Dal governo

Aspettando la manovra: un miliardo in più per l’edilizia sanitaria, resta il nodo superticket

di Barbara Gobbi (da Il Sole-24Ore di domenica 15 ottobre)

Il piatto ricco dell’edilizia sanitaria, con un rifinanziamento “ex art. 20” di almeno un miliardo in un triennio. La “pax” con le aziende farmaceutiche attraverso la transazione sul payback pregresso, che metta fine al contenzioso per gli anni dal 2013 al 2016 e rilanci la governance di settore. Questa la doppia certezza che ieri, al termine di una giornata di trattative serrate al Mef, la legge di Bilancio 2018 metteva in campo per la sanità. Tutto il resto - almeno fino a questa sera, quando i giochi si definiranno con il ministro dell'Economia Padoan di rientro da Washington - resta affidato alle ipotesi. In alto mare, innanzitutto, è l’eliminazione del superticket, su cui in manovra intanto «potrebbe arrivare un segnale». Ma è probabile che la partita si giocherà in Parlamento. Al momento tutte le opzioni restano aperte. Per cancellarlo, spiegano dal ministero della Salute, servono circa 500 milioni di euro. Un dato che deporrebbe a favore di una possibile copertura finanziaria della norma. Ma con quali modalità? Si va dall'ipotesi di una soppressione totale, al valutare il dimezzamento del “balzello”, che passerebbe quindi dai dieci euro attuali a cinque euro, oppure a una sua rimodulazione, sempre tenendo escluse le fasce di esenzione. Resta ancora aperta anche l'altra partita cruciale: il rinnovo dei contratti per tutto il personale della sanità. Appesa com'è alle sorti del Fondo sanitario nazionale e all'eventuale via libera del Mef all'imposta di scopo - 1 centesimo a sigaretta - proposta dalla ministra della Salute, Beatrice Lorenzin. Se l'imposta di scopo dovesse naufragare, si sta valutando l'ipotesi di un “Fondone” da un miliardo di euro, che andrebbe a finanziare tutti i contratti per la sanità. Quelli già a buon punto - della medicina convenzionata, delle farmacie e del personale dipendente - e quello della dirigenza medica, per cui si sta ancora definendo l'atto d'indirizzo. Servono almeno 600 milioni di euro, è la richiesta di Regioni e sindacati. Risorse che andrebbero a sommarsi a quelle già deliberate nella manovra dell'anno scorso, e mai incassate, visto che i contratti sono ancora tutti in stand-by. In questa nebbia, la certezza è che il Fondo sanitario nazionale non andrà oltre i 114 miliardi attesi: un miliardo in più rispetto al 2017. Ben che vada: la dotazione nominale è di fatto decurtata di 604 milioni, che le Regioni a statuto ordinario hanno dovuto versare dopo che le amministrazioni “speciali” si sono rifiutate di contribuire alla Finanza pubblica. Per questo la coperta è - come sempre - corta: l'eventuale “centesimo a sigaretta” o in alternativa il “fondone”, se mai il Mef decidesse di trovare le risorse, coprirebbero le richieste più impellenti e anche elettoralmente appetibili.
E sul fronte della farmaceutica? La strada si preannuncia finalmente in discesa: l'accordo proposto dall'Agenzia del farmaco (Aifa) sul ripiano degli sfondamenti del “tetto” (il cosiddetto payback) - da inserire in manovra - frutterebbe un incasso di 930 milioni in un triennio e, soprattutto, lo sblocco della governance di settore. Anche questo un capitolo che va decisamente affrontato: la spesa farmaceutica nazionale per gli acquisti diretti (ex ospedaliera) è fuori controllo e registra un disavanzo “monstre” per il 2016-2017 di 3,1 miliardi.


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