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Fascicolo sanitario elettronico per 11 milioni di italiani e in tutte le Regioni tranne la Calabria

di Barbara Gobbi

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24 Esclusivo per Sanità24

Tutte le Regioni hanno attivato il fascicolo sanitario elettronico (Fse) tranne la Calabria. E sono oltre 11 milioni gli italiani che ne hanno aperto uno proprio. Mentre ad oggi 239 milioni di referti risultano digitalizzati. È tutta in questi dati la "rivoluzione digitale in sanità" che dopo un avvio al ralenti, nel 2012, nell’ultimo triennio ha visto aumentare del 90% le Regioni con Fse.
A tracciare un bilancio sono Agid-Agenzia per l’Italia digitale e Consiglio nazionale delle ricerche, che in collaborazione con il Forum della Pubblica amministrazione hanno organizzato a Sorrento il convegno "La trasformazione digitale per integrare sanità e sociale". Prossimo obiettivo dell’Agenzia per l’Italia digitale sarà ora favorire un’evoluzione del “fascicolo” come punto di accesso unico delle informazioni cliniche del cittadino, secondo il paradigma “once only”, in base al quale le pubbliche amministrazioni dovrebbero evitare di chiedere agli utenti informazioni già in precedenza fornite. Il Fse potrà diventare lo strumento cardine per abilitare nuovi percorsi di cura e prevenzione personalizzati soprattutto per i malati cronici e gli anziani, anche in collegamento con i sistemi di telemedicina. «Il fascicolo sanitario rappresenta un elemento abilitante dell’integrazione tra sanità e sociale. Le Regioni in questi ultimi anni hanno accelerato il percorso di implementazione che dovrà proseguire, come sempre con il coinvolgimento del Mef, del ministero della Sanità, Cnr, di tutti gli altri attori istituzionali e dei cittadini. Come Agid lavoreremo per continuare a facilitare le Regioni in questo percorso e per definire nuove linee guida e regole tecniche che migliorino e valorizzino la gestione dei dati sanitari», commenta Adriana Agrimi, Responsabile Area trasformazione digitale di Agid.

Oggi il Fse può raccogliere una serie di documenti di base tra cui il profilo sanitario del paziente, i suoi referti, i verbali di pronto soccorso, le lettere di dimissione, i dossier farmaceutici e il consenso o il diniego alla donazione di organi e tessuti. A questi documenti possono aggiungersene altri, come la raccolta delle cartelle cliniche, dei bilanci di salute, dei programmi di assistenza domiciliare, dei certificati medici, delle vaccinazioni e dei piani diagnostico terapeutici. Quei Pdta fondamentali nella gestione del paziente cronico, che secondo la rilevazione dell'Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità del Politecnico di Milano sarebbero stati già inclusi nel Fse in Lombardia, nel Lazio e a Trento. Ed è la Provincia autonoma a garantire la maggiore copertura, con il 97% di cittadini che hanno già attivato lo strumento, a fronte di una disomogeneità territoriale che tutt’ora permane.
I dati del Fse, utilissimi per tracciare la storia clinica del paziente così come per garantire una presa in carico continuativa e appropriata, sono cruciali anche ai fini della ricerca. A ricordarlo è il direttore del Cnr-Icar (Istituto di calcolo e reti ad alte prestazioni) , Giuseppe De Pietro: «La nuova sfida per il Fasciolo sanitario elettronico è il reale utilizzo dei documenti e dei dati per lo sviluppo di applicazioni evolute a supporto dei processi di cura, ricerca e governance. In questo contesto, siamo impegnati nell’applicazione delle nuove tecnologie dell’intelligenza artificiale per fornire soluzioni innovative per l’analisi dati e la produzione di nuova conoscenza».


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