Dal governo

Il referendum costituzionale come occasione per rilanciare l’Agenzia nazionale della salute

di Ettore Jorio (Università della Calabria)

Www.astrid.eu, rassegna dell'11 ottobre 2010, IlSole24Ore-Sanità dell'1 ottobre 2013 e successivi sono stati gli appuntamenti editoriali nei quali ho ritenuto proporre, approfittando della paziente ospitalità di chi me lo ha consentito, la riforma delle riforme della sanità rinviando la sua gestione ad una ipotetica agenzia nazionale. Ieri sera il presidente Sergio Chiamparino, già chiamato a presiedere la Conferenza delle Regioni, chiarendo le ragioni del SI al referendum, non solo ha ritenuto condividere la sottrazione della sanità alla legislazione concorrente con relativa attribuzione allo Stato ma è andato ben oltre. Da Governatore di Regione, peraltro in regime di piano di rientro, ha fatto voti a che l'organizzazione della salute fosse riformata, con affidamento della medesima ad una Agenzia nazionale con relativo abbandono dell'attuale assetto aziendalistico, che ha generato danni alle persone e un Paese discriminato. Un sistema così inefficiente, fatte salve le eccellenze soprattutto riscontrabili nei migliori Irccs dei 49 esistenti, in quanto tali nettamente al di fuori delle più spudorate occupazioni che la politica fa delle aziende della salute, sia territoriali che ospedaliere. Ciò senza contare le cinque Regioni commissariate, senza ritorno, ove i miglioramenti sistematici ed economici si sono registrati esclusivamente a causa del venir meno dei dipendenti andati in pensione nel corso dei sette anni di loro durata e non più assunti.
L’occasione della revisione della Costituzione all'esame referendario, che allora (nel 2013) ci si augurava in tal senso, renderebbe percorribile una siffatta riforma, che genererebbe risparmi tali da rendere ampiamente sostenibile il sistema, ricorso alla più autentica meritocrazia nella selezione della governance, uniformità di prestazione salutari sul territorio nazionale, finora penalizzato in tutto il Mezzogiorno commissariato all'ingrosso, concreta integrazione delle prestazioni della salute con quelle relative all'assistenza sociale, finalmente riportata nella competenza legislativa statale. In tal senso, la percorribilità costituzionale dell'evento verrebbe offerta dalla modifica dell'art. 117, comma secondo, lettera m), cui gli elettori referendari dovrebbero garantire il loro consenso il prossimo 4 dicembre.

Dunque, l'agenzificazione del Servizio Sanitario Nazionale come migliore soluzione possibile. Con una Agenzia nazionale della Salute, da introdurre con una specifica legge ordinaria (una sorta della 833/78), a sovrintendere alla programmazione generale e alla gestione complessiva. Con tante Agenzie regionali e provinciali (per Trento e Bolzano), deputate alla rilevazione continua e a «perfezionare» la programmazione sulla scorta dei fabbisogni epidemiologici caratteristici territoriali. Insomma, una ipotesi fondata su un muovo modello gestorio utile a concretizzare una netta distinzione tra la politica e la gestione della tutela della salute, nonché diretta al miglioramento del controllo della economia specifica complessiva. Un po’ quello che è l'organizzazione delle Entrate, che ha fornito negli anni prova di razionalizzazione della spesa e di efficienza, anche in termini di controlli permanenti.
Il tutto senza confondere l'augurata neo-organizzazione con quello che fa oggi l'Agenas che, così come è stata sin ad ora, è stata sino ad oggi un autentico disastro per le Regioni assegnate alle sue «cure».


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