Dal governo

Rivoluzione sul pianeta trapianti: ora si accredita il «programma»

di Barbara Gobbi

«Una diversa concezione dell’attività trapiantologica: dall’accreditamento del centro e di un’équipe, si passa all’accreditamento dell’intero programma trapianti, considerando - giustamente - che esso coinvolge l’azienda sanitaria sanitaria nel suo complesso». Così il direttore del centro nazionale trapianti, Alessandro Nanni Costa, dà il senso del documento approvato dalla Conferenza Stato-Regioni, che rivede profondamente i criteri fissati nell’ormai lontano 2002. Da allora è cambiato il mondo, incluso quello dell’attività trapiantologica. D’ora in poi, il direttore generale dell’azienda, che continua a essere responsabile del programma trapianti, nominerà un direttore di programma, che potrà essere un chirurgo ma anche un internista. In più, debutta il “bollino” per la Rete dei centri dialisi e per il “Follow up”, in una visione di hub&spoke regolamentato.

Ma il documento - che per il resto lascia inalterati i criteri numerici, tenendo conto anche che dal 2002 non c’è stato alcun aumento dei centri - segna un avanzamento sul fronte pediatrico, riconoscendo ai centri ad hoc la loro specificità con la definizione delle caratteristiche. Ancora: sono possibili reti regionali, con la previsione di regole comuni su tre centri o un unico programma su tre poli. Le sale operatorie, insomma, dovranno avere tutte le stesse caratteristiche, ma ci si sposta sulla base della funzione e non della struttura, sotto l’egida di un solo direttore di programma.

La Stato-Regioni ha dato il suo via libera anche al documento che formalizza i criteri - già in uso - sulla sicurezza del donatore di organi solidi e al protocollo sui donatori a rischio (in allegato i documenti).


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