Dal governo

Legge di bilancio, il punto prima dell’avvio in Parlamento

di Barbara Gobbi e Rosanna Magnano

Alla vigilia dell’avvio parlamentare della legge di bilancio 2018, l’unico punto fermo sembra la soluzione del nodo sul payback farmaceutico pregresso. Le altre tre partite cruciali - le risorse per il rinnovo di contratti e convenzioni, l’abrogazione del superticket e nuova linfa per gli investimenti in edilizia sanitaria - sono rinviate alle Camere, sempre che trovino le coperture. «Per il Ssn è una legge di manutenzione, non una legge elettorale», ha tenuto a precisare la ministra della salute Beatrice Lorenzin .

Soluzione payback. Sui vecchi ripiani la manovra recepisce la tabella di marcia proposta dalla stessa Aifa: prima ripiano della spesa farmaceutica 2016, poi una rapida soluzione dei conti in sospeso sul payback 2013-15 (ma solo con le aziende farmaceutiche che abbiano già versato le eventuali quote dello scorso anno), per affrontare finalmente il nodo della nuova governance farmaceutica. Sul tavolo c’è un totale complessivo di 930 milioni di euro, stimati in base all’effettiva sottoscrizione degli accordi transattivi. Secondo la norma contenuta nell’ultima bozza disponibile, l’Aifa adotterà nei primi mesi del 2018 (entro 30 giorni dall’approvazione della manovra) le determine necessarie a ripianare il superamento del tetto della spesa farmaceutica territoriale e ospedaliera per il 2016 a carico di ogni singola azienda farmaceutica titolare di Aic, che nei successivi 30 giorni dovrà provvedere al pagamento, per consentire alle Regioni di incassare il payback. La stessa Aifa (entro 120 giorni dall’entrata in vigore della manovra) dovrà concludere le transazioni avviate sui contenziosi 2013-15. Ma le transazioni potranno chiudersi solo con le aziende farmaceutiche che abbiano regolarmente versato le somme eventualmente addebitate per il payback 2016, proprio per evitare altri contenziosi sul 2016.

Contratti appesi a un filo. I rinnovi contrattuali sono appesi a un filo sempre più sottile. Nell’ultima bozza disponibile del Ddl di bilancio non compare né un fondo ad hoc, che era tra le ipotesi allo studio tra ministero della salute e Mef, né la tassa di scopo proposta da Lorenzin che prevedeva di rifinanziare con un centesimo a sigaretta i due fondi previsti dalla scorsa manovra per i farmaci innovativi e innovativi oncologici. Una misura, quest’ultima, che avrebbe sgravato il Fsn complessivo liberando risorse per i contratti. Un ultimo tentativo di fare lobby è affidato a un possibile asse sindacati-regioni. Come chiesto dalle 18 sigle dei camici bianchi e del comparto al coordinatore degli assessori Antonio Saitta.

L’incontro è stata occasione soprattutto per tentare sul filo di lana un riallineamento del rinnovo contrattuale pr la dirigenza, che al momento attende ancora il varo dell’atto di indirizzo. «Capiamo la difficoltà economica delle Regioni - sottolinea Carlo Palermo, vice segretario nazionale Anaao Assomed -ma non si può andare a discutere all’Aran senza prima trovare un accordo politico, le regioni non possono fare dieci parti in commedia. In una logica di sottofinanziamento non possiamo restare schiacciati in un out out tra Lea e contratti. Quello che è stato garantito per il pubblico impiego, ovvero un aumento del 3,25% della massa salariale - e qui chiediamo di inserire nel monte salari anche l’indennità di esclusività - va trasferito anche per i medici sul Fsn. Poi possiamo anche chiudere dopo la medicina convenzionata e il comparto, ma va stabilito un patto sulle risorse». Sulla stessa linea anche la Fp Cgil medici: «Vogliamo provare a non scindere l’atto di indirizzo - sottolinea Andrea Filippi, coordinatore dell'esecutivo nazionale Fp Cgil medici - da un accordo politico con le regioni. Chiediamo trasparenza sulle effettive intenzioni di chiudere il contratto anche per la dirigenza. E poi bisogna aprire un tavolo parallelo a quello contrattuale per premere sul Governo e capire se si vuole davvero ancora garantire una sanità pubblica oppure no».

Il Fondo 2018. L’incertezza maggiore, per la Sanità, è legata proprio all’entità del Fondo sanitario nazionale. Se i 114 miliardi nominali per il 2018, uno in più rispetto al 2017, erano già seriamente decurtati dei 604 milioni di contributo alla Finanza pubblica imposto dal decreto 135 del giugno scorso (“Rideterminazione del fabbisogno sanitario nazionale”), l’importo di cui effettivamente potranno fruire le Regioni per la Sanità rischia di essere ulteriormente rosicchiato. Proprio mettendo le mani sui risparmi attesi nelle Regioni, grazie all’introduzione dei nuovi Lea. La nuova legge di Bilancio chiede infatti un «contributo destinato alla riduzione del debito» pari 2,2 miliardi: questa la principale voce che andrà ad alimentare il «concorso alla Finanza pubblica delle Regioni a statuto ordinario, per il settore non sanitario», che sarebbe dovuto essere di 2,7 mld e che viene ridotto dalla manovra di 100 milioni. Ai 2,6 miliardi di euro complessivi chiesti ai governatori si arriva, in definitiva, sommando ai 2,2 mld di cui sopra, una riduzione delle risorse per l’edilizia sanitaria pari a 94,10 milioni di euro e altri 300 milioni di euro «in ambiti di spesa e per importi proposti, nel rispetto dei Livelli essenziali di assistenza». I risparmi derivanti dalla rottamazione dei vecchi Lea, insomma, se il Ddl di Bilancio definitivo dovesse confermare questa bozza, andrebbero “versati” dalle Regioni allo Stato. Il Fsn nazionale perderebbe dunque anche per strada altri 300 milioni?

Il superticket. L’approdo in Senato, dove il Ddl comincia il suo iter - la scadenza per formalizzare gli emendamenti in commissione Bilancio è fissata al 7 novembre - è l’ultima chiamata per trovare le coperture. Idem per il superticket: «Servirebbero però 500 milioni - avverte il Dg della Programmazione della Salute Andrea Urbani - da compensare con un’entrata da qualche altra parte. Ma il vero problema è rivedere l’intero sistema della compartecipazione, che così com’è strutturato produce disuguaglianze. Intervenendo sulle fasce di esenzione per reddito. Ora abbiamo il 50% di esenti e così il sistema non è sostenibile».

L’edilizia. Terza scommessa su cui il ministero lavorerà a partire dall’attuazione del Dm 70, il pacchetto finanziamenti per il momento resta fermo a quanto stanziato dalla scorsa legge di bilancio (270 mln), ai fondi ex Inail per circa un miliardo su cui in questi giorni dovrebbe arrivare un Dpcm destinato alla messa a norma degli ospedali e dal residuo ex articolo 20 per circa 500 mln.

Le novità per i ricercatori. In arrivo 1.500 assunzioni, tra università ed enti di ricerca. E per i ricercatori impegnati in Irccs e Izs scatta un meccanismo di carriera “a piramide”. «È un nuovo sistema di inquadramento dei ricercatori scientifici e biomedici - ha spiegato la ministra - che permetterà loro di svolgere un percorso di carriera sull’arco di quindici anni: verranno valutati in base al merito e ai risultati e alla fine di questo iter avranno uno “split”. Potranno cioè decidere di rimanere nel Ssn oppure possono optare per la carriera da scienziato a un livello alto del settore ricerca».


© RIPRODUZIONE RISERVATA