Dal governo
Mobilità sanitaria, accordo in stand-by per la partita lombardo-veneta sulle tasse auto da 300 milioni
di Barbara Gobbi
L'intesa in Conferenza Stato-Regioni che dovrebbe chiudere la mobilità sanitaria 2018 (relativa all'anno 2016) slitta a data da destinarsi. Cosa fatta, in sede tecnica. Tutto da fare, sul piano politico. La Lombardia ha messo i bastoni tra le ruote, chiedendo come contropartita i crediti di sua spettanza - con il Veneto tra i primi "debitori" - cumulati negli ultimi dieci anni e relativi a tutt'altra partita: l'incasso della tassa automobilistica. Non sono briciole: la Regione guidata dal nuovo presidente Attilio Fontana vanterebbe circa 300 milioni di euro, ma il Veneto si oppone con forza a questa istanza.
Tanto che il Dg della Sanità del Veneto, Domenico Mantoan, ha votato contro la decisione della commissione Sanità delle Regioni - che aveva condiviso da un punto di vista tecnico le tabelle sulle matrici di mobilità - di sospendere su richiesta dell'assessore alle Finanze lombardo Massimo Garavaglia l'approvazione delle tabelle stesse fino alla risoluzione della questione della compensazione interregionale della mobilità in materia di tassa automobilistica.
Le trattative incrociate sui rimborsi fervono. Intanto, l'accordo sulla mobilità sanitaria 2018 da 4,6 miliardi (qualche centinaio di milioni in più rispetto al volume di affari precedente), è appeso a un "do ut des": se la partita sulle tasse auto si concluderà a suo favore, la Lombardia (la Regione a maggiore attrattività di pazienti) si dice disposta a veder ridotto l'impatto finanziario degli incrementi percentuali, che fanno capo al ricco parco del suo privato accreditato. Strutture del calibro di Humanitas, San Raffaele e Ieo, che come ovvio ricevono centinaia di pazienti extra-Regione, in primis dalla Calabria.
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