Dal governo

Terme: accordo rinnovato, il cittadino pagherà di più. In arrivo il setaccio dei Lea. E per le aziende scatta il payback

di B.Gob.

Anteprima. Almeno 5 euro in più nel ticket a carico del cittadino per far fronte alla copertura della quota parte di 3 milioni di euro - sui 5 milioni di spesa autorizzati dalla legge di Stabilità 2016 - per ciascuno degli anni 2016, 2017 e 2018 -, mentre alla copertura dei 2 milioni si provvederà con il Fondo sanitario nazionale. L’incremento del 3% delle tariffe massime per la remunerazione delle prestazioni erogate con oneri a carico del Ssn e tetti di spesa regionali il cui superamento darà titolo alla Regione «ad ottenere una nota di credito - fino a concorrenza dell’importo corrispondente - dalle aziende termali i cui volumi di attività e fatturato hanno concorso al superamento della spesa prevista a carico del Ssr».

Queste le principali novità dell’Accordo nazionale per l’erogazione delle prestazioni termali per il triennio 2016-2018, approvato dalla Conferenza unificata. Un patto scaduto a fine 2015, il cui rinnovo è stato preceduto dalla richiesta di Federterme di un adeguamento delle tariffe. Ma la revisione di compartecipazione, tariffe e tetti non è la sola novità: è in vista una revisione dell’elenco delle patologie, che andranno inoltre identificate tramite un codice correlato alla classificazione internazionale. Mentre eventuali altre modifiche rispetto alle prestazioni termali erogabili potranno arrivare con la revisione annuale dei nuovi Livelli essenziali di assistenza. Due i binari: le evidenze scientifiche, in particolare quelle prodotte dalla ricerca finanziata dalla Fondazione per la ricerca scientifica termale (finanziata con lo 0,40% del fatturato annuo lordi delle aziende termali accreditate), e la ricerca di nuovi modelli di assistenza “risparmiosi” che possano giovarsi dei benefici del termalismo.
Infine, sul pianeta terme approda la ricetta dematerializzata: un nuovo tavolo di lavoro Mef/Sogei dovrà lavorarci.


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