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Performance sanitaria: l’eccellenza è in Toscana. Non solo Sud tra i peggiori. Ecco il ranking Crea 2017

di Lucilla Vazza

Continua a parlare toscano, lombardo e veneto la sanità considerata dagli stakeholder migliore d’Italia. Con la new entry Liguria che ha scalato diverse posizioni dallo scorso anno e l’Emilia Romagna che invece scivola di un paio di posizioni, ma resta comunque in pole tra le eccellenze della sanità pubblica. La maglia nera va ancora una volta alla Calabria con Abruzzo, Puglia, Friuli Venezia Giulia e a chiudere il Molise. Tutte le altre nella terra di mezzo: con il Lazio che , dopo anni di criticità, risale in sesta posizione a sfiorare il podio e Trento che, dal secondo posto del 2016, fa uno scivolone fino al 15° gradino. È questa la fotografia delle performance dei sistemi sanitari regionali presentata oggi dal Crea Sanità, il think-tank dell’Università di Roma Tor Vergata per la ricerca economica sanitaria. La valutazione della performance 2017 è stata effettuata su un set di 15 indicatori, tre per dimensione, selezionati dal Panel di esperti in funzione della loro rilevanza e attendibilità.

Il metodo
Il progetto, alla sua quinta edizione, considera però nel suo spettro di analisi gli impatti della spesa privata e gli outcome di salute della popolazione per rappresentare una modalità “terza” di valutazione complessiva della Sanità regionale.

L’approccio del Crea si fonda sul principio della multi-dimensionalità della performance e sulla multi-prospettiva, cioè sulla composizione delle diverse prospettive di cui sono portatori i diversi stakeholder dei sistemi sanitari. E poiché ogni contesto regionale rappresenta un mondo a sé, la valutazione multi-dimensionale consente di “filtrare” le prospettive di cui i diversi stakeholder del sistema sono portatori. Le dimensioni di valutazione sono cinque: sociale (equità), economico-finanziaria, appropriatezza, esiti e, per la prima volta, l’innovazione.

Paese che vai, giudizio che trovi
La spaccatura Nord-Sud rispetto ai problemi della sanità ha trovato una sua nuova dimensione nei criteri di misurazione della performance. Ogni regione la pensa a modo suo sugli indicatori di spesa. I panel che provengono dalle Regioni in piano di rientro, una minore spesa è “sinonimo” di migliore performance, mentre per chi arriva dalle Regioni in pareggio, la maggiore spesa non pregiudica a priori la performance.

Il Sud più in difficoltà valorizza il potere “salvifico” delle risorse, a dimostrare che chi dispone di più risorse, può creare migliore performance di sistema. In sostanza, il peso della dimensione economico-finanziaria (21,2%) cresce, ma assume un significato opposto a seconda del contesto di provenienza: per il Sud è l’unico volano possibile per migliorare le performance, nelle Regioni con i conti in ordine rappresenta l’approdo di una gestione efficiente. E lo stesso discorso va fatto analizzando il contributo per categoria di stakeholder: gli utenti sembrano dare maggior importanza al sociale e all'economico-finanziario (oltre il 50%) e meno valore poi alle dimensioni dell’appropriatezza, innovazione ed esiti, che sono sentite “più tecniche” e apparentemente più lontane dai cittadini.

Chi sale e chi scende
Per finire, si è ridotto il valore dato alla dimensione del sociale (20,2%), anche qui con una “spaccatura” geografica: rimane importante nelle Regioni in sostanziale equilibrio, mentre nel Sud una quota di disagio viene “pragmaticamente” considerata ineliminabile, almeno nel breve periodo.



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