Dal governo

Dispositivi medici, la spesa cresce dello 0,8% a quota 5,76 miliardi

di Ernesto Diffidenti

Tra i beni acquistati dal Ssn, circa un terzo è costituito dai dispositivi medici. E secondo il Rapporto sulla spesa rilevata dalle strutture sanitarie pubbliche nel 2015 gli investimenti sono saliti dello 0,8% passando da 5,71 miliardi a 5,76 miliardi. Un aumento più contenuto, dunque, rispetto alla variazione del 2,6% registrata nel 2014 rispetto al 2013.

L’analisi dei dati regionali, tuttavia, evidenzia anche per il 2015 un’elevata variabilità nell’andamento delle tre categorie di dispositivi, con una riduzione degli impiantabili attivi (-0,7% pari a 507 mln di spesa), bilanciata dall’incremento dei dispositivi diagnostici in vitro (0,8% a quota 1,31 mld). Per i dispositivi medici, invece, in tutte le regioni la rilevazione dei dati di spesa è «generalmente in crescita: si passa, infatti, da 3,63 mld euro del 2014, su base nazionale, a 3,83 mld del 2015 con una variazione del +5,3%».

Rispetto al settore farmaceutico, il mercato dei dispositivi ha delle specificità di rilievo che ne rendono più difficile la regolazione e con maggiore necessità di efficaci azioni di governo: l’eterogeneità dei prodotti, la rapida obsolescenza, i livelli di complessità tecnologica altamente differenziati e la variabilità degli impieghi clinici, spesso strettamente correlata anche all'abilità el'esperienza degli utilizzatori.
Le manovre di spending review hanno introdotto un tetto per la spesa relativa ai dispositivi che, per il 2015, è stato confermato al 4,4% della spesa sanitaria totale pubblica.

«Il trend di aumento - è scritto nel rapporto pubblicato dal ministero della Salute - deve essere letto come miglioramento della rilevazione dei dati da parte delle Regioni, piuttosto che come aumento della spesa sostenuta». Il dossier, infatti, giunto ormai alla sua quarta edizione, consente un’analisi sulle modalità di gestione, governo ed impiego dei dispositivi medici e del loro impatto economico, rendendo disponibili e pubblici i dati relativi al loro utilizzo, a livello regionale e di azienda sanitaria.

Quanto alla spesa rilevata per regione, il primato spetta alla Lombardia (circa 550 milioni), seguita da Veneto (400) ed Emilia Romagna (374). In coda Valle d'Aosta e Molise. La crescita più significativa si è registrata nella provicnia automa di Trento (+35%), in Umbria (+29,3%) e in Calabria (+20,9%). «La variabilità regionale è funzione senz'altro della numerosità delle strutture pubbliche presenti sul territorio regionale, della loro offerta, nonché del livello di copertura dei dati trasmessi - sottolinea il rapporto - . Inoltre la numerosità dei dispositivi rilevati può essere influenzata dalla presenza di strutture pubbliche a diversi livelli di “specializzazione”, che potrebbero utilizzare insiemi di dispositivi medici molto eterogenei».

Sono le protesi ortopediche i dispositivi più venduti (412 mln la spesa rilevata), seguiti dai dispositivi per funzionalità cardiaca (337), protesi vascolari (292), dispositivi per sistema rtero-vemoso (261), nonché strumenti per esplorazioni funzionali ed interventi terapeutici (127).

Il commento di Assobiomedica
Per Luigi Boggio, presidente di Assobiomedica, i dati presentati dal ministero della Salute alla Conferenza nazionale dei dispositivi medici «mostrano un modestissimo aumento di spesa in dispositivi medici che non è reale, ma dovuto all'aumento del panel di strutture sanitarie che hanno fornito i dati rispetto allo scorso anno. Parliamo di una spesa che rappresenta solo il 5% del Fondo sanitario nazionale nonostante le tecnologie mediche siano strumenti fondamentali per realizzare percorsi diagnostici e terapeutici di qualità e nonostante le innovazioni tecnologiche consentano non solo migliori cure, ma spesso la loro adozione contribuisce a generare risparmi». Per Boggio la centralizzazione degli acquisti e il consistente calo dei prezzi di acquisto «sono elementi già sufficienti per il controllo della spesa, che se ben utilizzati si sono rivelati efficaci. Pertanto l’industria dei dispositivi medici è quella che più contribuisce e ha contribuito in questi anni alla sostenibilità del sistema e non necessita di altre misure di controllo quali il payback, adottando già un sistema di gestione consolidato. Ci sarebbe piuttosto bisogno di politiche di investimento per il servizio sanitario, che incentivino le imprese a considerare il nostro paese come un partner strategico per sperimentare e sviluppare attività di ricerca e innovazione».

Il mercato mondiale dei dispositivi medici
Gli analisti stimano che il settore dei DM, a livello mondiale, crescerà ad un tasso del 5,2% tra il 2015 ed il 2022, raggiungendo nel 2022 un fatturato complessivo di circa 530 miliardi di dollari (EvaluateMedTech, 2016).
Gli Stati Uniti d'America sono leader mondiale nella produzione e nel consumo di dispositivi. Nel 2015, il mercato statunitense era equivalente a più di 148 miliardi di dollari con previsioni di un tasso di crescita media annuale dal 2014 al 2019 del 5,3% arrivando ad un valore di 173,3 miliardi di dollari nel 2019 . Complessivamente il mercato americano rappresenta il 39% del mercato mondiale, seguito dall'Europa che detiene il 31% del mercato, dal Giappone con il 9%, dalla Cina (6%), da Russia, Cina e Brasile (2% ciascuno) e dal resto del mondo con circa il 9%.
In Europa, il mercato dei dispositivi medici genera un fatturato di circa 100 miliardi di euro l'anno e impiega oltre 575mila persone. Il 71% del fatturato totale in Europa è generato
in Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia, e Spagna. L'8% circa del fatturato globale è reinvestito in ricerca e sviluppo, equivalente a circa 8 miliardi di euro l'anno e, mediamente, al deposito di un brevetto ogni 50 minuti. In Europa, l'industria dei dispositivi medici si compone di circa 25.000 imprese, il 95% delle quali sono piccole e medie imprese, e principalmente piccole e micro imprese. La stessa compagine è ravvisabile nel mercato statunitense, dove l'80% delle imprese ha meno di 50 dipendenti .
In Italia, il settore dei dispositivi medici è caratterizzato da un alto livello di innovazione e mostra, rispetto all'economia nel suo complesso, un forte dinamismo. Nel 2014, l'osservatorio produzione, ricerca e innovazione nel settore dei dispositivi medici in Italia di Assobiomedica ha censito 4.480 imprese (di cui il 53% si occupa di produzione, il 42,6% di distribuzione ed il restante 4,4% di servizi), che occupano 68.189 dipendenti (di cui il 60,1% in imprese di produzione, il 32,2% in imprese di distribuzione ed il 7,7% in imprese di servizi) e hanno un fatturato medio di 5,4 milioni di euro.


© RIPRODUZIONE RISERVATA