Dal governo

Governo Cottarelli, Walter Ricciardi in pole al ministero della Salute

di Barbara Gobbi

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24 Esclusivo per Sanità24

Sarà con ogni probabilità Walter Ricciardi, nato a Napoli 59 anni fa, presidente dell'Istituto superiore di Sanità e fresco della nomina, a Ginevra, a presidente della World Federation of Public Health Association (Wfpha), il ministro della Salute del Governo affidato a Carlo Cottarelli. Una nomina in sostanziale linea di continuità con l'inquilina uscente di Lungotevere Ripa, Beatrice Lorenzin.

Una lunga carriera internazionale alle spalle, strenuo difensore di un universalismo del Servizio sanitario pubblico «basato sul principio etico dell’equità», come aveva avuto modo di dichiarare in occasione della nomina al Wfpha, Ricciardi ha sposato in pieno le scelte fatte dalla gestione precedente. Da ultimo, quella sul ripristino dell'obbligatorietà vaccinale in asili, scuole materne e primi anni delle superiori, che aveva supportato con il puntuale apporto scientifico che l'Istituto superiore di Sanità è chiamato a dare al ministero della Salute. Una scelta netta, che si è concretizzata anche in una sezione del sito Iss Salute dedicata alle "fake news".

Il futuro ministro della Sanità avrà in ogni caso davanti a sé l'orizzonte temporale di un anno di incarico: Carlo Cottarelli ha infatti annunciato ufficialmente, accettando l'incarico conferitogli dal presidente della Repubblica, che nella migliore delle ipotesi il suo governo, se mai otterrà la fiducia, punterà all'approvazione della legge di Bilancio, per poi arrivare alle elezioni nella prossima primavera. In caso contrario, e cioè se l'opposizione giallo-verde di Luigi Di Maio e Matteo Salvini dovesse come annunciato votare "contro", il Paese andrà al voto dopo questa estate.

Ricciardi è in ogni caso un esperto di lungo corso e anche nella veste di direttore dell'Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane dell'Università Cattolica di Roma, ha ben chiare le priorità sanitarie dell'Italia . Intanto, la lotta alle diseguaglianze che spaccano tra Nord e Sud il Paese, ma anche i territori all'interno di una stessa area geografica. Poi, il progressivo impoverimento della popolazione, seguito alla crisi economica e al decennio di tagli alla Sanità che di fatto ha ridotto ai minimi il rapporto tra spesa sanitaria e Pil. Scelta confermata, da ultimo, anche nel Def 2018. Il contrasto delle iniquità, l'acceleratore spinto sulla prevenzione, il nodo "non autosufficienza" da sciogliere al più presto con le sinergie tra sanitario e sociale, la questione della spesa sanitaria delle famiglie. Che, come Ricciardi ha avuto modo di raccomandare in un editoriale pubblicato su Sanità24 a metà aprile scorso, va circoscritta «alle prestazioni appropriate, di bassa intensità assistenziale e non urgenti, sostenendo l’onere con i fondi integrativi, finanziati dallo Stato e dalle imprese private, nell’ambito dei programmi di welfare aziendale». Se avrà il tempo di mettere in campo questi propositi, con qualcuno dei colleghi di Governo potrà senz'altro "fare squadra". A partire da Enrico Giovannini, cui sarà affidato il ministero del Lavoro: per scongiurare quella che ha definito come la "tempesta perfetta tra invecchiamento della popolazione e malattie croniche", Ricciardi considera premessa necessaria la «riforma dei criteri di esenzione e l'intensificazione della lotta all’evasione fiscale, per evitare che il peso della spesa ricada sulle famiglie disagiate e sulle categorie dei contribuenti onesti».
Infine, ma certo non ultima per importanza, la ricerca. Che nel restyling dell'Istituto superiore di Sanità avviato e in buona parte realizzato subito dopo il suo arrivo all'Iss , è stata rilanciata. In un'ottica anche Ue. Perché, avvisava ancora il presidente Iss, «l’Europa è stata chiara: vengono finanziati progetti che portano risultati concreti per la gente e crescita economica. Non basta quindi essere bravi ricercatori, e il nostro Paese ha molti bravi ricercatori». In Italia il processo - garantisce il futuro ministro - è avviato: sono state messe in campo misure prese per potenziare la massa critica della ricerca biomedica italiana in Europa attraverso la creazione di “reti di competenza” per mettere a fattore comune le attività di ricerca dei singoli soggetti presenti nel Paese e di “reti di servizi” per supportare la loro attività sul piano internazionale.


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