Dal governo

Manovra&giovani medici, Sigm: «Puntare al concorsone unico per Specializzazioni e Medicina generale»

di Emanuele Spina*

S
24 Esclusivo per Sanità24


La Legge di Bilancio 2019, appena approvata dal Parlamento, ha sicuramente portato novità di interesse nell’ambito della formazione medica specialistica e post-lauream in generale. Innanzitutto, è stata introdotta per norma la possibilità per gli specializzandi iscritti all’ultimo anno di corso di partecipare ai concorsi pubblici per l’accesso alla dirigenza medica, potendo ricoprire tali ruoli laddove in posizione utile in graduatoria ed una volta conseguito il diploma di specializzazione. Tale previsione, in vero già applicata in passato da alcune Aziende sanitarie e ospedaliere per sopperire alla carenza di concorrenti, consentirà di abbreviare i tempi per l’accesso dei giovani medici al mondo del lavoro, soprattutto per quelle tipologie di specializzazioni che documentano una non sufficiente disponibilità di specialisti in servizio.

Inoltre, sono state finanziate risorse aggiuntive a favore dell’accesso dei giovani medici alla formazione post-lauream: per la Medicina Generale è stato previsto un incremento di 250 borse di studio, mentre per le scuole di Specializzazione è stato implementato il capitolo di spesa che, dal prossimo concorso nazionale, consentirà di mettere a disposizione un contingente di 7000 mila contratti di formazione specialistica a finanziamento statale, cui si aggiungeranno i contratti aggiuntivi regionali ed a finanziamento privato.

Complessivamente, considerando anche le borse di studio per l’acceso alla formazione specifica di medicina generale, saranno disponibili, pertanto, tra gli 8500 e 9000 posti per l’accesso al post-lauream. Ma lo stanziamento di fondi aggiuntivi, di per sé, non basta a superare le criticità esistenti. Si tratta, infatti, di iniziative apprezzabili, utili al fine di superare l’imbuto formativo, creatosi nel passaggio tra il pre- e il post-lauream di medicina, anche a seguito di evidenti errori di programmazione del fabbisogno di medici, ma rappresentano degli interventi tampone.

Per i giovani servono soluzioni strutturali
Infatti, la transizione epidemiologica, demografica e sociale imporrebbe l’adozione di soluzioni strutturali, che esitino nella formazione dei medici e delle professionalità sanitarie che servono per soddisfare i bisogni di salute della popolazione, che sono in continuo divenire in ragione della crescente aspettativa di vita e del maggior impatto delle cronicità, nonché in relazione agli effetti dell’inarrestabile innovazione scientifica e tecnologica applicata alla sanità, cui è collegato il fenomeno del task-shifting. Le criticità, pertanto, investono prevalentemente la sfera qualitativa e non quella quantitativa.

Secondo l’ultimo rapporto “health at glance” dell’Oms, l’Italia è uno dei Paesi con il maggiore squilibrio nel rapporto tra generalisti e specialisti, a favore di questi ultimi. La Medicina Generale è sempre considerata una sorta di ripiego rispetto alla specialistica e in questo anche le Università hanno delle responsabilità, laddove offrono agli studenti in medicina una formazione hospital-based. In Italia, ad oggi, non è stato adottato un core curriculum di conoscenze e competenze da acquisire da parte dei futuri medici di medicina generale, né insiste sistema alcuno di verifica della qualità della didattica erogata dai corsi regionali di formazione specifica di medicina generale.

Superare il disallineamento tra Specializzazioni e Medicina generale
In Francia, per non andare lontani, la medicina generale è una vera e propria specializzazione, e il sistema formativo è in equilibrio e forma i medici generalisti e specialisti che servono al sistema salute, garantendo a tutti i laureati in medicina un accesso alla formazione post-lauream attraverso un concorso nazionale, che determina la scelta del percorso a mezzo di criteri meritocratici. E in questo Paese, circa il 40% delle risorse disponibili sono state destinate alla formazione degli specialistici del territorio, medici di medicina generale su tutti. Questi sono dati che impongono una seria riflessione e che non consentono di sprecare le risorse destinate alla formazione post-lauream, a maggior ragione nella previsione della prossima fuoriuscita dal Servizio Sanitario Nazionale di molti camici bianchi.

Orbene, gli interventi assunti dal nuovo Governo rischiano di essere in parte vanificati, laddove non venga superato l’attuale disallineamento tra le due selezioni per l’accesso, rispettivamente, ai corsi regionali di formazione specifica di medicina generale ed alle scuole di specializzazione.

