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Parti, per i cesarei punte del 52,5%. Straniere il 20% delle neo mamme

di B. Gob.

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24 Esclusivo per Sanità24

L'appuntamento annuale con il Rapporto Cedap ( Certificato di assistenza al parto pubblicato dal ministero della Salute), è l'occasione per tracciare uno scenario socio-economico-sanitario del Paese. Basta guardare ai dati più rilevanti: l'età media delle madri, ad esempio, che si attesta nel 2015 sui 32,8 anni per le italiane mentre scende a 30,1 anni per le cittadine straniere, fatte salve le forti oscillazioni tra Regioni del Nord e del Sud. E ancora: il dato secondo cui quasi la metà delle donne madri non ha un'occupazione lavorativa: occupate risultano soltanto il 55,4%, quasi il 30% sono ancora "casalinghe" mentre il 13% sono in cerca di prima occupazione. E certo non va meglio per le straniere: risultano casalinghe quasi il 53% di quante hanno partorito nel 2015.

Ben il 20% dei parti riguarda in media donne non italiane (il 25,3% africane) , con punte del 30% delle nascite in Emilia Romagna e in Lombardia, caratterizzate da un livello di scolarità medio-bassa nel 46,4% dei casi. Diverso il dato generale (italiane e straniere): il 43,8% delle partorienti nel 2015 aveva una scolarità medio-alta, il 28,6% medio-bassa, mentre il 27,6% aveva conseguito la laurea.

La nazionalità e il livello d'istruzione influenzano l'accesso alle prime visite: se queste nel caso di donne italiane vanno oltre il primo trimestre di gravidanza solo nel 2,5% dei casi, per le straniere il dato supera il 10%. Idem per chi è in possesso di titolo di studio solo elementare o di nessun titolo: la prima visita avviene dopo l'11ma settimana di gestazione in dieci casi su cento.

Le criticità organizzative. Resta uno zoccolo duro, non indifferente, di un 6,7% di nascite in strutture al di sotto dei 500 parti annui. Dall'altra parte, il 62,2% avviene in centri che totalizzano almeno mille parti l'anno: sono 172 strutture, che rappresentano il 34,4% dei punti nascita totali (in tutto 500), certificati nel 2015. Con una netta prevalenza - ma resta la forte variabilità dovuta alla distribuzione delle cliniche - degli istituti pubblici ed equiparati (89,1% dei parti) rispetto al 10,9% delle case di cura private. Ed è in queste ultime strutture che si conferma l'alta prevalenza del taglio cesareo: il 52,5% dei parti contro il 31,9% registrato nel pubblico. La media italiana, malgrado le indicazioni Oms sulla opportunità di privilegiare le nascite naturali e di scoraggiare la via chirurgica, in generale anche nel 2015 continua ad essere decisamente alta, con una media del 34,2%.


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