Dal governo

Vaccini, ecco il testo del Pd a firma Gelli. Obbligo anche per gli operatori sanitari e gli insegnanti

di Barbara Gobbi

Esclusiva. «Non esiste contrapposizione tra la ministra della Salute e il Pd, c’è un lavoro parallelo cui ci stiamo dedicando, con delle norme che potranno eventualmente servire a integrare i contenuti di un decreto d’urgenza del Governo. Se questa sarà la scelta». È la premessa che Federico Gelli, responsabile Sanità del Pd, tiene a fare prima di entrare nel dettaglio del progetto di legge a firma Pd sull’obbligo vaccinale a scuola, a cui sta lavorando. I vaccini in salsa renziana, in sostanza. «Sono convinto - precisa Gelli - che questo argomento sia prerogativa assoluta del Governo, davanti alla recrudescenza di malattie infettive e al rischio epidemie annunciato per l’Italia. L’intervento della ministra è più che legittimo, lo dico anche da medico igienista. Ma al di là delle competenze e del merito, come Partito democratico ci siamo sentiti in dovere di creare le condizioni per tradurre in un articolato le norme necessarie a far fronte alla controinformazione di questi ultimi mesi. Al netto dei ripensamenti di altre forze politiche, come il M5S, che solo nel 2014, lo ricordo, aveva presentato un Ddl anti-vax in cui parlavano dei lagami dei vaccini con tumori e autismo»

Andiamo sui contenuti...
Il Ddl a cui stiamo lavorando prevede sei capitoli. Il mio partito e il lavoro istruttorio condiviso con gli stakeholders - dalle società scientifiche ai professionisti, dall’Istituto superiore di sanità alle Regioni, i cui assessori ci sollecitano l’intervento del Parlamento - prospetta un panorama abbastanza chiaro. Si parte, com’è naturale, dalla piena implementazione del Piano nazionale vaccinazioni: l’Italia è l’unico Paese occidentale a garantire un’offerta così ampia, e sottolineo gratuita, a partire dall’entrata in vigore dei nuovi Lea. Dobbiamo utilizzare tutte le potenzialità del Pnv, comprese le attività di monitoraggio e controllo. E puntando forte sull’informazione... questo è il secondo punto da sviluppare nel testo: serve una efficace campagna istituzionale, è compito dello Stato garantire una corretta informazione ai cittadini.

E rispetto all’obbligo vaccinale, come vi ponete?
Questo è il terzo aspetto: in questa frazione temporale, per dare un colpo di reni rispetto alla perdita dell’immunità di gregge necessaria per impedire la circolazione dei virus, dobbiamo legare scuola dell’obbligo e vaccinazione. Voglio ricordare che dal 1999, quando un decreto del Presidente della Repubblica eliminò l’obbligo di presentare la certificazione per l’iscrizione a scuola sulle quattro vaccinazioni obbligatorie e previde solo una eventuale segnalazione e sanzione amministrativa - che nessuno ha mai fatto- nella sostanza le quattro obbligatorie sono equiparabili a tutte le altre profilassi. Chi non si adegua non è perseguito né segnalato e qui c’è stata una grave responsabiltà della scuola. C’era l’impegno a superare la fase dell’obbligatorietà con la corretta informazione e gestione dei flussi informativi, ma di fatto non si è provveduto adeguatamente.

Ma per quali vaccini andrà previsto l’obbligo ai fini scolastici?
Su questo non può essere la politica a scegliere, ma la scienza.

L’ipotesi Lorenzin parlava di un aggiornamento biennale delle profilassi...
Può essere una soluzione: credo che in 2-3 anni siamo in grado di monitorare l’oscillazione dell’epidemiologia delle infezioni, ma è bene che a parlare sia il mondo scientifico ed è su questo punto che al momento ci stiamo concentrando.

L’obbligo varrà solo per gli studenti?
No senz’altro. Nel nostro testo lo prevederemo anche per gli operatori sanitari e per gli insegnanti. Non è ammissibile che nel nostro Paese chi vuol fare il medico o l’infermiere sia anche un potenziale untore: la percentuale stimata dei professionisti che si vaccinano non supera il 20%. Prima di chiedere ai cittadini di fare questa scelta, va chiesto agli operatori di adeguarsi. Penso al test Mantoux della tubercolina che ho dovuto sostenere per iscrivermi alla Facoltà di Medicina... Negli anni, però, ci siamo rilassati un po’ tutti.
È importante ripartire dalla normativa che già esiste, ad esempio la disciplina sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Qualunque operatore sia privato che pubblico deve svolgere una mansione in totale sicurezza sia per se stesso sia per gli altri. Per gli insegnanti si deve prevedere lo stesso obbligo, ovviamente tenendo conto dei casi singoli,s che non possono sottoporsi per deficit immunitari alle vaccinazioni.

E chi non si adegua?
Al quinto punto della nostra proposta compaiono le sanzioni: a mio avviso, chi opera nella sanità pubblica e faccia della contronformazione, va licenziato.

La proposta Lorenzin sull’obbligo vaccinale a scuola ha già suscitato obiezioni di potenziale illegittimità costituzionale...
Al di là di alcune sentenze amministrative come quelle del Tar del Friuli che vanno verso un’interpretazione più positiva nei confronti dell’obbligatorietà, di fatto abbiamo davanti due diritti costituzionali: uno - il diritto all’istruzione - è squisitamente soggettivo, mentre l’altro - quello alla salute - è altrettanto soggettivo ma sconfina nella tutela dell’intera salute della collettività. Quando una mia scelta personale condiziona la salute della comunità, quest’ultima deve prevalere sul diritto del singolo. Le istituzioni sono tenute a tutelare la salute di tutti e inevitabilmente, a mio avviso, questo elemento prevale sul diritto all’istruzione. Poi, certo, vedremo cosa diranno i costituzionalisti.

Pensate a un sistema di controlli più stringente?
Il sesto punto del provvedimento a cui stiamo lavorando è proprio la farmacovigilanza specifica: dobbiamo fare in modo che l’Aifa in primis sia messa nelle condizioni di non avere buchi organizzativi. Serve un soggetto terzo, che abbia la capacità di un controllo ben fatto di quanto avviene in fatto di vaccinazioni, in Italia. La farmacovigilanza esiste già ed è robusta, ma i vaccini sono i farmaci più utilizzati nella medicina moderna ed è per questo che il ruolo di Aifa va potenziato.

Lo stesso Piano nazionale vaccini prevede un Fondo per le Regioni in difficoltà. Il plafond previsto dalla legge di Bilancio 2017 basterà per far fronte alla mole notevole di vaccini in più che arriverà con l’obbligo? Ed è pensabile calmierare i prezzi dei vaccini?
Quello delle risorse è un tema che rientra nella complessiva valorizzazione del Piano nazionale vaccini, con tutti gli annessi e connessi, ed è un tema su cui lavorare. Quanto ai prezzi, ottenere più vaccini a minor costo rientra nei normali effetti del mercato, se sapremo dotare l’Aifa di uno strumento forte come una legge nazionale, che consenta all’Agenzia di svolgere sia il monitoraggio che la governance dei farmaci legati alla vaccinazione.


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