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Cannabis terapeutica, la ministra Grillo rafforza l'import dall'Olanda: «Garantire continuità di cura»

di Rosanna Magnano

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24 Esclusivo per Sanità24

La ministra della Salute Giulia Grillo rafforza l'import di cannabis dall'Olanda per uso terapeutico, con l'obiettivo di garantire una continuità di cura ai pazienti che, sempre più numerosi, traggono beneficio dall'assunzione di questa sostanza.

Grillo ha infatti scritto al ministro della Salute olandese, Hugo De Jonge, si legge in un comunicato del ministero, per chiedere l’invio di ulteriori 250 kg del prodotto, in aggiunta ai 450 kg già concordati sia per il 2018 che per il 2019. Oltre il 50% in più. Il quantitativo totale del medicinale importato dai Paesi Bassi sarà dunque di 700 kg per entrambi gli anni. In aggiunta alla produzione nostrana, in crescita, dell’Istituto Chimico Farmaceutico militare di Firenze e all’importazione dalla Germania.

Il fabbisogno dei pazienti, che si stima in crescita, è stato calcolato dal ministero sulla base dei consumi effettivi degli ultimi due anni ed è pari a 500 chilogrammi. Alla luce di questo dato, la disponibilità garantita per il 2018 sarà di 700 chilogrammi. La produzione di cannabis terapeutica è attualmente demandata allo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze. Con l'aggiunta delle importazioni si dovrebbe riuscire a garantire la copertura del fabbisogno. In caso contrario, come è avvenuto lo scorso anno, potrà essere bandita una gara pubblica europea per la fornitura di cannabis medica al governo italiano attraverso il ministero della Difesa, che supervisiona la produzione e la distribuzione di cannabis medica in Italia.

«Cerchiamo così di dare una rapida e concreta risposta alle richieste pressanti e legittime dei pazienti e dei loro familiari - dichiara Giulia Grillo -. Questo è solo il primo passo di un percorso di attenzione che conto di rafforzare sempre di più nel tempo. Una somministrazione “a singhiozzo” e discontinua di cannabis, come di qualsiasi altro medicinale, mette a rischio i pazienti perché non garantisce i benefici che si ottengono solo grazie alla continuità terapeutica».

Nel nostro Paese la richiesta di cannabis a uso medico è in costante aumento, spiega il ministero, ma le associazioni dei pazienti segnalano da tempo i ritardi, i disservizi e una diffusa mancanza di scorte in farmacia.

La cannabis terapeutica può essere prescritta solo dal medico ed è utilizzata principalmente nella terapia del dolore per gravi patologie quali la sclerosi multipla e le lesioni midollari, ma anche nella cura dei tumori per alleviare i sintomi causati dalla chemio e radioterapia.

«Anche per questo - conclude il ministro - è inaccettabile che la sua distribuzione non sia garantita in modo uniforme e capillare in tutto il Paese».

L'uso di questa sostanza a fini terapeutici è stato recentemente facilitato con gli aggiornamenti pubblicati in Gazzetta Ufficiale il 12 luglio scorso sulla terapia del dolore.

Ma il suo utilizzo per trattare il dolore cronico, la spasticità, la nausea e altri sintomi risale alla metà del XIX secolo.

«Dal 2013 è entrato in commercio anche in Italia - spiega l'esperto Giacchino Calapai (Università di Messina) - un prodotto medicinale prescrivibile dai neurologi a basato su due estratti di cannabis contenenti ognuno percentuali simili di THC e cannabidiolo, utilizzato per ridurre gli spasmi dolorosi nella sclerosi multipla. Tuttavia, già dal 2006 in Italia i medici possono prescrivere preparazioni magistrali, a base di THC sintetico o sostanza attiva vegetale a base di cannabis ad uso medico, da assumere sotto forma di decotto o per inalazione con un apposito vaporizzatore».

Nel nostro Paese nel 2016 è stata avviata la produzione di cannabis per uso medico, grazie alla collaborazione tra il ministero della Salute e il ministero della Difesa. Un' iniziativa che ha l’obiettivo di garantire l’accesso ad una terapia sicura e a costi adeguati coordinata dall’Organismo Statale per la Cannabis del Ministero della Salute. Il progetto ha superato la fase preliminare che è culminata nella produzione della Cannabis FM-2 (contenente THC 5% – 8% e CBD 7,5% – 12%), prodotta in conformità alle direttive europee in materia di medicinali.

La prescrizione per uso medico in Italia è permessa quando le terapie convenzionali non sono sufficienti ed è regolata dal DM del 9/11/2015 e riguarda l'impiego nel dolore cronico e di quello associato a sclerosi multipla e a lesioni del midollo spinale; nella nausea e vomito causati da chemioterapia, radioterapia, terapie per Hiv; come stimolante dell’appetito nella cachessia, anoressia, perdita dell’appetito in pazienti oncologici o affetti da Aids e nell’anoressia nervosa; l’effetto ipotensivo nel glaucoma; la riduzione dei movimenti involontari del corpo e facciali nella sindrome di Gilles de la Tourette.

«I pazienti trattati con la cannabis - continua Calapai - devono ovviamente essere informati sulla possibile comparsa di effetti avversi. È importante sottolineare che, mentre per alcune condizioni mediche sono necessarie ulteriori e più rigorose evidenze cliniche, per alcuni disturbi quali il dolore cronico di origine oncologica, il dolore neuropatico e il trattamento del dolore da spasmi muscolari nei pazienti affetti da sclerosi multipla, esistono prove cliniche che indicano la potenziale utilità della cannabis. Altri studi clinici suggeriscono che componenti non psicoattive come il CBD, potrebbero essere utilizzati per il trattamento di forme di epilessia infantile refrattarie ai trattamenti convenzionali e nei soggetti affetti da schizofrenia».


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