Dal governo

Nel Def 2017 mini crescita, misure di contrasto alla povertà e indicatori di benessere. Ma i sindacati bocciano il capitolo contratti Pa

di B.Gob.

Il Pil stabile con segno positivo (+0,1% nel 2014,+0,8% nel 2015, +0,9% nel 2016), una previsione di crescita per il 2017 confermata all’1,1%; il disavanzo in rapporto al Pil sceso dal 3% del 2014 al 2,7% del 2015 fino al 2,4% registrato nel 2016. Una pressione fiscale ridotta al 42,3% rispetto al 43,6% del 2013, ma in crescita al 42,8% per il biennio 2018-2019. È timidamente positivo il quadro delineato dal Def 2017 varato dal Consiglio dei ministri l’11 aprile e inviato alle Camere, per poi essere trasmesso entro il 30 del mese al Consiglio e alla Commissione europei. Intanto, ha incassato il“visto” dell’Ufficio parlamentare di Bilancio il quadro macroeconomico tendenziale per gli anni 2017-2020 trasmesso dal Mef lo scorso 28 marzo e presentato nel Def.

Le novità per il Welfare. Tra le misure innovative del Documento di economia e finanza, al netto dell’effetto annuncio, rientra la “ferma” intenzione del Governo di dare piena attuazione alla strategia di contrasto alla povertà: le risorse stanziate sono di 1,18 miliardi per il 2017 e 1,7 miliardi per il 2018. Lo ricorda il Piano nazionale di Riforma (Sezione III del Def), che segnala anche come l’azione sarà incentrata sul Reddito di Inclusione con un progressivo ampliamento della platea di beneficiari (già nel 2017 oltre 400 mila nuclei familiari, per un totale di 1,77 milioni di persone), una ridefinizione del beneficio economico e un rafforzamento dei servizi di accompagnamento; il riordino delle prestazioni assistenziali e il coordinamento degli interventi in materia di servizi sociali.

In allegato al Def, tra gli altri documenti, c’è l’inedito “Il Benessere equo e sostenibile nel processo decisionale”: «il governo italiano - si legge infatti nel comunicato del Cdm - primo in Europa e tra i Paesi del G7 ha deciso di introdurre in via provvisoria alcuni indicatori di benessere». Accanto agli obiettivi tradizionali e cruciali, come Pil e occupazione, il Def illustra l’andamento del reddito medio disponibile, della diseguaglianza dei redditi, della mancata partecipazione al mercato del lavoro, delle emissioni di anidride carbonica e di altri gas nocivi per il clima. Variabili per cui il Def fissa anche obiettivi programmatici. «Ora - ha affermato la presidente della Camera Laura Boldrini promuovendo i quattro nuovi indicatori di benessere equo e sostenibile - è importante che entri in funzione anche l'altro nuovo strumento recentemente varato dal Parlamento: il bilancio di genere, per valutare il diverso impatto delle politiche economiche sulle donne e sugli uomini, in termini di denaro, servizi, tempo e lavoro non retribuito»

La “nebbia” sui contratti Pa. «Un passaggio fumoso che non ci rassicura affatto. Se ieri, al nostro allarme sulle risorse per il rinnovo dei contratti pubblici, il ministro dell’Economia Padoan aveva fornito rassicurazioni sul rispetto degli impegni assunti, oggi non fa lo stesso il Def». La segretaria generale della Fp Cgil, Serena Sorrentino, in una nota accusa di “vaghezza” il documento, rispetto alle “certezze” fissate nell’accordo del 30 novembre , «che il ministro dell'Economia - attacca - non ha il potere unilaterale di mettere in discussione».
La categoria degli statali della Cgil vuole quindi che “Padoan chiarisca” la questione. Posto che per centrare l’aumento di 85 euro, concordato tra i sindacati e la ministra della P.a, Marianna Madia, servono altri 1,6 miliardi per il settore della Pa centrale e 1,2 miliardi per il resto. Ieri la Cgil si era già detta pronta alla sciopero generale in caso di risorse insufficienti. Inoltre per Sorrentino anche per «la stabilizzazione dei precari, questione affrontata sempre nell'accordo di novembre, bisogna rilevare che la vicenda non troverà soluzione soltanto con le norme sul Testo unico in discussione in Parlamento ma che ci sarà bisogno di un finanziamento specifico e aggiuntivo oltre quello relativo alle risorse per i contratti». Ed è «per queste ragioni che va chiarito e tradotto cosa vuol dire in termini di impegni quanto scritto nel Documento di economia e finanza», sottolinea Sorrentino.

I tagli ai ministeri. Infine, sul lato della spesa, anche sulla scorta della riforma della procedura di formazione del bilancio, torna in auge la stretta sui ministeri. Il Def prevede infatti che «le amministrazioni centrali dello Stato contribuiranno al conseguimento degli obiettivi programmatici con almeno un miliardo di risparmi di spesa all’anno» E «tale contributo sarà oggetto del Dpcm previsto dalla nuova normativa».


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