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Ricette più leggibili: acronimi standard e stampatello d'obbligo. Ecco le raccomandazioni del Ministero

di Ro. M.

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«L’uso di abbreviazioni, acronimi, sigle e simboli, sebbene sia una prassi consolidata durante le fasi di gestione del farmaco in ospedale e sul territorio, può indurre in errore e causare danni ai pazienti. Al riguardo, è necessario fornire indicazioni per garantire qualità e sicurezza delle cure». È questo l'incipit e l'obiettivo della Raccomandazione n. 18 emanata dal Ministero della Salute. Un documento rivolto agli operatori sanitari coinvolti nel processo di cura del paziente e nella gestione dei farmaci oltre che a Regioni e Province Autonome e alle Direzioni aziendali.

Quindi, in accordo con le disposizioni adottate a livello nazionale in tema di gestione del rischio clinico, oltre alle indicazioni per la corretta prescrizione (completezza dei dati riferiti a data, paziente, farmaco, prescrittore, tracciabilità, responsabilità) occorre mettere in atto diversi interventi per standardizzare abbreviazioni, acronimi, sigle e simboli, che devono riguardare le prescrizioni delle terapie farmacologiche, comunque redatte (scritte a mano, prestampate, elettroniche) con particolare attenzione a quelle pediatriche. E in caso di scrittura a mano è necessario usare lo stampatello.

Sotto la lente non ci sono solo le abbreviazioni, ma anche la tipica «brutta grafia» dei medici che può rendere difficile la comprensione di una prescrizione e causare errori nella dispensazione e nella somministrazione di una terapia farmacologica. E l'ambiguità delle prescrizioni fatte a voce, magari al telefono: soprattutto la prescrizione verbale (compresa quella telefonica), che sebbene sconsigliata, viene tuttora utilizzata in alcune situazioni di emergenza/urgenza, «risulta essere particolarmente critica». Ma se proprio dovesse essere necessaria, deve essere disciplinata in una procedura aziendale; limitata a situazioni di emergenza/urgenza predefinite (ad esempio, in Sala Operatoria, in Pronto Soccorso e in Terapia Intensiva); prevista per i pazienti, inseriti in Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali (PDTA), già presi in carico e visitati dal medico che ha fatto la diagnosi. Per i pazienti oncologici, la prescrizione verbale di farmaci antineoplastici è invece sempre vietata.

In gioco c'è il rischio di gravi errori e conseguenze sul paziente. Il Medmarx reporting system ha rilevato che il 4,7% degli errori negli Usa sono riconducibili all’utilizzo di abbreviazioni.
Altri studi hanno evidenziato che la maggior parte degli errori in terapia si verificano durante la prescrizione e riguardano il confondimento tra farmaci con nomi o pronuncia simili oppure tra unità di misura e dosaggi. E già da tempo la Joint Commission International (JCI) ha predisposto una lista contenente un numero minimo di abbreviazioni ritenute potenziali causa di errore e ha raccomandato agli ospedali di elaborarne una propria con abbreviazioni o acronimi standardizzati.

Problemi segnalati dalla letteratura internazionale che si ritrovano analoghi anche in casa nostra. Numerose sono le segnalazioni riportate dalle Unità Farmaci Antiblastici (UFA), che rilevano errori presenti nelle prescrizioni cartacee attribuibili agli acronimi dei protocolli di chemioterapia e alle abbreviazioni dei nomi dei farmaci antineoplastici. E anche dai sistemi di Incident reporting delle Aziende sanitarie appare evidente come abbreviazioni, acronimi, sigle e simboli, possono influenzare negativamente la comunicazione tra operatori sanitari e tra questi e pazienti/caregiver.

Dunque il ministero della Salute corre giustamente ai ripari. E allo scopo di migliorare la sicurezza dei pazienti, ha emanato la Raccomandazione n. 18, che fornisce indicazioni per prevenire gli errori in terapia conseguenti all’utilizzo di abbreviazioni, acronimi, sigle e simboli (non standardizzati) e promuovere l'adozione di un linguaggio comune tra medici, farmacisti e infermieri. Nella Raccomandazione viene, infatti, proposta una standardizzazione delle definizioni, che facilita la comunicazione delle informazioni all’interno della struttura sanitaria e tra strutture sanitarie particolarmente nelle Transizioni di cura.

Destinatari del documento: operatori sanitari coinvolti nel processo di cura del paziente e nella gestione dei farmaci, inclusi gli Specialisti ambulatoriali, i Medici di medicina generale (MMG) e i Pediatri di libera scelta (PLS), i Medici del servizio di continuità assistenziale, i Farmacisti ospedalieri e dei Servizi territoriali delle aziende sanitarie, i Farmacisti di comunità, i Responsabili della funzione aziendale dedicata alla gestione del rischio clinico, i professionisti.


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