Dal governo

Renzi annuncia nuovi concorsi per medici e infermieri. Saitta: «Bene ma solo con un Fsn a 113 mld». Cgil: «Servono 18mila medici e 25mila infermieri»

di Ro. M.

Ieri il premier Renzi su Rai Tre ha promesso in prima serata 10mila assunzioni tra carabinieri e infermieri e concorsi «veri» per risolvere in corsia il blocco del turnover del personale medico e non. Ma il coordinatore degli assessori regionali alla Sanità, Antonio Saitta gli ricorda che certe promesse, quella delle nuove aasunzioni in sanità, si possono mantenere solo se il Fondo sanitario nazionale, con la Legge di Bilancio, «sarà aumentato a 113 miliardi come era in previsione». Con un finanziamento inferiore, avverte Saitta «ciò risulterebbe inattuabile». Quella del presidente del Consiglio, sottolinea l’assessore piemontese, «è una dichiarazione impegnativa, che non potrà non avere conseguenze sulla Legge di bilancio, in quanto l'assunzione di 10mila persone tra medici e infermieri, come ipotizzato, vuol dire un costo intorno ai 400 milioni di euro»'. Quindi, ha commentato, «lo interpreto come un impegno da parte del premier a mantenere l'aumento previsto del Fondo sanitario, di cui una parte servirà appunto per le assunzioni. Da parte nostra, sosteniamo la necessità di un aumento di 2 mld per arrivare ad un Fondo per il prossimo anno pari a 113 mld».

Sul tavolo, ha ricordato Saitta, «ci sono infatti anche altre priorità, a partire dal rifinanziamento del Fondo per i farmaci innovativi, per il quale 500 mln si sono rivelati insufficienti, e i nuovi contratti per la categoria».

La buona novella di Renzi viene accolta con favore dai sindacati. «Bene l'annuncio del premier Renzi sui nuovi concorsi in Sanità - afferma il segretario nazionale dell'Anaao-Assomed Costantino Troise - ma le assunzioni vanno fatte immediatamente perchè il sistema è già al collasso». Troise, infatti invita il premier a «passare dalle parole ai fatti».

«In molte regioni - avverte il segretario nazionale Anaao - anche a fronte della nuova normativa Ue sull'orario di lavoro, per altro inapplicata nella maggioranza delle realtà ospedaliere, già non si riesce a garantire il servizio ai cittadini». Negli ultimi 3 anni, sottolinea il leader sindacale, «sono andati via, non sostituiti, 6mila medici. E per rispondere alla normativa Ue, già nella Legge di stabilità dello scorso anno erano state promesse 3-4mila nuove assunzioni per i medici». Tuttavia, rileva, «ad oggi, dei concorsi annunciati non se ne è quasi vista traccia, mentre nel periodo 2016-2019 andranno via per pensionamento circa 7mila medici l'anno». Insomma, «negli ultimi tempi si sta parlando molto di sanità e Renzi ha detto che è finito il tempo dei tagli e che bisognerà assumere, senza però dare i tempi e senza dire quando il governo procederà ad assicurare nuovo personale. E' tempo - conclude Troise - di passare finalmente dalle parole ai fatti».

E il segretario della Fp-Cgil Medici Massimo Cozza, chiede un «piano straordinario di assunzioni». Per i prossimi tre anni, spiega Cozza, «servirebbe assumere almeno 18mila medici, oltre alla conclusione già nel 2017 del processo di stabilizzazione per i circa 8mila medici precari. E numeri ben più alti sono stimabili per gli infermieri». In ogni caso la Cgil giudica una «buona notizia» l'annuncio di nuovi concorsi nella Sanità da parte del premier Matteo Renzi. Dai dati del Conto annuale del Tesoro, avverte, «negli ultimi 5 anni (2009-2014) risulta che nel Ssn ci sono circa 6mila medici in meno, e nel solo 2014 sono cessati dal servizio circa 3500 medici». Inoltre, «nei prossimi anni ci sarà un esodo pensionistico rilevante, stimabile tra 60mila e 70mila unità nel periodo 2017-2026, calcolando un picco nel triennio 2021-2023 per il raggiungimento da parte di tanti del requisito di 42 anni e 10 mesi di contributi, compresi riscatti laurea e specializzazione, senza dover aspettare 66 anni e 7 mesi per la pensione di vecchiaia».

Per evitare il collasso, afferma la Fp Cgil è poi necessario «assumere almeno 25mila infermieri nel prossimo triennio». E sottolinea come, nel complesso, «nel Servizio sanitario nazionale (Ssn) dal 2009 al 2014 si è passati da 693.793 unità a 663.793: ovvero meno 30mila». Urgente, avverte il sindacato, è dunque lo sblocco del turn-over.

È urgente inoltre, ricorda il sindacato, «trovare una soluzione per i 3.500 ricercatori negli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico Irccs e negli Istituti zooprofilattici Izs in scadenza a fine anno e al momento senza alcuna prospettiva».

«Per evitare il collasso del Ssn - commenta Cecilia Taranto, segretaria nazionale Fp Cgil - serve assumere in sanità, attraverso l'approvazione urgente di misure che consentano lo sblocco del turn over a partire dal varo della prossima legge di Stabilità. Una manovra che non solo dovrà contenere uno stanziamento adeguato per il sistema nel suo complesso - confermando almeno quanto previsto nel Patto per la salute sottoscritto tra governo e regioni nel 2014 - ma che deve prevedere risorse sia per il rinnovo del contratto che per il superamento del blocco del turn over per tutte quelle figure che ogni giorno, tra mille difficoltà, garantiscono la qualità del servizio sanitario». La salute, conclude Taranto, «è un diritto che va garantito e, affinché non rimangano solo parole, servono precise scelte politiche da approvare subito».


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