Dal governo

Gap medici, Giulia Grillo: «Per gli specializzadi contratto di formazione-lavoro»

di Barbara Gobbi

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24 Esclusivo per Sanità24

«Il ministero della Salute ha una sua proposta che prevede un contratto unico, io non credo assolutamente all'utilità di un doppio canale. Certo dobbiamo immaginare un periodo di transizione tra il vecchio e nuovo modello, ma con l'obiettivo di un unico canale. Per me il modello a cui ispirarsi è quello tedesco, pur nel rispetto delle differenze tra sistemi sanitari. Intanto c'è una bozza delle Regioni che è stata discussa la settimana scorsa e stiamo portando avanti incontri con il Miur: in un paio di mesi troveremo un testo da sottoporre al Parlamento». La ministra della Salute Giulia Grillo prende definitivamente posizione sulla formazione e l'ingresso al lavoro dei giovani medici specialisti, sotto i riflettori in queste settimane dopo le denunce ripetute di una carenza attesa di 16.500 camici bianchi al 2025. Un gap che ha alla sua base, oltre alla gobba pensionistica, il nodo dell'imbuto formativo tra la laurea e l'accesso ai contratti di specializzazione.

L'idea della ministra, affidata anche a un post su Facebook, è di «aggiornare finalmente il contratto di formazione specialistica, elevandolo a vero e proprio contratto di formazione-lavoro». Perché un unico canale formativo sarebbe «garante di omogeneità ma anche dinamismo e flessibilità per tutti i nostri giovani professionisti, guidati e supervisionati nel percorso dall’ Università, inseriti in reti formative ampliate con un più ampio e maggiore coinvolgimento delle strutture Ssn», afferma Grillo. Che precisa: «Il medico in formazione, pur non potendosi considerare sostitutivo del personale strutturato, è pur sempre un professionista e non un semplice studente. Ritengo opportuno che via via che le competenze, necessariamente da certificare, siano apprese, queste possano consentire a questi professionisti di contribuire in un contesto regolato, legale e trasparente, all'erogazione delle prestazioni nel nostro servizio sanitario. In tanti Paesi europei è già così: per quale motivo i giovani medici italiani dovrebbero essere considerati eterni studenti? Sono forse da meno? Tanti giovani su cui abbiamo investito sono oggi costretti a fuggire in quei Paesi per via dell’ "imbuto formativo" e proprio lì iniziano a lavorare e formarsi, giustamente valorizzati e retribuiti, come i loro colleghi stranieri».

Del resto, i pazienti hanno quotidianamente a che fare con giovani medici in corsia. «Non prendiamoci in giro - afferma infatti la ministra - sappiamo tutti che negli ospedali universitari gli specializzandi già giocano un ruolo cruciale nel sostegno del sistema e nel suo funzionamento, ma perché non estendere questo effetto positivo anche alle altre strutture e con le tutele necessarie? Già oggi le Regioni finanziano una quota di borse e giustamente auspicano un ritorno dell’investimento erogato, molte chiedono anche di poter assumere medici non specialisti da formare. Per azzerare l’imbuto formativo e affrontare efficacemente l’ereditata carenza di medici specialisti, tutti gli attori devono far squadra: Stato e Regioni possono concorrere a ripensare in un nuovo contratto il ruolo del medico specializzando, garantendo sia la formazione che un importante potenziamento di cui oggi i nostri servizi sanitari hanno bisogno».


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