di rientro, si legge nel report: se dal 2002 al 2005 la spesa sanitaria corrente era cresciuta in valore assoluto di 17.160 milioni (+6,8% annuo), nel quinquennio successivo si attestava a 14.437 milioni (+2,8%). Tra 2011 e 2015 è infine rimasta sostanzialmente stabile, con un tasso di crescita medio annuo dello 0,1%. Il risultato d’esercizio complessivo, nel 2015, è pari a -1,2 miliardi, seconda migliore performance mai ottenuta dopo i -927,8 milioni del 2014.
Eppure, come si è detto e come la RGS non manca di sottolineare, margini di ulteriore miglioramento, a fronte di una spesa influenzata essenzialmente dal fattore demografico (l’invecchiamento) e da quello tecnologico, esistono. Vanno recuperati tra le pieghe di un risultato aggregato decisamente contenuto - il tasso di variazione medio annuo della spesa corrente è leggermente negativo, pari a -0,1% - dove i principali componenti della spesa sanitaria mostrano performance schizofreniche.

Il contributo dlele Regioni in piano di rientro. E le Regioni? Per garantire una più puntuale rappresentazione dell’impatto dei piani di rientro sulle dinamiche della spesa nelle singole amministrazioni, il Rapporto 3 della Ragioneria le classifica in quattro gruppi omogenei: regioni sotto piano di rientro (Lazio, Sicilia, Abruzzo, Molise, Campania, Calabria), regioni sotto piano di rientro leggero (Puglia e Piemonte), regioni a statuto ordinario non sotto piano di rientro (Lombardia, Veneto, E. Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Basilicata + la Liguria) e regioni a statuto speciale (esclusa la Sicilia ma con l’aggiunta di Trento e Bolzano).Al contenimento della tasso di crescita della spesa sanitaria hanno concorso in modo significativo, dal 2006, le amministrazioni in piano di rientro, con una contrazione del 6,6% (in quelle non in piano di rientro la contrazione era di 2,3%) tra 2003-2005 e 2006-2010 del tasso di crescita medio annuo della spesa sanitaria. Si è approdati così a un +1,6% nelle regioni “sotto schiaffo”.

Le principali voci di spesa. Lavoro dipendente, consumi intermedi diversi dai farmacie farmaceutica convenzionata sono state, nel periodo 2002-2010, le componenti di spesa che più hanno inciso. Con andamenti estremamente differenziati nel tempo: la spesa per il personale si è quasi dimezzata, dal 4,8% annuo del 2003-2005 al 2,9% del 2006-2010. La spesa complessiva per la voce “prodotti farmaceutici” è passata da un incremento medio annuo del 17,4% (2003-2005) al 12,3% (2006-2010). «Aumenta notevolmente il peso percentuale dell’aggregato sulla spesa sanitaria totale - scrivono ancora i tecnici della Ragioneria - che passa dal 4,3% nel 2005 al 6,7% nel 2010». Un dato “lievitato” con l’introduzione di farmaci innovativi e con l’incentivo alla distribuzione diretta in diversi Ssr. Aumenta poi il peso specificodella spesa per «consumi intermedi diversi dai prodotti farmaceutici»: l’incremento medio “crolla” dal 10% del 2003-2005 al 3,5% del 2006-2010, mentre il peso sulla spesa sanitaria complessiva aumenta dal 18,6% (2005) al 19,2% del 2010.
Gli effetti di contenimento registrati nel periodo precedente trovano conferma nella fase 2011-2015, quando la spesa sanitaria si è mantenuta stabile (crescita a 0,1%). Il contributo più sostanzioso è arrivato dalle regioni in piano di rientro e in piano di rientro leggero: le prime hanno ridotto la spesa dello 0,2% annuo, le seconde dello 0,6%. Le amministrazioni non in pano di rientro hanno registrato insieme alle autonomie un +0,5%. La stretta maggiore ha riguardato lavoro dipendente e farmaceutica convenzionata: la spesa per il personale passa da un incremento del 2,9% nel periodo 2006-2010 a un -1,2% nel 2011-2015, abbassando il peso percentuale sulla spesa sanitaria complessiva dal 33,2% del 2010 al 31,1 per cento del 2015. Un “sacrificio” per gli addetti imputabile alla conferma del blocco del turnover per le regioni in piano di rientro e alle politiche di contenimento degli organici attivate dalle regioni non “in piano”. Forte anche il contributo che alla stretta è arrivato dai prodotti farmaceutici: la spesa è passata da un incremento medio annuo del 12,3% nel 2010 a un +6,5% nel periodo 2011-2015. Il peso della spesa per prodotti farmaceutici sulla spesa sanitaria complessiva aumenta dal 6,7% nel 2010 al 9,2% nel 2015. Incidenza che va attribuita principalmente ai nuovi farmaci per l’epatite C e, anche in questa fase, al rafforzamento della distribuzione diretta dei farmaci. Infine, le misure di contenimento su B&S (Dl 95/2012), con la centralizzazione degli acquisti, hanno comportato la drastica riduzione dal 3,5% del quinquennio precedente allo 0,5% del periodo 2011-2015, pur registrando un leggero maggiore impatto sulla spesa complessiva: dal 19,2% del 2010 al 19,6 per cento.



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