Dal governo

Liste d'attesa, lavori in corso sul nuovo Piano e su interventi immediati. A partire dall'intramoenia

di Barbara Gobbi

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24 Esclusivo per Sanità24

Tre gruppi di lavoro: libera professione intramoenia, attività e indicatori di ricovero, Pdta. Due obiettivi, su cui sono mobilitati ministero, Agenas, Iss, Regioni e cittadini: mettere a punto entro fine luglio il nuovo Piano nazionale liste d'attesa - che riveda e soprattutto renda operativo quanto fino a oggi la normativa (che risale al 2010-2012) non è riuscita ad ottenere - e intanto, in tempi rapidi, correre ai ripari con una serie di provvedimenti spot che mutueranno le best practice più significative. «Perché in alcune Regioni del Centro-Sud - avvisa il direttore generale della Programmazione della Salute, Andrea Urbani - i tempi per determinate prestazioni, dalla Tac alla Risonanza magnetica alla Pet, sono indegni di un Servizio sanitario universalistico, che è tra i migliori al mondo. Qui vanno veicolate le esperienza migliori».

La macchina per ridare trasparenza e cancellare una delle pagine più buie del nostro Ssn è ripartita: al ministero della Salute si è tenuta la prima riunione. Una decina le Regioni che si sono presentate, a questo primo appuntamento in cui è stato ufficialmente incluso il Tdm-Cittadinanzattiva. «Dalle sollecitazioni dei cittadini non si può prescindere», afferma infatti Urbani. Mentre il coordinatore del Tdm-Cittadinanzattiva, Tonino Aceti, apprezza «sia la modalità inclusiva di gestione sia la scelta di fare, finalmente, un bagno di realtà guardando alle tante esperienze valide». Come quella dell'Emilia Romagna, che è riuscita a rispettare il Piano, anche adottando provvedimenti cui il tavolo del ministero guarda con interesse. Tra questi, il blocco dell'intramoenia in determinate circostanze e la responsabilizzazione dei cittadini che non si presentano alla visita o all'esame, tenuti comunque a pagare la prestazione.

Il tavolo riparte da un testo su cui le Regioni si sono espresse a fine 2017 ma che, si è consapevoli, andrà profondamente rivisto. Il Tdm-Cittadinanzattiva ha puntato i piedi sulla libera professione intramoenia, alla quale si è poi ottenuto di dedicare un gruppo di lavoro ad hoc. «Chiediamo innanzitutto totale trasparenza nei confronti dei cittadini su ciò che già effettivamente c'é - spiega Aceti - come la possibilità di andare in intramoenia pagando soltanto il ticket, nel caso in cui le attese superino i tempi preventivati». Non solo: si sta pensando al blocco della libera professione nei casi di sforamento. Un tema che desterà senz'altro le reazioni dei medici. Ma Aceti tiene a precisare: «È chiaro che ogni nuova strategia dovrà tenere conto anche degli organici di camici bianchi e infermieri, dei blocchi contrattuali e del turnover che hanno pesato notevolmente sul personale».

Sempre ammesso che tutti siano d'accordo, le priorità indicate dai cittadini sono queste: più trasparenza sui tempi d'attesa; maggior controllo sui tempi, anche monitorando l'intramoenia; maggiore responsabilizzazione delle Regioni, ricordando che solo undici hanno attivato la commissione paritetica per il controllo dei volumi di attività; meccanismi di garanzia concreti in caso di mancato rispetto dei tempi; attenzione ai pazienti cronici, cui vanno riservate corsie di presa in carico a parte; maggiore trasparenza su diritti e doveri dei cittadini.

E le risorse? Ufficialmente, sono l'ultima delle priorità. «È un problema organizzativo più che di fondi - avvisa infatti Urbani -. Esiste un Fondo sanitario nazionale ed è lì che se mai le Regioni attingeranno. Certo è che siamo tenuti a dare una garanzia ai cittadini. Senza considerare che ogni ritardo diagnostico o terapeutico comporta potenzialmente, nel futuro, un moltiplicarsi successivo di costi di ricovero, farmaceutica o ambulatorio».


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