Infatti, la platea dei concorrenti alle due selezioni è per la maggior parte sovrapponibile, ingenerando il fenomeno degli abbandoni in corso d’opera di uno dei due percorsi da parte di quanti risultano vincitori di entrambe le selezioni e, conseguentemente, di un contratto di formazione e di una borsa di studio. Una possibile soluzione potrebbe essere quella di unificare le due selezioni in un unico concorsone nazionale, ma anche quella di prevedere dei disincentivi all’abbandono, al pari di quanto già avviene in Francia. La nostra Associazione ha più volte auspicato, negli anni, il ricorso a tali soluzioni, che appaiono urgenti se non si vogliono disperdere anche per il prossimo anno delle risorse preziose, vieppiù che sono state implementate.

La chance del Dl Semplificazione
E il Decreto Legge di Semplificazione, in fase di conversione in Parlamento, rappresenta l’ultima occasione per intervenire per tempo in previsione delle selezioni del 2019. Basti guardare a quanto sta accadendo in questi giorni, laddove, con riferimento alla medicina generale, le 860 borse aggiuntive, finanziate con i 40 milioni di euro accantonati nel riparto del Fondo Sanitario Nazionale, rischiano di essere in parte disperse. Hanno avuto accesso al concorso per l’accesso al corso di Formazione in Medicina Generale, infatti, anche i giovani medici che si sono laureati nella sessione di ottobre 2018, i quali parteciperanno in larga parte anche alle prossime selezioni per l’accesso alle Scuole di Specializzazione. Pertanto chi, tra questi, risulterà vincitore con merito in entrambe le graduatorie sarà forzato a rinunciare ad uno dei due percorsi. La soluzione che sembra profilarsi, oggi, in relazione alle selezioni espletate nel 2018, è l’ennesima proroga delle graduatorie, col risultato che gli effetti benefici dello stanziamento aggiuntivo saranno vanificati, oltretutto, da un ritardo di un anno nell’accesso ai corsi regionali da parte di numerosi giovani medici.

E allora è lecito chiedersi: cosa accadrà alla formazione di queste giovani professionalità? Chi risulterà vincitore di un posto di medicina generale con la proroga degli scorrimenti in quale ciclo di formazione finirà? Saranno attivati dei corsi regionali aggiuntivi? Con quali tempistiche e, soprattutto, con quali risorse? L’ingresso “sfalsato” quali disagi arrecherà all’organizzazione stessa dei corsi? Tutte domande alle quali nessuno, ad ora, sembra avere risposta. Ad ogni modo, è lecito attendersi che, ancora una volta, ne farà le spese la qualità della formazione!

Stop agli specializzandi «tappabuchi»
Un’ultima considerazione va riservata al recente pronunciamento della Corte Costituzionale avverso a un ricorso presentato dal precedente Governo nazionale nei confronti dell’introduzione, da parte della Regione Lombardia, dell’utilizzo degli specializzandi in sostituzione dei medici strutturati, seppur con gradualità di inserimento e di autonomia. Premesso che i giovani medici italiani non si sottraggono alla sfida di un maggior carico di responsabilità, laddove finalizzata alla crescita professionale, la nostra Associazione si dichiara fermamente contraria alla logica dell’utilizzo dei giovani medici per tamponare le lacune del sistema e per fare economia di scala. Di contro, si auspica che le Istituzioni preposte reperiscano le risorse per evolvere il contratto di formazione, di cui sono oggi titolari gli specializzandi, in contratto di formazione-lavoro, come già avviene in altri Pesi dell’Unione Europea, garantendo al contempo le dovute tutele e gli opportuni riconoscimenti economici a fronte dell’incremento delle responsabilità.

Ma per realizzare tutto questo, è altresì necessario rimodulare il percorso formativo pre-lauream del medico, introducendo dopo la laurea un anno abilitante che proietti il giovane medico nel mondo del lavoro. Occorre, però, che nel frattempo si proceda alla stabilizzazione dei medici precari, finanziaria nazionale e tetti di spesa regionali permettendo. E che si prevedano incentivi all’esercizio della professione medica nei setting assistenziali più usuranti, altrimenti si assisterà a un progressivo depauperamento di medici in alcuni snodi essenziali dell’assistenza, su tutti quello dell’emergenza-urgenza.
La politica si assuma le sue responsabilità, affrontando questi temi in ottica globale e con visione di sistema, o non si risolverà, anzi si aggraverà, il fenomeno della fuga dei giovani medici all’estero o nel privato.

*Presidente Associazione Italiana Giovani Medici (Sigm)


© RIPRODUZIONE RISERVATA