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Spese sanitarie, da oggi si può dire no all’invio dei dati al Fisco

Infermieri, radiologi, psicologi, ostetriche, parafarmacie e ottici. A partire da oggi, i contribuenti che si rapportano con questi soggetti dell’area sanitaria possono esercitare direttamente la propria opposizione, affinché i dati sulle spese non siano comunicati all'agenzia delle Entrate e inseriti nella dichiarazione dei redditi precompilata. Il «no» può essere subito annotato sulla ricevuta o fattura, evitando di comunicarlo poi a posteriori al Sistema tessera nazionale (Sts) o alla stessa Agenzia. Per le fatture precedenti resta invece possibile rivolgersi all'Sts o alle Entrate. Quella che parte oggi è la “fase due” dell'operazione precompilata riguardante le spese sanitarie: il prossimo 730 sarà più completo, perché avrà nuovi dati in aggiunta a quelli trasmessi già dal 2015 dalle farmacie e dagli altri medici . Per le prestazioni rese o i medicinali venduti dal 1° gennaio 2016 ai pazienti/clienti, l'obbligo di invio dei dati al Sts è stato dunque esteso – con legge di Stabilità 2016 e decreto del Mef del 1° settembre scorso – a otto nuove categorie.
Questi soggetti (che devono aver richiesto l'abilitazione al Sts entro il 31 ottobre) devono trasmettere – entro il 31 gennaio 2017 – i dati sanitari di tutto il 2016: ricevute, fatture e scontrini “parlanti” (con il codice fiscale del contribuente, cioè).
Mentre per il paziente-contribuente la data spartiacque è, appunto, il 14 novembre. Perché cade oggi il sessantesimo giorno successivo alla pubblicazione del provvedimento Entrate del 15 settembre scorso con le modalità tecniche di utilizzo dei dati fiscali comunicati per le nuove categorie. Da oggi chi preferisce tenere riservate le visite da psicologi o ostetriche, deve attivarsi e chiedere al professionista di scrivere nella ricevuta o in fattura la propria opposizione all'invio.
Lo stessa possibilità è scattata poco tempo prima, a fine settembre, per le strutture sanitarie private non accreditate.
Nulla cambia invece per il diritto all'opposizione con gli specialisti che già dallo scorso anno inviano le loro ricevute. In questo caso, la scelta di riservatezza è esercitabile già dal primo gennaio scorso. Mentre in farmacia basta non consegnare la tessera sanitaria.

Le nuove categorie coinvolte. Sulle nuove categorie, l'impatto grava in modo diversificato. Per gli psicologi, ad esempio, il tema dell'opposizione per ragioni di privacy, è centrale. Essi dovranno inviare al Sistema i dati delle ricevute emesse fino al 13 novembre, senza necessità di consultare il cliente, che potrà nel caso esercitare il diritto di opposizione a posteriori. Mentre per i documenti fiscali emessi da oggi (originale e copia) dovranno considerare le opposizioni espresse verbalmente, annotarle in fattura (che non va inviata). Gli Ordini consigliano quindi di esporre nello studio un cartello per informare i clienti del nuovo obbligo. Spiega il segretario del Consiglio nazionale dell'ordine degli psicologi, Alessandro De Carlo: «Si tratta in generale dell'ennesimo adempimento richiesto, ma non ci risultano difficoltà per l'accesso al Sistema».
L'accreditamento va a rilento per ottici e parafarmacie, accomunati dalle difficoltà di individuare con precisione il perimetro dei soggetti coinvolti. Superata questa prima fase, ora anche chi si è iscritto entro il 31 ottobre attende le credenziali.
In ogni caso, per molti, l'invio dei dati non avverrà se non dopo la chiusura dell'anno. E dovrà essere concluso entro un mese. Fa i conti Carla Bernasconi, vicepresidente della Federazione veterinari(Fnovi): «Dovremo trasmettere tutte le spese dal 1° gennaio 2016 in base ad un onere decretato il 15 settembre scorso». La proroga è già stata chiesta dall'Anmvi, associazione dei medici veterinari, al Mef. Anche gli ottici vorrebbero più tempo: «La proroga sarebbe proprio necessaria – dichiara Andrea Afragoli, presidente di Federottica – per consentirci di implementare i nostri software».
L'ingresso nella precompilata pesa un po' meno a radiologi, ostetriche e infermieri. Qui sono pochi i liberi professionisti che fatturano direttamente ai cittadini. «Su oltre 27mila iscritti all'Albo - ricorda il segretario del Comitato centrale, della Federazione tecnici di radiologia, Teresa Calandra – sono meno di un centinaio i colleghi chiamati a iscriversi al sistema tessera sanitaria, tra questi, ad esempio chi fa attività di radiologia domiciliare». Discorso simile per gli infermieri, tra i quali – sottolinea la Federazione Ipasvi – i liberi professionisti sono circa 36mila (contro 270mila dipendenti). «Quelli che possono definirsi davvero tali sono però al massimo il 25% di questa fascia, perché – commenta Francesco Scerbo, membro della commissione Ipasvi sulla libera professione – moltissimi soggetti con partita Iva sono in realtà collaboratori di aziende che esternalizzano alcuni servizi». Poche anche le ostetriche «autonome». «Non più di 300, aggiornate con una circolare» stima la presidente, Maria Vicario. Meno timori anche per le strutture sanitarie non accreditate: «I nostri associati sono ben preparati da tempo, perché disponevano già dei documenti tecnici su flussi e modalità di trasmissione», osserva Filippo Leonardi, direttore generale dell'Associazione italiana ospedalità privata (Aiop).

Le sanzioni. A preoccupare di più sono le sanzioni, pari a 100 euro per ogni errore, che sembrano tarate più per i professionisti con un limitato numero di fatture giornaliere. Spiega Davide Giuseppe Gullotta, presidente della federazione Parafarmacie italiane(Fnpi): «Per noi che gestiamo anche 3-400 scontrini al giorno il rischio di errore è troppo elevato, in particolare nei resi che sono molto frequenti». Anche gli ottici temono sanzioni, soprattutto per le fatture emesse prima dei nuovi obblighi. Speriamo - conclude Afragoli - in una valutazione caso per caso, con buon senso».


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