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La Consulta: no al referendum sull’art. 18. Ok per vaucher e appalti

da www.ilsole24ore.com

Il referendum sull'art. 18 non si farà: la Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile il quesito. Il referendum proposto dalla Cgil puntava ad abrogare le modifiche apportate dal Jobs Act allo Statuto dei lavoratori e a reintrodurre la reintegra per i licenziamenti illegittimi nelle imprese sopra i cinque dipendenti. Via libera invece ai quesiti sull'abolizione dei voucher e sulla reintroduzione la responsabilità in solido “piena” tra appaltante e appaltatore. L'attesissimo esame di ammissibilità della Corte costituzionale sui tre referendum sul Jobs act promossi dalla Cgil con la raccolta di oltre 3 milioni di firme, come da calendario, era iniziato questa mattina alle 9.30 nella “Sala gialla” del palazzo della Consulta a Roma.

Consulta: inammissibile referendum su art.18
Scarno il comunicato della Consulta, nel quale si legge che nell'odierna camera di consiglio la Corte Costituzionale ha dichiarato: ammissibile la richiesta di referendum denominato «abrogazione disposizioni limitative della responsabilità solidale in materia di appalti» (n. 170 Reg. Referendum); ammissibile la richiesta di referendum denominato «abrogazione disposizioni sul lavoro accessorio (voucher)» ( n. 171 Reg. Referendum); inammissibile la richiesta di referendum denominato «abrogazione delle disposizioni in materia di licenziamenti illegittimi» (n. 169 Reg. Referendum).

Ok Consulta a referendum sui voucher
Il via libera arrivato dalla Consulta apre la strada a due referendum e il più importante è certamente quello sui voucher, i «buoni lavoro» da 10 euro lordi che il Jobs Act ha ampliato e modificato e che l'ultimo quesito della Cgil tende ad abrogare, cancellando, così, nei fatti, tutte le regole in vigore sul lavoro accessorio. Il governo ha già reso noto di voler intervenire su questa materia. «L'obiettivo - ha spiegato il ministro del Lavoro Giuliano Poletti - è ricondurre i voucher alla funzione per i quali erano stati disegnati, ovvero dare copertura previdenziale e assicurativa alle attività occasionali, portandole fuori dal lavoro nero». Se il governo lo farà con una nuova norma, il referendum cadrà. Ma prima la nuova norma dovrà passare al vaglio dell'Ufficio centrale per il referendum della Cassazione, che verificherà se sia aderente all'istanza quesito referendario. Pure a livello politico il clima è rovente da settimane: nel mirino continuano a esserci soprattutto i «vuocher».

Salvini: sentenza politica
Tra i primi a commentare la decisione della Consulta, nella parte in cui ha dichiarato inammissibile il referendum sull'articolo 18, il leader della Lega Matteo Salvini, che ha parlato di «sentenza politica, gradita ai poteri forti e al governo come quando bocciò il referendum sulla legge Fornero».

Riuniti 13 giudici sui 15 del plenum
All'apertura dei lavori i giudici hanno ascoltato gli interventi degli avvocati della Cgil seguiti da quello dell'Avvocatura dello Stato. A partire dalle 11.30 i giudici si sono quindi chiusi in Camera di consiglio per decidere la sorte dei tre quesiti. A riunirsi oggi sono stati 13 giudici sui 15 che costituiscono il plenum della Corte. È infatti assente per ragioni di salute il giudice Alessandro Criscuolo, mentre il Parlamento in seduta comune (oggi pomeriggio la prima convocazione presso palazzo Montecitorio, quasi certa la fumata nera) deve ancora deliberare il nuovo componente della Corte in sostituzione di Giuseppe Frigo, che ha lasciato la Consulta a novembre per motivi di salute in aticipo di un anno sulla scadenza del suo mandato.

Corte divisa sul primo quesito
Nessun rischio quindi di una situazione di parità, che avrebbe fatto “pesare” il voto del presidente Paolo Grossi, che in questi casi vale doppio. Mentre sul secondo (responsabilità solidale appalti, relatore il giudice Mario Morelli) e terzo quesito (abolizione voucher, relatore Giulio Prosperetti) non si prospettavano diversità di opinioni sull'ammissibilità, ed era quindi considerato probabile un via libera, la Corte sarebbe stata invece divisa sul primo quesito Cgil, quello sul ripristino dell'articolo 18, di cui è relatice la giudice Silvana Sciarra. È lei che ha guidato il partito dei favorevoli, contrapposto a quello dei contari capitanati dall'ex premier ed esponente di spicco del Psi Giuliano Amato, che ha sostenuto invece l'inammissibilità del quesito.


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