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Epidemia di Legionella a Milano. Casi in aumento del 17% in Italia. Iss: «Le Linee guida ci sono, basta applicarle»

di Rosanna Magnano

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24 Esclusivo per Sanità24

Sotto la lente del ministero della Salute e della magistratura l'ondata di Legionellosi in corso in questi giorni a Bresso, nel Milanese, con tre morti e una ventina di persone colpite . Un'infezione che risulta in aumento del 17% in Italia nel 2017 rispetto ai circa 1.700 casi registrati nel 2016. Il veicolo di diffusione della Legionellosi - che si può manifestare sia in forma di polmonite con tasso di mortalità variabile tra 10-15%, sia in forma febbrile extrapolmonare - è l’acqua. E molto si potrebbe fare in termini di prevenzione e controllo con una corretta manutenzione degli impianti.

A veicolare l’infezione acqua e aerosol
Le legionelle sono presenti negli ambienti acquatici naturali: acque sorgive o termali, fiumi, laghi, fanghi. Da cui raggiungono quelli artificiali come condotte cittadine e impianti idrici degli edifici, serbatoi, tubature, fontane e piscine, che possono agire come amplificatori e disseminatori del microrganismo. A diffondere l’infezione anche l’aerosol, ovvero quelle minuscole goccioline che possono contenere il batterio ed essere inalate in profondità nei polmoni spargendo la contaminazione per chilometri, complice l’umidità dell’aria. Tra i principali imputati della contaminazione potrebbero esserci quindi gli impianti idrici presenti nei luoghi di lavoro, nelle strutture turistiche e sanitarie, come alberghi, navi, campeggi e ospedali. E soprattutto le grandi torri evaporative degli impianti di climatizzazione. Nessun pericolo invece (come erroneamente ritenuto) dai condizionatori domestici, che non diffondono particelle di aerosol.

Priorità prevenzione nei luoghi di lavoro
Fari puntati allora sulla corretta prevenzione e controllo della legionellosi – soprattutto nell’ambito normativo della sicurezza sul lavoro - che non sempre è fatta a regola d’arte, così come previsto dalle linee guida dell’Istituto superiore di sanità, diramate nel 2015 e in corso di revisione. Come riportato nel D.Lgs 81/2008 il rischio di esposizione a Legionella in qualsiasi ambiente di lavoro richiede infatti l’attuazione di tutte le misure di sicurezza appropriate - a seguito del procedimento di valutazione del rischio - per esercitare la più completa attività di prevenzione e protezione nei confronti di tutti i soggetti presenti.

Ricci (Iss): “Linee guida spesso disattese”
«Se le linee guida fossero sempre applicate – sottolinea Maria Luisa Ricci, ricercatrice del Laboratorio di riferimento nazionale per la legionella del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, che in questo momento è a stretto contatto con la Regione Lombardia e il ministero della Salute – rappresenterebbero un ottimo strumento di prevenzione. Ma non è così. E i focolai si ripresentano periodicamente. Già in passato abbiamo avuto in Italia eventi epidemici: a Parma nel 2016 ci sono stati 42 casi, legati alle torri di raffreddamento dell’ufficio postale, a ridosso dell’epicentro dell’epidemia. E dal 2005 al 2008 tantissimi casi a Cesano Maderno, in provincia di Monza, la cui origine è rimasta sconosciuta. Abbiamo sospettato che fossero più fonti e l’epidemia è cessata probabilmente con la crisi economica e la chiusura di alcune aziende. E poi abbiamo avuto un’altra importante epidemia a Roma nel 2003 con 15 casi e in questo caso la causa è stata la torre di raffreddamento di un grande edificio commerciale». Quali sono le principali misure di prevenzione? «Ad esempio nel corso dei lavori di manutenzione degli acquedotti – spiega Ricci – è possibile che l’acqua si sporchi e la normale disinfezione non basta a tamponare la contaminazione. Quindi la situazione va riportata alla normalità con dosi massicce di cloro. Per quanto riguarda gli impianti idrici degli edifici, i gestori devono prevalentemente tenere la temperatura dell’acqua al di sopra dei 50 gradi, evitare la stagnazione, per esempio nelle stanze degli alberghi che non sono abitate da tempo, flussare l’acqua e poi applicare le procedure di disinfezione, come previsto nelle linee guida».


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